Pubblicato il 4 febbraio 2014, nella seduta n. 181
LUMIA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dello sviluppo economico. -
Premesso che:
lo stabilimento Fiat di Termini Imerese (Palermo) e il suo indotto rappresentano una realtà economica di enorme rilievo occupazionale per il Mezzogiorno e per il Paese, che non può essere abbandonata al suo destino, ma semmai va rilanciata per svilupparne tutte le potenzialità industriali e occupazionali;
non si condivide la scelta operata dalla casa automobilistica torinese di chiudere lo stabilimento siciliano per spostare le produzioni all'estero, in considerazione del fatto che da sempre la Fiat ha beneficiato di trasferimenti pubblici in favore degli stabilimenti italiani. Negli altri Paesi avanzati i Governi hanno incentivato il settore convincendo le case automobilistiche nazionali a mantenere gli stabilimenti nei propri Paesi. Così è stato fatto, ad esempio, negli Stati Uniti e in Germania. In Italia, invece, i Governi che si sono susseguiti hanno assunto un atteggiamento passivo e anche le vertenze aperte presso il Ministero dello sviluppo economico si sono concluse negativamente;
mantenere una presenza produttiva di automobili a Termini Imerese è strategico, per la sua collocazione nel contesto del Mediterraneo, alla luce delle enormi potenzialità di mercato che sempre più si aprono nell'area di libero scambio che coinvolgerà Paesi in cui la crescita della domanda di automobili incrementerà notevolmente nei prossimi anni;
a Termini Imerese esistono tutte le condizioni per un reale rilancio dello stabilimento Fiat e del suo indotto per via della presenza di un porto oggi in crescita commerciale e già pronto a fungere da base logistica, in grado, attraverso le "autostrade del mare", di abbattere i costi di trasporto e raggiungere rapidamente i mercati europei e del Mediterraneo. Inoltre, lo stesso interporto per la Sicilia occidentale nascerà proprio a Termini Imerese: un'opera, anche questa, di grande rilievo logistico-commerciale in grado di dare supporto allo stabilimento automobilistico nella sua fase di rilancio;
la stessa Fiat nel 2008 aveva proposto un duplice piano di rilancio del sito. Il primo, denominato "piano A", prevedeva proprio un forte rilancio dello stabilimento dove allocare la produzione di 3 nuovi modelli, con un'ampia espansione dell'indotto e anche il ciclo produttivo degli stampati e delle presse. Dopo il gravissimo rifiuto del precedente Governo regionale di sostenere il "piano A", fu sottoscritto comunque un accordo ("piano B"), che prevedeva una missione produttiva per lo stabilimento siciliano finalizzata sempre al settore delle automobili con una parte di investimenti e di nuova occupazione, per quanto non della stessa portata del "piano A";
rimane aperto il problema serio dell'indotto, già oggi un'importante realtà produttiva, ma del tutto insufficiente a trasformare lo stabilimento di Termini Imerese da luogo con una prevalente funzione di assemblaggio ad una struttura realmente produttiva, per cui è necessario ampliare il sistema dell'indotto e fare in modo che a Termini Imerese si possano produrre più modelli con vantaggi economici per la Fiat, che derivano dalla realizzazione di un vero distretto produttivo di automobili;
la questione dell'indotto tuttavia può essere superata con le risorse stanziate dalla Regione Siciliana e dal Governo nazionale, rispettivamente 350 e 100 milioni di euro, per l'ammodernamento dello stabilimento e la realizzazione delle infrastrutture dell'area industriale. Un'opportunità di finanziamento che consentirebbe all'area industriale di Termini Imerese non solo di recuperare lo stabilimento ex Fiat ed il suo indotto, ma di attrarre investimenti per l'insediamento di nuove attività imprenditoriali, con ricadute significative per l'occupazione territoriale,
si chiede di sapere:
se il Governo intenda prendere in carico direttamente la vertenza Fiat di Termini Imerese istituendo un apposito tavolo a palazzo Chigi tra il Governo nazionale, il Governo regionale, il Comune di Termini Imerese, gli enti locali coinvolti, le organizzazioni sindacali, la Confindustria e la Fiat per riproporre all'azienda di ritornare sui suoi passi e rilanciare la produzione nello stabilimento siciliano;
se intenda adottare una politica industriale e, nello specifico, una serie di provvedimenti per creare le condizioni favorevoli agli investimenti nel nostro Paese nel settore dell'automobile, in particolare nello stabilimento di Termini Imerese, come hanno fatto in Europa e a livello internazionale quei Paesi dove è presente un'industria dell'automobile.