Atto n. 4-01191

Pubblicato il 25 novembre 2013, nella seduta n. 140

SCAVONE - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'interno, della giustizia e del lavoro e delle politiche sociali. -

Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:

in Italia attualmente, e purtroppo già da qualche anno, è boom di sfratti per morosità. Si parla di una sofferenza sociale i cui dati, purtroppo in costante ed inarrestabile aumento nel corso degli anni soprattutto a causa della situazione di crisi economica in cui versa il nostro Paese, fanno rabbrividire;

dalla relazione redatta dall'Ufficio centrale di statistica della Scuola superiore dell'amministrazione dell'interno, pubblicate su "I quaderni della statistica" n. 1 del 2013, "Gli sfratti in Italia: andamento delle procedure di rilascio di immobili ad uso abitativo", emerge che il quadro della ripartizione territoriale del fenomeno evidenzia che i titoli esecutivi emessi nei soli capoluoghi di provincia, pari a 36.643, costituiscono il 54,1 per cento del totale nazionale. Nel 2012-2013, le richieste di esecuzione presentate all'ufficiale giudiziario sono state 120.903 e gli sfratti eseguiti con l'intervento dell'ufficiale giudiziario ammontano a 27.695;

il raffronto con i dati riferiti all'anno 2011 evidenzia per i provvedimenti di sfratto emessi un incremento in Italia del 6,2 per cento;

dall'analisi dei dati riferiti ai provvedimenti di sfratto emessi nell'anno 2012 emerge che il maggior numero di questi si concentra in Lombardia con 13.356 (provvedimenti pari al 19,7 per cento del totale nazionale), seguita dal Lazio con 8.879 (pari al 13,1 per cento), dall'Emilia-Romagna con 6.845 (10,1 per cento), dal Piemonte con 6.312 (9,3 per cento), dalla Toscana con 5.942 (8,8 per cento), dalla Campania con 4.965 (7,3 per cento) e dal Veneto con 4.531 (6,7 per cento);

un peggioramento della situazione si evince dal rapporto tra i provvedimenti di sfratto emessi e il numero delle famiglie residenti in Italia che si attesta, per l'anno 2012, su uno sfratto ogni 375 famiglie a fronte di uno sfratto ogni 394 famiglie nel 2011. Le regioni che nel 2012 presentano il rapporto peggiore rispetto a quello nazionale sono: il Lazio (uno a 268), la Toscana (uno a 274), l'Umbria (uno a 275), l'Emilia-Romagna (uno a 291), la Valle d'Aosta (uno a 303), il Piemonte (uno a 320), la Liguria (uno a 321) e la Lombardia con uno sfratto ogni 327 famiglie;

analizzando le procedure di rilascio di immobili ad uso abitativo nel periodo in esame, si nota che i provvedimenti di sfratto emessi mostrano un andamento più o meno costante dal 2001 al 2007, passando da 40.500 a 43.869; dal 2007 al 2012 si nota, invece, un tendenza all'aumento decisamente più incisiva, pari al 54,5 per cento in più;

prendendo in considerazione il rapporto tra i provvedimenti di sfratto emessi e il numero delle famiglie residenti si nota come ben 7 dei 12 grandi comuni delle regioni indicate presentino una situazione peggiore rispetto a quella nazionale che si attesta su uno sfratto ogni 375 famiglie. La provincia che denuncia la situazione più grave è Roma con uno sfratto ogni 224 famiglie, seguita da Palermo (uno a 280), Bologna (uno a 285), Firenze (uno a 295), Torino (uno a 302), Genova (uno a 304) e Verona con uno sfratto ogni 327 famiglie;

i provvedimenti esecutivi di rilascio di immobili ad uso abitativo emessi nell'anno 2012 ammontano, in totale, a 67.790 di cui: 1.152 per necessità del locatore, 6.394 per finita locazione e 60.244 per morosità e altra causa;

la maggior parte delle persone non paga perché non è in condizioni di far fronte ai canoni esagerati che un mercato impazzito e senza regole propone;

a pesare, inutile dirlo, è la crisi, che porta con sé la difficoltà ad arrivare a fine mese per un numero sempre maggiore di italiani;

l'emergenza abitativa costituisce, nell'attuale crisi economica che colpisce il Paese, uno dei fattori di maggiore e crescente tensione sociale che interessa larghi strati della popolazione appartenenti, oltre che alle tradizionali categorie a rischio, anche a fasce di ceto medio, professionisti e famiglie con doppio reddito;

una sospensione immediata dell'esecuzione di tutti gli sfratti, compresi quelli causati da morosità incolpevole, e uno stanziamento straordinario per ripristinare un fondo sociale per gli affitti adeguato alle esigenze delle famiglie in difficoltà appaiono provvedimenti necessari, senza tralasciare l'esigenza di un piano straordinario per gli alloggi popolari, utilizzando con priorità il patrimonio pubblico e le aree pubbliche;

la crisi economica ha ulteriormente amplificato il problema: le paghe e le pensioni sono le più basse d'Europa. Ai sensi dell'art. 25 della dichiarazione dei Diritti dell'uomo firmata anche dall'Italia nel 1948: "Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà";

purtroppo, sussistono ancora le condizioni che hanno indotto a concedere la deroga dell'esecuzione degli sfratti riguardanti particolari categorie sociali disagiate con l'articolo 1, comma 412, della legge 24 dicembre 2012, n. 228;

più precisamente, tale normativa ha disposto che al fine di ridurre il disagio abitativo e di favorire il passaggio da casa a casa per le particolari categorie sociali individuate dall'articolo 1, comma 1, della legge 8 febbraio 2007, n. 9, in attesa della realizzazione delle misure e degli interventi previsti dal piano nazionale di edilizia abitativa di cui all'articolo 2 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio per finita locazione degli immobili adibiti ad uso abitativo, già sospesa fino al 15 ottobre 2008 ai sensi dell'articolo 22-ter del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, è ulteriormente differita al 31 dicembre 2013 nei Comuni di cui all'articolo 1, comma 1, della legge 8 febbraio 2007, n. 9;

giova ricordare che il richiamato comma 1 dell'articolo 1 della legge n. 9 del 2007 sospendeva i provvedimenti nei comuni capoluoghi di provincia, nei comuni con essi confinanti con popolazione superiore a 10.000 abitanti e nei comuni ad alta tensione abitativa di cui alla delibera CIPE n. 871/03 del 13 novembre 2003, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 40 del 18 febbraio 2004;

la situazione economica stringente e la crisi economica che si riverbera sui soggetti più deboli quali disoccupati, ammalati senza reddito, famiglie numerose, diseredati e senza casa, non possono essere ignorate da uno Stato sociale che ai sensi dell'art. 2 della Costituzione "riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo (…) e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale e ai sensi dell'art. 3 della Costituzione prescrive quale compito della Repubblica "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale" che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana" e ai sensi dell'art. 42 "La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti",

si chiede di sapere se il Governo, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda promuovere iniziative per far fronte alla situazione di difficoltà e di urgenza, ovvero se, stante la grave situazione di indigenza in cui versano centinaia di migliaia di famiglie italiane, intenda promuovere iniziative al fine di accordare la proroga dell'esecuzione degli sfratti fino al 31 dicembre 2014, rispetto al termine del 31 dicembre 2013 (previsto, da ultimo, dall'art. 1, comma 412, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, a beneficio delle seguenti categorie di soggetti: anziani ultrasessantacinquenni; portatori di handicap gravi o minori; malati gravi o terminali e a soggetti che non dispongono di altra abitazione adeguata al nucleo familiare nella regione di residenza, a condizione che i beneficiari non siano incorsi in morosità e posseggano un reddito annuale complessivo familiare inferiore a 27.000 euro.