Atto n. 4-01126

Pubblicato il 18 novembre 2013, nella seduta n. 138

CATALFO , BERTOROTTA , LEZZI , MOLINARI , NUGNES - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute. -

Premesso che:

la miniera di Pasquasìa, situata in provincia di Enna, lungo la valle del fiume Morello, è stata la più importante miniera per l'estrazione di sali alcalini misti, ed in particolare di kainite, per la produzione di solfato di potassio della Sicilia;

per cause non ancora appurate le attività della miniera cessarono repentinamente e senza preavviso nel luglio 1992;

i motivi di quella improvvisa chiusura non sono mai stati ufficializzati, anche se sin da subito si evidenziava un'altra verità ossia che la miniera di Pasquasìa avrebbe cessato l'attività estrattiva per ospitare nel suo complesso rifiuti nucleari. Scorie di tipo radioattivo delle quali la popolazione non avrebbe dovuto sapere nulla;

l'utilizzo del sito minerario come deposito occulto di scorie radioattive è risalente nel tempo: tale dato è deducibile da una pubblicazione dell'Enea del 1990 intitolata "Indirizzi generali e pratiche di gestione dei rifiuti radioattivi" in cui si legge: "sono state avviate le azioni per la costruzione, in collaborazione con l'Italkali di Palermo, di un laboratorio sperimentale sotterraneo nella miniera attiva di sali di Pasquasia (EN). Il laboratorio viene costruito nella rampa di accesso ai depositi minerari, ad una profondità di 160 mt. (…) Esistono al momento in Italia le tecnologie per il trattamento e condizionamento, mentre per la custodia di questi rifiuti la saturazione dei magazzini di stoccaggio esistenti e la recente sospensione delle operazioni di affondamento in mare, condotte sotto l'egida della Nea (Nuclear Energy Agency ndr), rendono improrogabile il reperimento di siti di smaltimento su suolo nazionale";

il sito minerario, posto sotto sequestro dalla Procura della Repubblica di Enna nel 2011, è stato recentemente dissequestrato al fine di permetterne l'acquisizione da parte di società interessate allo sfruttamento del sito stesso;

considerato che:

sin dal 1997 le autorità sanitarie locali rilevavano la presenza di Cesio 137 nell'area circostante la miniera in quantità di gran lunga superiori alla norma;

i dati riguardanti tale contaminazione radioattiva sono stati confermati da uno studio epidemiologico condotto dal dottor M. Cammarata del dipartimento di Oncologia dell'ospedale di Enna, il quale ha rilevato un aumento dei casi di leucemia e tumori nell'ordine del 20 per cento nel solo biennio 1995-1996;

il problema relativo alla dismissione di scorie nucleari è già stato oggetto di atti di sindacato ispettivo presentati nella XVI Legislatura (4-07654, 4-04640, 4-05006);

verso la fine degli anni '90, l'assessore per il territorio e l'ambiente della Regione Sicilia Ugo Maria Grimaldi cercò di condurre ispezioni sul sito minerario di Pasquasia, incontrando numerose difficoltà e successivamente dichiarò in un'intervista rilasciata a "Ennaonline" il 16 marzo 2001: "Non volevano nel modo più assoluto che si vedessero i pozzi. Quando poi sono riuscito ad entrare all'interno della miniera, la cosa più strana che vidi era che uno di quei pozzi, che loro chiamavano bocche d'aria o sfiatatoi enormi e profondi, dal diametro di più di 15 metri, era stato riempito con materiale che di sicuro era stato trasportato all'interno della miniera per chiudere, per tappare in modo definitivo quella bocca. E non si tratta di materiale buttato dentro casualmente, come può verificarsi in una miniera temporaneamente chiusa, come quando qualcuno che vede una pietra e che la butta dentro. Qui si tratta di TIR carichi di materiale che poi hanno buttato dentro appositamente per seppellire e nascondere un qualcosa";

il primo a parlare della presenza del fenomeno era stato, nel 1992, il pentito di mafia Leonardo Messina, già membro della cupola di Cosa nostra, che lì aveva lavorato come caposquadra. Nel giugno 1992 Messina raccontò a Paolo Borsellino che le gallerie sotterranee della miniera di Pasquasìa erano state utilizzate come depositi occulti per lo smaltimento di scorie radioattive da parte di organizzazioni criminali siciliane. Messina ha anche precisato che le attività illegali sul sito proseguivano sin dal 1984 e cioè da quando l'Enea aveva avviato uno studio geologico, geochimico e microbiologico sulla formazione argillosa delle miniere e sulla loro resistenza alle scorie nucleari; su tali circostanze il testimone è stato ritenuto attendibile dall'allora procuratore nazionale antimafia Pierluigi Vigna;

la Procura di Enna ha avviato nel 2010 un'indagine sullo stato di abbandono della miniera e i consulenti della procura, che hanno effettuato dei sopralluoghi, hanno riscontrato la presenza di un milione di metri cubi di rifiuti speciali pericolosi che potrebbero aver contaminato le falde acquifere e il vicino fiume Morello. Inoltre all'interno dell'area mineraria dismessa sono stati rinvenuti anche un centinaio di bidoni con sostanze tossiche,

si chiede di sapere:

quali iniziative di competenza siano state poste in essere dai Ministri in indirizzo al fine di tutelare gli abitanti delle zone contigue al sito minerario di Pasquasìa, soprattutto sotto il profilo ambientale e sanitario;

quali misure siano state intraprese, sotto il profilo della sicurezza e salubrità dei luoghi di lavoro, al fine di tutelare i lavoratori che verranno impiegati sul sito minerario recentemente riaperto;

quali provvedimenti siano stati adottati al fine di identificare i soggetti responsabili dei fatti.