Pubblicato il 17 luglio 2013, nella seduta n. 69
ROMANI Paolo , GENTILE , AIELLO , RAZZI , FAZZONE , VICECONTE - Al Presidente del Consiglio dei ministri. -
Premesso che:
il decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, recante "Misure urgenti per la crescita del Paese", convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, cosiddetto decreto sviluppo, ha istituito l'Agenzia per l'Italia digitale, finalizzata ad assicurare il coordinamento informatico dell'amministrazione statale, regionale e locale e ad esercitare le funzioni in materia di innovazione tecnologica fino ad allora svolte da altri soggetti: DigitPA, l'Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l'innovazione e il Dipartimento per la digitalizzazione della pubblica amministrazione della Presidenza del Consiglio dei ministri;
l'Agenda digitale italiana inizia il suo percorso ancor prima, ossia nel marzo 2012, con l'istituzione della cabina di regia per definire le linee strategiche principali del programma di digitalizzazione del Paese, culminato nel mese di dicembre 2012 con l'approvazione del decreto "Crescita 2.0" (decreto-legge n. 179 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012), che rappresenta il riferimento per i contenuti dell'Agenda Digitale Italiana;
sembra chiaro il ruolo di primo ordine che viene conferito all'AGID (Agenzia per l'Italia digitale), che si propone di stimolare l'innovazione come fattore strutturale di crescita sostenibile, favorendo lo sviluppo di un sistema economico-sociale basato sulla condivisione delle informazioni pubbliche, su standard aperti e interoperabili, e su una marcata diffusione delle nuove tecnologie digitali;
l'Agenda digitale italiana punta inoltre al rafforzamento della competitività delle imprese, attraverso lo sviluppo del digitale in alcuni settori prioritari, l'agevolazione di start-up innovative e l'incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo, anche in forme innovative;
dopo il 30 ottobre 2012 con la nomina del direttore generale dell'AGID si è assistito ad uno stallo tale per cui ad oggi lo statuto, strumento essenziale per l'avvio del nuovo ente, non è stato ancora approvato nonostante il Ministro pro tempore dello sviluppo economico, dottor Corrado Passera, annunciasse la sua approvazione pubblicando il suo testo con le firme degli allora Ministri co-vigilanti sul sito del suo Ministero;
con l'insediamento del Governo attuale, si apprende dalla stampa nazionale che lo statuto veniva ritirato dal Governo stesso per un vizio di forma;
in Parlamento, in questi giorni, si sta discutendo del cosiddetto "decreto-legge del fare" (decreto-legge n. 69 del 2013, art. 13) con il quale si apportano modifiche sostanziali al precedente impianto normativo tra cui la riduzione della governance dell'Agenzia portandola sotto il diretto controllo del Presidente del Consiglio dei ministri,
si chiede di sapere:
se il Governo non ritenga che sia il caso di fare chiarezza una volta per tutte su come si intende procedere per l'attuazione dell'Agenda digitale italiana che, se confrontata con alcuni dei principali Paesi europei, risulta essere in forte ritardo nella sua attuazione. Basta prendere ad esempio Paesi come la Svezia e Regno Unito il cui contributo dell'economia digitale al PIL supera il 5 per cento, mentre in Francia e Germania si attesta al 3 per cento circa;
se sia stato inviato un nuovo testo dello statuto dell'Agenzia alla Corte dei conti;
quali modifiche siano state apportate rispetto al vecchio testo già pubblicato sul sito ufficiale del Ministero dello sviluppo economico dal Ministro pro tempore , per consentire al direttore generale già nominato da quasi un anno di insediarsi alla guida del nuovo ente.