Pubblicato il 20 novembre 2012, nella seduta n. 837
PERDUCA , PORETTI - Al Ministro dello sviluppo economico. -
Premesso che:
in data 15 novembre 2012, la società South Stream Transport, cui partecipano la russa Gazprom (50 per cento), l'italiana Eni (20 per cento), la francese Edf (15 per cento) e la tedesca Wintershall del gruppo Basf (15 per cento), ha annunciato che è stata presa da tutti i soci la decisione finale di investimento per il tratto sottomarino del gasdotto South Stream, che passerebbe sotto il mar Nero, evitando l'Ucraina, aggiungendo che gli azionisti di minoranza (cioè italiani, francesi e tedeschi) manterrebbero il diritto di lasciare il progetto nel caso in cui "certe condizioni" non saranno soddisfatte in futuro. Su tali condizioni non è stato precisato altro. Nella nota diffusa alla stampa si informa solamente che: il gasdotto punta a trasportare la prima quantità di gas entro la fine del 2015; la sede della South Stream Transport verrà trasferita ad Amsterdam, scelta che offrirebbe indubbi vantaggi in termini fiscali e di riservatezza;
non sarebbe stata fatta una parola sugli investimenti, che molti analisti stimano superiori a quei 10 miliardi di euro (16 compresa la tratta terrestre) di cui Gazprom parla dal 2010, e che, assumendo una ripartizione pro quota degli oneri, sarebbero per 2 miliardi a carico dell'Eni. Nessun cenno sarebbe stato fatto neppure sul tracciato, benché la mappa confermi che South Stream sfocerà davvero in Italia, a Tarvisio, dopo aver attraversato il mar Nero, la Bulgaria, la Serbia, l'Ungheria e la Slovenia,
si chiede si sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda acquisire dall'Eni elementi conoscitivi circa le condizioni poste da Eni e dagli altri soci di minoranza la cui mancata soddisfazione potrebbe portare al recesso dal progetto South Stream;
se intenda rendere noti gli intendimenti del Governo rispetto all'evoluzione del mercato dell'energia a livello mondiale e, in particolare, a livello europeo.