Atto n. 3-03133 (in Commissione)

Pubblicato il 29 ottobre 2012, nella seduta n. 823

BARBOLINI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze, dell'interno, del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico. -

Premesso che:

nel regolamento di cui al decreto del Ministro dell'interno 1° dicembre 2010, n. 269, pubblicato nel Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 36 del 14 febbraio 2011, vengono disciplinate le caratteristiche minime del progetto organizzativo e i requisiti minimi di qualità degli istituti e dei servizi di cui agli articoli 256-bis e 257-bis del regolamento di esecuzione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, nonché dei requisiti professionali e di capacità tecnica richiesti per la direzione dei medesimi istituti e per lo svolgimento di incarichi organizzativi nell'ambito degli stessi istituti;

l'articolo 136 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tulps) di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 (Tulps), stabilisce che «la licenza è ricusata a chi non dimostri di possedere la capacità tecnica ai servizi che intende esercitare»;

l'articolo 257, comma 2, del regolamento di esecuzione del Tulps, di cui al regio decreto 6 maggio 1940, n. 635, prevede che la domanda per ottenere la licenza di cui all'articolo 134 del medesimo testo unico «è corredata del progetto organizzativo e tecnico-operativo dell'istituto, (...) nonché della documentazione comprovante: a) il possesso delle capacità tecniche occorrenti, proprie e delle persone preposte alle unità operative dell'istituto; b) la disponibilità dei mezzi finanziari, logistici e tecnici occorrenti per l'attività da svolgere e le relative caratteristiche, conformi alle disposizioni in vigore»;

l'articolo 257, comma 4, del richiamato regolamento di esecuzione demanda ad un decreto del Ministro dell'interno l'individuazione delle caratteristiche minime cui deve conformarsi il progetto organizzativo ed i requisiti minimi di qualità degli istituti e dei servizi di cui all'articolo 134 del Tulps, nonché i requisiti professionali e di capacità tecnica richiesti per la direzione dell'istituto e per lo svolgimento degli incarichi organizzativi;

dal novembre del 2010 le associazioni rappresentanti delle imprese del settore di vigilanza, hanno segnalato all'Associazione bancaria italiana (Abi) e alla Banca d'Italia, oltre che ai singoli istituti coinvolti, interessando anche lo stesso Ministero dell'interno, la pratica diffusa tra molte banche italiane di affidare i servizi di vigilanza alle società di intermediazione invece che direttamente alle imprese di vigilanza armata, con notevole danno economico per queste ultime, costrette ad accettare contratti di subfornitura a prezzi non remunerativi;

questo modo di procedere da parte delle banche, motivato da queste come modernizzazione e semplificazione organizzativa, in realtà si è tradotto in molti casi in un mezzo per acquisire le prestazioni da parte degli istituti di vigilanza a prezzi minimi;

considerato che:

le Associazioni delle imprese del settore di vigilanza armata, tra cui l'ASSIV, hanno più volte richiamato l'attenzione del Ministro dell'interno e dell'Abi per esaminare il rischio di insolvenza che potrebbe interessare il mondo dell'intermediazione, dove operano i cosiddetti network di cui si servono le banche per i servizi di piantonamento, trasporto valori, "contazione " denaro e pronto intervento;

recentemente è stata avanzata dalla Dual Service, una delle più grandi società di intermediazione, una richiesta di pre-concordato preventivo al Tribunale di Brescia;

la crisi della Dual Service richia di ripercuotersi su centinaia di imprese di vigilanza privata che la stessa Dual Service ed altre imprese impiegano come subfornitori di servizi di vigilanza armata in tutta Italia;

centiniaia di istituti di vigilanza, a cui Dual Service ha "girato" i servizi per un valore di diverse decine di milioni di euro, potrebbero non vedere onorati i propri crediti da parte di questa società. Tale situazione può avere conseguenze penalizzanti per la sopravvivenza di molte imprese, con pesantissime gravi ripercussioni sui livelli occupazionali considerato che in Italia il settore della vigilanza privata conta circa mille imprese che danno lavoro a oltre 50.000 guardie giurate armate,

si chiede di sapere:

se il Governo sia conoscenza dei fatti riportati in premessa;

quali iniziative intenda adottare al fine di garantire la continuità operativa di numerosi istituti di vigilanza e il mantenimento di migliaia di posti di lavoro, messi a rischio dalle difficili condizioni contrattuali imposte dalle società di intermediazione alle quali le banche affidano il servizio di vigilanza;

se non ritenga opportuno attivare, anche con il coinvolgimento del sistema bancario, i necessari ed indispensabili controlli sulla affidabilità e solidità patrimoniale delle imprese network, al fine di ridurre i potenziali danni economici per gli istituti di vigilanza.