Atto n. 3-02986 (con carattere d'urgenza)

Pubblicato il 18 luglio 2012, nella seduta n. 769

GRAMAZIO - Al Presidente del Consiglio dei ministri. -

Premesso che:

il quotidiano "Libero" di martedì 17 luglio 2012, in un articolo a firma di Gianandrea Gaiani dal titolo "l'India affonda la nave salva-Marò", riporta la notizia dell'affondamento del peschereccio "St. Antony", coinvolto nella vicenda della petroliera italiana "Enrica Lexie" per la quale si trovano in India dalla metà di febbraio, prima detenuti poi in regime di libertà su cauzione, i due sottufficiali del reggimento San Marco, il capo di I classe Massimiliano Latorre ed il sergente Salvatore Girone, accusati della morte di due pescatori indiani;

nell'articolo si fa riferimento alla presenza a bordo del peschereccio di un apparecchio GPS per la navigazione satellitare, ignorato dagli inquirenti, dal quale si sarebbero potuti ricavare i dati relativi alla rotta e alla posizione dell'imbarcazione, nonché all'impossibilità, oramai, di poter determinare dai fori dei proiettili il loro calibro e le traiettorie, presumibilmente orizzontali e non dall'alto verso il basso, come sarebbe logico supporre, date le enormi differenze di dimensioni dei due natanti, il peschereccio "St. Antony" appunto e la petroliera italiana "Enrica Lexie";

così come è notizia di queste ore che il tribunale di Kollam abbia respinto la richiesta avanzata dai difensori dei due sottufficiali di tradurre gli atti giudiziari del procedimento a loro carico in italiano, atti in parte scritti a mano in malayalam, un dialetto del Kerala, e parte in inglese,

si chiede di conoscere:

quali passi voglia compiere il Governo nei confronti delle Nazioni Unite e della Comunità europea;

quali siano le azioni concrete che intenda intraprendere nei confronti del Governo indiano per cercare di risolvere questa vergognosa vicenda, di impedire la sistematica distruzione di prove, ciò che sta avvenendo grazie, in primo luogo, alla supina consegna alle autorità indiane delle armi del nucleo di protezione antipirateria del reggimento San Marco custodite a bordo della "Enrica Lexie" e, in secondo luogo, all'affondamento del peschereccio "St. Antony". In questo modo vengono meno prove che avrebbero potuto scagionare da ogni accusa i nostri militari che, come risulta chiaro da questi episodi, dai continui rinvii delle udienze, dal finora mancato riconoscimento della giurisdizione italiana sull'intera vicenda e da ultimo dal rifiuto alla traduzione in italiano degli atti giudiziari, sono a giudizio dell'interrogante vittime di un meccanismo atto ad impedire lo svolgimento di un giusto processo.