Atto n. 4-07821

Pubblicato il 27 giugno 2012, nella seduta n. 753

PEDICA - Al Ministro della giustizia. -

Premesso che:

sono passati 20 anni dalla stagione delle stragi di mafia culminate con la morte dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma la piena ed integrale verità appare all'interrogante ancora oscurata da silenzi e comportamenti omertosi;

quella stagione non può assolutamente essere archiviata, in nome e nel rispetto di molte vittime di tanta barbarie, della nostra storia e dei principi tracciati dai padri costituenti;

la magistratura, attraverso diverse Procure della Repubblica, pur tra molte difficoltà sta meritoriamente indagando se ci sia stata una trattativa tra Stato e mafia e quali ne fossero i contorni, tema in merito al quale è vitale per la democrazia conoscere gli eventuali responsabili;

a giudizio dell'interrogante altrettanto essenziale per la democrazia è sapere se c'è chi intenda mantenere, soprattutto all'interno delle istituzioni, quella pagina di storia ancora oscura, sia omettendo di dare le informazioni, sia frapponendo ostacoli alle indagini;

recentemente la stampa ha dato notizia di interventi, effettuati da persone indagate, presso le più alte sedi istituzionali, volti a chiedere interessamento sulle indagini in corso presso la Procura generale della Corte di cassazione;

da quanto risulta all'interrogante da notizie di stampa, sembrerebbe anche che il Procuratore della Repubblica di Palermo, dottor Messineo, avrebbe rifiutato di assentire gli atti dei sostituti procuratori incaricati dello svolgimento delle indagini in questa materia, così lasciandoli soli, come ha commentato parte della stampa;

un Paese può considerarsi libero e democratico quando le istituzioni concorrono alla ricerca della verità, affinché i cittadini possano conoscere ciò che è accaduto nella loro storia. Ciò vale tanto più trattandosi di un tema così grave come la mafia, che insanguina il Paese e accumula risorse sottraendole all'economia pulita; tale organizzazione criminale che potrebbe essere accostata allo Stato solo per la spietata lotta, e non per trattative e collusioni;

a questa indagine, portata avanti con enormi difficoltà dalla magistratura, lo Stato per primo dovrebbe prestare tutta l'attenzione senza suscitare il benché minimo sospetto di volontà di intralcio, dato che per prime le più alte istituzioni dovrebbero tutelare e rispettare l'indipendenza della magistratura, e non fare pressioni sulla stessa che deve poter agire "senza speranza e senza timore";

l'indipendenza, infatti, è garanzia che la legge sia effettivamente uguale per tutti, senza porti franchi per ex potenti, e la verità deve poter essere cercata senza intromissioni da parte di uomini di potere del passato o del presente, anche per il debito che lo Stato ha nei confronti di quei servitori delle istituzioni che persero la vita, anche nel 1992,

si chiede di sapere:

se corrisponda al vero quanto riportato dagli organi di stampa in merito alle indagini sulla cosiddetta trattativa tra lo Stato e la mafia;

se risultino le ragioni per le quali il procuratore della Repubblica di Palermo, dottor Messineo, non avrebbe voluto assentire gli atti dei sostituti inquirenti.