Pubblicato il 21 febbraio 2012, nella seduta n. 676
FLERES - Al Ministro della giustizia. -
Premesso che a quanto risulta all'interrogante:
Giuseppe Gulotta è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di due carabinieri, Salvatore Falcetta e Carmine Apuzzo, uccisi il 26 gennaio del 1976, in un attentato alla caserma di Alcamo marina, un paese al confine tra le province di Palermo e Trapani;
Giuseppe Gulotta, aveva solo 18 anni quando venne prelevato e portato nella caserma dei Carabinieri di Alcamo come sospettato dell'omicidio di due militari dell'Arma. Venne picchiato e seviziato per ore, finché non confessò quello che non aveva fatto. Poi ritrattò invano. All'esito del processo: la condanna a vita;
in particolare, Gulotta veniva chiamato in correità da un giovane alcamese, Giuseppe Vesco, trovato in possesso di una pistola in dotazione ai carabinieri; il ragazzo dichiarò di aver fatto parte del commando che aveva fatto irruzione nella caserma, facendo il nome di altri due complici: Ferrantelli e Santangelo;
Vesco ritrattava poco dopo, precisando che la sua confessione era stata ottenuta a seguito di terribili torture. L'uomo veniva trovato impiccato nella sua cella in circostanze sospette; ovviamente il processo con i relativi imputati è andato avanti, nei vari gradi di giudizio, fino alla sentenza di condanna dei tre uomini; tuttavia, Vincenzo Ferrantelli e Gaetano Santangelo fuggivano all'estero prima che la condanna divenisse esecutiva, non scontando, pertanto, neppure un giorno di carcere;
solo nel 2007, la confessione di un ufficiale dei carabinieri, Renato Olino, portava alla luce una terribile verità: le confessioni di Gulotta e degli altri erano state ottenute a seguito di terribili torture da parte dei carabinieri. Le dichiarazioni, molto tardive, dell'ex ufficiale hanno rivelato uno scenario inquietante, con elementi sufficienti per la revisione del processo, che ha portato oggi all'assoluzione degli imputati. Una storia drammatica, di cui non si conosce la verità, con un'unica certezza: che un uomo, Gulotta, è stato privato della libertà e costretto a trascorrere gran parte della sua vita in carcere;
il caso, oggi portato alla ribalta delle cronache giudiziarie, purtroppo non è isolato. L'interrogante, con atto di sindacato ispettivo 4-00823 presentato il 19 novembre 2008, ha sollevato la questione sulla drammatica storia di Salvatore Grasso, un uomo siciliano, accusato per l'omicidio di Salvatore Calì avvenuto in Germania. In particolare, nel caso de quo , all'esito della prima udienza del processo di revisione, Grasso è stato scarcerato; tuttavia, la sentenza finale è stata di non ammissione alla revisione della pronuncia emessa dal magistrato giudicante solo pochissimi giorni prima; la triste vicenda si è conclusa con 18 anni di ingiusta detenzione;
ancora, tra i casi analoghi è possibile ricordare i seguenti: nel 2008, un allevatore sardo Merchiorre Contena viene assolto dopo aver scontato una condanna a 30 anni per il rapimento di Marzio Ostini; ancora, Domenico Morrone, ingiustamente condannato per l'omicidio di due studenti, viene arrestato nel 1997 e assolto nel 2006; e poi, il barese Giuseppe Lastella, condannato a una pena di 30 anni per concorso in omicidio volontario, e rimasto in galera 11 anni;
di questi casi purtroppo sono pieni i tribunali, oltre alle carceri,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda intervenire al fine di verificare quanti siano i casi all'esame di un giudizio di revisione, nonché al fine di promuovere l'introduzione di disposizioni che assicurino in tali casi una corsia preferenziale per garantire l'efficienza del sistema giudiziario.