Pubblicato il 19 ottobre 2011
Seduta n. 628
VITA , DELLA SETA , FERRANTE - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. -
Premesso che:
"con l'arte non si campa". Con questo breve concetto si cerca di dissuadere qualcuno ad intraprendere una qualsivoglia carriera artistica. Oggi, a irrobustire questi dubbi arriva anche una decisione dell'Istituto nazionale per la previdenza sociale (INPS), in base alla quale agli artisti non spetterebbe nemmeno l'indennità di disoccupazione nei periodi in cui restano senza lavoro. A negare questo indiscutibile diritto agli artisti è la circolare INPS n. 105 del 5 agosto 2011;
questa interpretazione taglia di fatto un importante e necessario aiuto per lo svolgimento di una professione che prevede anche lunghi periodi di inattività. Il provvedimento dell'ente previdenziale ha ripreso una legge vecchia di 76 anni. Il regio decreto-legge n. 1827 del 1935, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 1155 del 1936, che ancora oggi disciplina il settore, e che esonera i datori di lavoro dal versare i contributi per l'indennità recita che: "Non sono soggetti all'assicurazione obbligatoria per la disoccupazione involontaria (...) il personale artistico, teatrale e cinematografico;
dal regio decreto-legge al vuoto normativo di questi anni, per arrivare, infine, a una sentenza della Corte di cassazione del 2010 che, sulla base del regio decreto, ha complicato ancora di più la delicata posizione dei lavoratori dello spettacolo asserendo che le figure artistiche sono da considerarsi lavoratori subordinati, ma esclusi dal trattamento della disoccupazione per le loro competenze artistiche e culturali. Una doccia fredda per tutte quelle persone che, grazie a quel sostegno economico, hanno potuto continuare a calcare i palcoscenici italiani. L'indennità fino a luglio 2011 era stata peraltro riconosciuta, a macchia di leopardo, agli artisti con almeno 78 giornate lavorative all'anno. Ma ad agosto 2011 è arrivata la suddetta circolare che ha uniformato le decisioni di tutti gli uffici INPS. In pratica, d'ora in poi, nessuno potrà più usufruire dell'indennità;
questa assurda decisione dell'INPS ha, ovviamente, creato scompiglio nel mondo dello spettacolo. Preso atto della circolare, le associazioni di categoria - Agis, SAI - Sindacato attori italiano; SLC CGIL; ANAC - Associazione nazionale autori cinematografici; Forum Attori; FISTEL CISL; ANAD - Associazione nazionale attori doppiatori; Coordinamento Attori; UILCOM UIL; ApT - Associazione per il teatro; SIAM - Sindacato italiano artisti della musica; Note Legali; Metis Studio Associato; SACT - Scrittori associati cinema televisione italiani; Doc Servizi Società cooperativa; Associazione Teatro; Associazione sindacale scrittori di teatro; Fed.It.Art - Federazione italiana artisti; SNS - Sindacato nazionale scrittori; CGIL; ANART - Associazione nazionale autori radiotelevisivi e teatrali; ARCI - Associazione ricreativa e culturale italiana; Federazione CEMAT; Centri musicali attrezzati; SNCCI - Sindacato nazionale critici cinematografici italiani - hanno chiesto, tramite una lettera del 13 ottobre 2011, al mondo politico di mettere mano alla costruzione di un sistema di welfare specifico per tutte le figure professionali dello spettacolo,
si chiede di conoscere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere: affinché l'INPS riveda immediatamente la circolare n. 105 del 2011 alla luce delle indicazioni fornite dall'ampia platea di rappresentanze sociali e di settore presenti all'incontro del 30 settembre a Roma; per convocare urgentemente un tavolo istituzionale al quale partecipino anche l'ENPALS e le parti sociali di categoria per la ridefinizione dei codici di riferimento professionali in coerenza con quanto definito dai contratti collettivi nazionali del lavoro; per abrogare l'articolo 40, primo comma, punto 5°, del regio decreto-legge n. 1827 del 1935 e l'art. 7 del regolamento di cui al regio decreto 7 dicembre 1924, n. 2270, e di conseguenza, anche insieme alle parti sociali di categoria, avviare un percorso che porti in breve tempo alla realizzazione di un sistema di welfare specifico per tutte le figure professionali che operano in questo delicato settore.