Atto n. 4-05716

Pubblicato il 27 luglio 2011
Seduta n. 589

DE ANGELIS , BALDASSARRI , CONTINI , DIGILIO , GERMONTANI , VALDITARA - Al Ministro della salute. -

Premesso che:

nell'ambito del «Polo Pontino» dell'Università degli Studi di Roma «La Sapienza» esiste da diversi anni una struttura sanitaria multidisciplinare che include la cardiochirurgia presso l'Istituto chirurgico ortopedico traumatologico (ICOT) e la neurochirurgia presso l'ospedale civile S. Maria Goretti, entrambi con annesse attività di cardiologia e anestesia;

la struttura possiede grandi potenzialità legate alla professionalità delle équipe, alle apparecchiature di avanguardia e alle connesse attività di ricerca svolte nell'ambito del polo universitario; l'unità di cardiochirurgia in particolare è stata concepita in modo da essere in grado di garantire ai pazienti un percorso assistenziale, dalla diagnositca, all'intervento chirurgico fino alla riabilitazione, perfettamente in linea con i migliori standard qualitativi nazionali, grazie anche a uno staff infermieristico di specifica formazione in tema di assistenza alle cardiopatie;

i dati a disposizione mostrano, purtroppo, che proprio per quanto riguarda la cardiochirurgia, l'attività chirurgica della struttura non ha mai raggiunto di fatto livelli accettabili; infatti, fin da subito le performance non si sono mostrate all'altezza delle potenzialità della struttura esistente presso l'ICOT, il numero degli interventi rimaneva sempre molto ridotto - venivano operati in media 20-25 pazienti all'anno - anche a causa dell'alto tasso di mortalità;

nel 2010, su iniziativa del proprietario dell'ICOT e con l'assenso del direttore generale della Azienda sanitaria locale (ASL), viene costituito presso lo stesso ICOT un centro di cardiochirurgia indipendente dall'Università e a "costo zero" per la ASL e la regione in quanto basato su contratti di attività libero professionale;

il nuovo centro di cardiochirurgia «a costo zero» dell'ICOT comincia da subito a dare ottimi risultati, con venti pazienti operati in soli due mesi a fronte dei 20-25 operati all'anno della precedente struttura; cosa più importante, i pazienti residenti a Latina e dintorni non sono più costretti a fare un "viaggio della speranza a Roma" con il rischio di perdere la vita durante il tragitto, ma hanno finalmente la disponibilità di un servizio di qualità elevata "in casa propria";

alla fine del 2010, proprio quando l'attività del nuovo centro di cardiochirurgia è ormai decollata, tanto da essere in grado di raccogliere anche le emergenze cardiochirurgiche provenienti dall'ospedale civile S. Maria Goretti e dagli altri ospedali vicini, e proprio quando il progetto potrebbe fare ulteriori passi avanti con la costituzione di un comitato scientifico internazionale per conferenze, interventi particolari e molta altra attività scientifica, il centro stesso viene chiuso per effetto del decreto n. 80 del 2010 concernente la riorganizzazione della rete ospedaliera della regione Lazio emanato dal commissario ad acta per la sanità nonché presidente della Regione medesima;

i responsabili a vario livello della sanità della Regione e in particolare della ASL sono consapevoli del danno che da ciò è derivato per la comunità di Latina e provincia, ma, al momento, l'operatività della struttura di Latina rimane sostanzialmente azzerata, con circa 400 pazienti costretti a trasferirsi da Latina a Roma per essere operati; molti di questi pazienti purtroppo perdono sistematicamente la vita durante il trasferimento in ambulanza; tra l'altro va aggiunto che molti pazienti di Latina vengono operati a Roma anche in regime di intramoenia presso il Campus biomedico di Roma, visto che le file di attesa sono lunghe nelle strutture pubbliche, e ciò comporta un costo aggiuntivo di 3.000 euro per ogni intervento, il tutto a spese della provincia di Latina; e poi, paradossalmente, la sanità pubblica continua a pagare i costi dell'intera struttura di Latina, costi che consistono nel canone di affitto dell'ICOT pari 7 milioni di euro annui e nei costi di tutto il personale dell'università, che viene stipendiato senza di fatto lavorare;

in estrema sintesi la comunità di Latina e dintorni sta pagando il prezzo di una enorme inefficienza della sanità pubblica, sia in termini economici, dato che tutti i pazienti che si trasferiscono da Latina a Roma congestionano ancor più la sanità pubblica romana e arricchiscono quella privata, sia soprattutto in termini di vite umane visti i numerosi decessi che si verificano durante i trasporti d'urgenza;

per la sanità del territorio di Latina non è tanto importante avere rapporti con la cardiochirurgia universitaria e con l'università; al rapporto con la cardiochirurgia universitaria il territorio di Latina sarebbe disposto anche a rinunciare, in cambio della possibilità di lavorare con una équipe di alto livello in grado di fornire un servizio efficiente (perché a «a costo zero per la ASL»), ma soprattutto efficace nel trattare le emergenze cardiochirurgiche e le angioplastiche d'urgenza. In cambio, cioè, della possibilità di riavviare l'esperienza positiva del centro di cardiochirurgia dell'ICOT,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione della cardiochirurgia di Latina e provincia, in particolare per quanto concerne il flusso di pazienti che si trasferiscono nelle strutture sanitarie pubbliche o accreditate di Roma, soprattutto quelli che necessitano di interventi d'urgenza, e se abbia indagato sull'impatto di tale flusso di pazienti sulle strutture sanitarie romane già gravate da un carico non trascurabile riferito a Roma e provincia;

quali provvedimenti intenda assumere, di concerto con il Presidente della Regione e commissario ad acta della sanità del Lazio, anche attraverso le opportune modifiche della normativa vigente e dei provvedimenti assunti nell'ambito del piano di razionalizzazione della rete ospedaliera regionale, affinché le strutture di cardiochirurgia del Polo universitario e l'unità dell'ICOT vengano utilizzate nel pieno delle proprie potenzialità, restituendo una risorsa ai cittadini di Latina e provincia ed efficienza al sistema sanitario regionale e nazionale.