Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02331

Atto n. 3-02331 (in Commissione)

Pubblicato il 26 luglio 2011, nella seduta n. 587
Svolto nella seduta n. 152 della 3ª Commissione (28/09/2011)

MICHELONI - Al Ministro degli affari esteri. -

Premesso che:

la 3ª Commissione permanente (Affari esteri, emigrazione) del Senato della Repubblica è intervenuta in più occasioni sulle linee portanti della ristrutturazione della rete diplomatico-consolare italiana all'estero che, stante il progetto del Governo, si concluderà entro la fine del 2011 con la chiusura di 18 sedi consolari (di cui 13 in Europa), di alcune ambasciate e il declassamento di 4 consolati generali a consolati;

la chiusura di così tante rappresentanze consolari genera, come è stato ripetutamente sottolineato, numerosi problemi per gli interessi del sistema economico e imprenditoriale;

inoltre, il sistema economico e imprenditoriale non potrà più avvalersi del supporto dell'Istituto per il commercio con l'estero (Ice), che la manovra economica (decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria), varata dal Governo, ha accorpato al Ministero degli affari esteri (Mae). Se si considera che, stante ciò, non è stato previsto il trasferimento al Mae stesso delle risorse finanziarie che alimentavano l'attività dell'Ice, di conseguenza, con molta probabilità, occorrerà tempo prima che il nuovo assetto sviluppi una cultura organizzativa e operativa in grado di fornire servizi e assistenza alle imprese italiane che operano nei mercati mondiali;

la chiusura e l'accorpamento di tanti uffici consolari non facilita di certo il mantenimento dei rapporti commerciali, culturali ed economici costruiti nel tempo e che andrebbero ulteriormente sviluppati. Non è assolutamente chiaro come e con quali strumenti e risorse si potranno potenziare i rapporti con le realtà economiche e politiche locali, soprattutto in Paesi come la Germania, la Francia, il Belgio e la Svizzera, dove l'Italia ha forti interessi commerciali e che, allo stesso tempo, sono anche i più colpiti dalla ristrutturazione della rete consolare;

i predetti Paesi ospitano, tra l'altro, grandi comunità di cittadini italiani emigrati, che costituiscono una ricchezza per il Paese sotto ogni punto di vista: risulta dunque un paradosso la loro gratificazione, come spesso accade nelle occasioni formali, con il titolo di "ambasciatori dell'Italia all'estero", se poi si negano loro i servizi essenziali, obbligandoli di fatto a lunghi tragitti, ad attese snervanti e a problematici contatti telefonici con gli uffici consolari, che, nel caso delle sedi riceventi, sono diventati ancor più difficoltosi;

il ridimensionamento degli organici ha accresciuto le difficoltà operative: molti consolati già segnalano accumuli di arretrati e l'allungamento dei tempi di erogazione dei servizi. Delle difficoltà dei consolati si è avuto prova anche in occasione delle recenti operazioni elettorali per il voto referendario: in molti casi, si sono registrati macroscopici errori nell'organizzazione dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire), errori che si ritenevano superati e che, invece, sono comparsi di nuovo;

le distanze tra sedi in chiusura e sedi riceventi sono in tanti casi un ostacolo insormontabile per molte persone, in particolare per quelle che hanno difficoltà a spostarsi a causa della loro età. In particolare, alcuni non potranno di certo utilizzare il computer per dialogare con il cosiddetto "consolato digitale", istituto che dovrebbe sostituire le "strutture fisiche" nell'erogazione di alcuni servizi, mentre altri dovranno sopportare il costo del biglietto ferroviario, costo che grava su bilanci familiari spesso piuttosto modesti;

tenuto conto che:

hanno destato forti preoccupazioni le decisioni assunte dal consiglio di amministrazione del Mae riguardanti la chiusura di sedi consolari come quella di Lilla (Francia), chiusa dal 1° luglio scorso, Manchester (Inghilterra), che chiuderà i battenti dal 1° ottobre 2011, e Losanna (Svizzera), che chiuderà anch'essa dal 1° novembre 2011. Decisioni confermate nonostante l'appello ad attendere l'esito dell'indagine conoscitiva sulla "Riorganizzazione della rete diplomatico-consolare e sull'adeguatezza e sull'utilizzo delle dotazioni organiche e di bilancio del Ministero degli affari esteri", promossa congiuntamente dalle Commissioni affari esteri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;

la chiusura del Consolato generale di Losanna è stata decisa senza considerare l'eventuale possibilità di un suo declassamento a semplice Consolato e prestando una scarsa attenzione all'appello pressante rivolto dal Consiglio di Stato del Cantone di Vaud, dalle altre istituzioni locali e dagli organismi di rappresentanza italiani, preoccupati per la chiusura del Consolato. Chiusura che, oltretutto, determina un vuoto sotto il profilo geografico, poiché Losanna costituisce luogo fisico di unificazione delle due collettività italiane in Svizzera, quella del Cantone Friburgo e quella del vodese;

la chiusura del Consolato generale di Losanna, oltre che grave sotto il profilo dei rapporti politico economici, sottovaluta l'importanza della comunità italiana ivi residente, costituita da oltre 60.000 concittadini registrati all'Aire. Tale decisione importa altresì l'archivio del consolato in chiusura ed il relativo trasferimento al Consolato generale di Ginevra, strutturalmente inadeguato ad accogliere il personale, per cui si stima che occorreranno costosissimi lavori di ristrutturazione dell'immobile e, presumibilmente, un notevole esborso per il trasloco. È da chiedersi, inoltre, in che quantità e qualità il Consolato ricevente potrà erogare i servizi alla consistente comunità facente capo alla città di Losanna, posto che questa si sommerà a quella, anch'essa molto numerosa, residente nel Cantone di Ginevra;

nel Nord-Pas de Calais, una delle regioni economicamente più importanti della Francia, vi è una presenza italiana più che secolare, fortemente legata all'Italia e ai suoi valori culturali, che ha ampiamente contribuito a diffondere e a valorizzare. La chiusura del Consolato italiano di Lilla crea quindi forti difficoltà agli oltre 35.000 cittadini italiani iscritti all'Aire che risiedono nell'intera regione, e non solo a Lilla. Se è vero che Parigi, grazie all'alta velocità, è raggiungibile in un'ora di treno - tuttavia all'elevato costo di 110 euro per il biglietto ferroviario -, non si può ignorare che per raggiungere Lilla da numerose località di insediamento della comunità italiana occorrono altre due ore di viaggio;

la chiusura del Consolato di Lilla non comporta, quanto meno nel medio periodo, risparmi tali da giustificare la decisione presa. Infatti, il trasferimento del personale operante nell'ex Consolato di Lilla si traduce anche in un notevole aumento dell'assegno di sede dovuto ai dipendenti operanti a Parigi, a cui si deve aggiungere l'indennità di trasporto per coloro che manterranno la residenza a Lilla e il maggior costo per i docenti ministeriali dei corsi di lingua e cultura italiana;

per quanto concerne la circoscrizione consolare di Manchester, qui risiedono 65.000 cittadini italiani emigrati che, per recarsi al Consolato generale di Londra, devono percorrere 700 chilometri tra andata e ritorno, con gravi difficoltà per i nostri concittadini appartenenti alle prime emigrazioni;

l'apertura di agenzie e sportelli nelle città predette - oltre a tutelare gli interessi economici, culturali e politici dello Stato italiano in regioni di fondamentale importanza - consente una ristrutturazione graduale e senza forti penalizzazioni per le numerosissime comunità italiane che vi risiedono, comunità che, tra l'altro, generano un consistente indotto verso il Paese, con un vantaggio economico a favore dell'Italia che si conferma da decenni,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo intenda procedere all'apertura di agenzie consolari nelle sedi, già chiuse o in procinto di chiudere, di Liegi (Belgio), Lilla (Francia), Losanna (Svizzera) e Manchester (Inghilterra), con un organico variabile tra i 3 e i 4 collaboratori;

se intenda procedere all'apertura di uno sportello consolare nelle città di Amburgo (Germania), Genk (Belgio) e Mannheim (Germania), con una dotazione di massimo due collaboratori.