Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-05550
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Atto n. 4-05550
Pubblicato il 6 luglio 2011
Seduta n. 578
BELISARIO - Al Ministro dell'interno. -
Premesso che:
sabato 25 giugno 2011 l'interrogante si è recato al Centro di identificazione e di espulsione (CIE) di Palazzo San Gervasio (Potenza), allestito per gli immigrati tunisini provenienti da Lampedusa e in attesa di essere rimpatriati. Alla richiesta di visitare la struttura in qualità di membro del Parlamento della Repubblica, e quindi a scopo puramente ispettivo, l'interrogante riceveva un fermo ed ingiustificato diniego da parte dei responsabili del centro. Solo dopo aver consultato per le vie brevi i vertici del Ministero dell'interno l'interrogante è riuscito ad accedere ai locali del centro;
la stessa anomalia si era già presentata il 4 aprile, quando all'interrogante era stato negato l'accesso alla struttura, motivando tale rifiuto con una circolare del Ministro che avrebbe escluso dall'ingresso anche i parlamentari. L'interrogante aveva dunque denunciato, attraverso un atto di sindacato ispettivo (3-02041), l'irragionevole tentativo di impedire l'esercizio di quelle prerogative ispettive e di controllo tipiche dell'incarico di parlamentare, e fortemente legittimate dalle notizie relative ai tentativi di fuga e ai gravi problemi organizzativi della struttura. Solo dopo tale denuncia, l'8 aprile, l'interrogante è potuto accedere per verificare le condizioni degli immigrati;
a seguito dei numerosi appelli dell'interrogante e di altri parlamentari, nonché di organizzazioni non governative, e dopo il video di denuncia, girato dagli stessi immigrati all'interno del centro e reso pubblico dal quotidiano "la Repubblica" il 10 giugno 2011, alcuni dei 60 tunisini presenti nel CIE di Palazzo San Gervasio sono stati trasferiti nel CIE di Bari mentre la maggior parte è stata rimpatriata. Lo sgombero è avvenuto all'immediata vigilia di una manifestazione pacifica, programmata per il 25 giugno davanti ai cancelli della struttura da sindacati e associazioni di volontariato, a cui hanno aderito anche alcuni partiti, per chiederne la chiusura: manifestazione a cui l'interrogante ha preso parte verificando dunque di persona l'avvenuto trasferimento;
una volta che, non senza fatica, l'interrogante è riuscito ad accedere al centro ha potuto appurare che, mentre non vi era più traccia dei migranti tunisini, nel CIE stavano aumentando le misure di sicurezza, rafforzando le recinzioni e installando delle vere e proprie gabbie, molto probabilmente con lo scopo di impedire che gli immigrati, detenuti senza processo, possano nuovamente comunicare con l'esterno consegnando filmati o fotografie. Verranno inoltre collocati dei container in una zona assolata che d'estate diventa incandescente. Lo scenario che si profila è dunque quello della conversione in una struttura fortemente militarizzata, che appare destinata ad un potenziamento e quindi a contenere sempre più persone e a essere trasformata in un centro di detenzione, confermando i timori che avevano spinto l'interrogante a visitare la struttura di Palazzo San Gervasio già all'inizio dell'emergenza;
mentre la Procura di Melfi ha aperto un'indagine per attestare la veridicità dei fatti e verificare che cosa sia realmente successo all'interno del centro, la gran parte di coloro che avrebbero potuto testimoniare le reali condizioni di detenzione, i migranti reclusi, sono stati espulsi;
è opinione dell'interrogante che i CIE non possano rappresentare la risposta all'emergenza migratoria, in quanto non garantiscono né l'accoglienza né la sicurezza. L'improvvisazione e la confusione nella gestione degli arrivi e i ritardi nel coordinamento con Regioni ed enti locali hanno inoltre generato allarme e preoccupazione nell'opinione pubblica, che non ha ricevuto le necessarie informazioni circa le prospettive di permanenza dei centri;
appare quanto mai grave che non siano ammessi all'interno di queste strutture avvocati, giornalisti e rappresentanti delle organizzazioni non governative, mentre non può essere in nessun modo giustificabile che si cerchi di impedire ad un membro del Parlamento l'accertamento delle situazioni che si verificano nei centri e quindi di svolgere una delle funzioni qualificanti l'organo parlamentare, la funzione di controllo;
rilevato che l'interrogante ha già presentato diversi atti di sindacato ispettivo (interrogazioni 4-05149, 4-05059, 3-02041) con l'obiettivo di ottenere dal Ministro in indirizzo chiarimenti circa l'anomala gestione del centro di Palazzo San Gervasio senza ottenere alcuna risposta,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
quali costi siano stati ad oggi sostenuti al fine di riconvertire il Centro di accoglienza in una struttura sostanzialmente detentiva, come descritto, e quali si dovranno ancora sostenere;
se non ritenga opportuno che le comunità locali siano correttamente informate sulla situazione, in termini di gestione e prospettive, del CIE di Palazzo San Gervasio;
se sia intenzione del Governo pianificare l'accoglienza dei migranti in collaborazione con Regioni, enti locali ed organizzazioni non governative impegnate sul tema, e quali provvedimenti urgenti si intendano assumere per garantire la necessaria trasparenza della propria azione;
se il Ministro non ritenga doveroso impegnarsi affinché non sia nuovamente impedito l'accesso ai CIE all'interrogante, così come agli altri parlamentari che ne facciano richiesta;
se non ritenga che il CIE di Palazzo San Gervasio sia in palese violazione di ogni principio di umana solidarietà e, per questo, meriti l'immediata chiusura.