Pubblicato il 6 luglio 2011
Seduta n. 578
BONINO , PERDUCA , PORETTI - Al Ministro dell'interno. -
Premesso che:
nei giorni 12 e 13 giugno 2011 in alcune città (Gorizia, Milano, Piacenza, altri comuni in provincia di Lecce), oltre ai 4 referendum nazionali, si è votato anche per alcuni referendum comunali;
per quanto riguarda Gorizia, i quesiti referendari comunali erano tre e riguardavano: l'abolizione del quorum, la composizione del comitato di garanti dei referendum e l'introduzione della delibera di iniziativa popolare;
va considerato inoltre che era la prima volta che i cittadini di Gorizia erano chiamati a questo tipo di consultazione, e ciò avveniva alla fine di una lunga battaglia legale vincente contro la non ammissione da parte del Comitato dei garanti, nominato dal Comune, di 3 quesiti referendari su cui già erano state raccolte le firme due anni fa;
il Tribunale di Gorizia nel mese di ottobre 2010 aveva accolto le tesi del comitato promotore radicale giudicando ammissibili due dei referendum che il Comitato aveva respinto;
era quindi ripartita la raccolta delle firme (su iniziativa dei radicali e dei Verdi) per riproporre i quesiti a suo tempo bocciati, insieme a un referendum per introdurre il registro comunale dei testamenti biologici. Vennero raccolte ben 1.875 firme (su 30.944 aventi diritto, quindi oltre il 6 per cento degli elettori). Ma ancora una volta il Comitato dei garanti respingeva il nuovo referendum (quelli vecchi non poteva respingerli dopo la sentenza del tribunale), su cui è in atto un ricorso che verrà deciso a settembre, mentre, nel marzo 2011 decideva di fissare la data di svolgimento dei referendum ammessi accorpando la consultazione locale con i referendum nazionali;
contemporaneamente veniva posta in essere da parte dell'amministrazione comunale una serie di provvedimenti e di comportamenti che, a parere degli interroganti, avevano il solo scopo di impedire il raggiungimento del quorum rispetto a questi referendum (che, si ricorda, è del 50 per cento più uno degli aventi diritto);
in particolare: 1) viene votata una deroga allo Statuto per consentire di convocare i referendum comunali solo 45 giorni prima del voto, e non 60 come previsto dalla legge comunale; 2) sui referendum locali hanno diritto di voto anche gli stranieri residenti a Gorizia, previa registrazione in un apposito registro: ma l'affissione all'albo pretorio - unico strumento per informare gli aventi diritto di questa possibilità di registrarsi - è del 24 maggio, con scadenza per l'iscrizione nel registro fissata per il 28 maggio; 3) sul sito del Comune non compaiono informazioni sui referendum comunali fino al 3 giugno, cioè fino a 9 giorni prima della consultazione; 4) è stato violato il regolamento comunale per i referendum, che all'articolo 10 prevede l'obbligo di sentire il comitato promotore prima di fissare la data della consultazione; 5) la data dei referendum comunali viene fissata per il solo 12 giugno, e non anche il 13 giugno come gli altri referendum (diversamente si comportano i Comuni di Milano, Piacenza e quelli in provincia di Lecce); 6) viene disposto che i referendum comunali si votino soltanto dalle 8 alle 20 del 12 giugno, mentre lo stesso giorno i seggi per i referendum nazionali sono aperti dalle 8 alle 22; 7) viene disposto che i referendum comunali si votino in seggi diversi da quelli dei nazionali e vengono adibiti solo 17 seggi per la consultazione locale a fronte dei 55 in cui si è votato per i quesiti nazionali; 8) i seggi in alcuni casi sono collocati su piani e stanze diverse. Una giornalista di "Telemare", Maria Ferletic, testimonia come nel suo seggio non ci fosse alcun avviso per indicare i seggi dei referendum comunali, e che i presidenti di seggio non davano informazioni in proposito agli elettori, e addirittura che un funzionario addetto alle informazioni riteneva che non fosse suo compito fornirne in merito alla possibilità di votare i referendum comunali; 9) nel seggio del centro civico di Lucinico la sezione elettorale per i referendum comunali era al primo piano, ed erano stati arruolati dei volontari per il trasposto fisico delle persone anziane e invalide al piano di sopra. Il presidente del seggio al primo piano avrebbe detto al volontario, a metà giornata, che non c'era più bisogno della sua presenza; 10) al contrario di quanto avvenuto ad esempio a Milano, non c'è stato alcun protocollo di intesa tra Comune, Prefettura e Comitato promotore per la gestione e l'organizzazione della consultazione; 11) in un servizio del quotidiano locale "Il Piccolo" del 13 giugno si legge: «Specie in alcuni momenti della giornata, si sono formate lunghe file ed i tempi di attesa per accedere alle urne si sono dilatati a dismisura. Alla fine della mattinata di ieri, ad esempio, il "movimento" maggiore si registrava al seggio ospitato dalla scuola Rismondo di San Rocco. Lunghe file e così qualcuno, scoraggiato dall'attesa, ha anche preferito fare dietrofront, ripromettendosi di passare nel pomeriggio. (...) "Anche io ho partecipato ad entrambe le consultazioni, come del resto tutte le persone che conosco - aggiunge Lidia Devetak, lasciando l'Istituto d'Arte -. Sarebbe però stato meglio poter votare nella stessa stanza: ho una zia molto anziana che ha fatto fatica a raggiungere le due sezioni separate". Sempre in piazza Medaglie d'Oro discreta affluenza anche ai referendum nazionali. "Molti però non erano a conoscenza della consultazione comunale, e siamo stati noi a doverli indirizzare", precisa il presidente Gabriele Di Casola. Al seggio della Locchi di via Leopardi un ragazzo, in procinto di votare per la consultazione nazionale, ci confessa di non essere assolutamente a conoscenza del referendum locale"»;
risulta peraltro che gran parte di queste disposizioni derivino esplicitamente da indicazioni contenute nel parere, di cui alla nota 2140, che il Ministero dell'interno ha espresso al prefetto di Gorizia che lo aveva interpellato,
si chiede di sapere:
sulla base di quali considerazioni il Ministro in indirizzo abbia fornito le dettagliate istruzioni e precisazioni relativamente alle consultazioni referendarie locali del Comune di Gorizia, in particolare circa la non possibilità di svolgimento abbinato con quelle nazionali, mentre nelle altre località interessate da consultazioni locali ciò è stato pacificamente possibile;
per quali motivi non sia invece intervenuto suggerendo al Comune di Gorizia di conformare la durata delle operazioni di voto locali a quelle nazionali (come avvenuto per esempio a Milano), consentendo quindi un omogeneo e meno problematico svolgimento di tali operazioni: le indicazioni del Ministero, così ossequiosamente seguite dal prefetto e dal sindaco di Gorizia, a giudizio degli interroganti si sono così trasformate in una vera e propria opera di boicottaggio attivo del voto dei cittadini che ha avuto ovviamente i suoi prevedibilissimi peggiori effetti: nonostante infatti Gorizia abbia registrato la percentuale di partecipazione più alta del Friuli-Venezia Giulia ai referendum nazionali (circa il 68 per cento), solo il 25 per cento (circa 7.600 elettori) degli aventi diritto ha votato i referendum consultivi comunali, dando comunque un voto a schiacciante maggioranza a favore delle proposte (tra l'88 e il 95 per cento per il sì a seconda dei quesiti).
Alla presente interrogazione è stata allegata documentazione che resta acquisita agli atti del Senato.