Pubblicato il 21 dicembre 2001
Seduta n. 98
FASOLINO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. -
Premesso che:
a Napoli, attualmente, l’EDISU – Ente per il diritto allo studio universitario – gestisce 3 residenze universitarie e 4 mense e tali residenze possono ospitare circa 250 studenti a fronte delle innumerevoli domande di borse di studio, circa 16.000 annue;
all’Ateneo Federico II, al Suor Orsola Benincasa, all’Accademia di Belle Arti, la maggior parte degli iscritti sono fuori sede, di conseguenza il bacino d’utenza di suddette Università coincide con tutto il Mezzogiorno;
il 27 novembre 2001 l’Ente EDISU ha deciso per la chiusura di 3 della 4 mense e delle 3 residenze universitari;
questa decisione creerà non pochi problemi agli studenti che vi soggiornano, i quali, anche se in possesso dei requisiti necessari – economici e di merito – , non potendo più usufruire del servizio di alloggio saranno probabilmente costretti ad abbandonare gli studi;
sul bando di concorso per le borse di studio è specificato, all’art. 8, che in via del tutto eccezionale gli studenti già alloggiati potevano usufruire delle suddette residenze fino al termine dell’anno accademico 2001-02;
considerato che:
l’articolo 34 della Costituzione sancisce e tutela il diritto allo studio per gli studenti con condizioni economiche disagiate;
la giustificazione data dall’Ente per l’adozione di questo provvedimento è la messa in sicurezza degli edifici, anche se dagli atti del Consiglio d’Amministrazione dell’Ente si evince che i lavori non inizieranno prima di trenta mesi, per problematiche di carattere burocratico;
le residenze, fino ad allora, resteranno chiuse ed abbandonate, quando invece i lavori potrebbero essere svolti anche senza «sfrattare» i 77 studenti che attualmente occupano le residenze in oggetto,
si chiede di sapere per quale motivo studenti che lavorano e studiano con profitto, e si sostengono grazie ai servizi erogati dall’Ente EDISU – senza così gravare sulle famiglie – , debbano rinunciare a detto servizio di alloggio, previsto peraltro dallo Stato italiano e senza poter di conseguenza esercitare il diritto allo studio.