Atto n. 4-05001

Pubblicato il 12 aprile 2011
Seduta n. 538

BELISARIO , GIAMBRONE , DI NARDO , CARLINO , DE TONI , LI GOTTI , PEDICA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -

Premesso che i gravissimi incidenti verificatisi l'11 marzo 2011 in quattro unità della centrale nucleare giapponese di Fukushima, e tuttora non risolti, hanno suscitato forte allarme anche nel nostro Paese per la considerevole fuoriuscita di sostanze altamente radioattive, con grave danno per l'ambiente e la salute delle popolazioni: la perdita radioattiva ha costretto la NISA (Nuclear and industrial safety agency, Agenzia per la sicurezza nucleare del Giappone) ad innalzare, a un mese dal terremoto, al livello massimo di 7 la classificazione dell'incidente;

considerato che:

secondo le informazioni diffuse dalla NISA in almeno due delle quattro unità danneggiate, e specificatamente nei reattori 3 e 4, si è verificato un malfunzionamento dei sistemi preposti alla refrigerazione del combustibile irraggiato presente nelle apposite piscine, allocate all'interno dell'edificio reattore di ciascuna unità;

tale malfunzionamento ha provocato, quasi certamente, il surriscaldamento e quindi il danneggiamento del combustibile irraggiato con conseguente formazione di idrogeno che, esplodendo, ha distrutto il tetto dei due edifici reattore, consentendo la dispersione nell'atmosfera di grandi quantità di prodotti radioattivi, come i più noti iodio131, cesio137;

nel nostro Paese sono ancora presenti circa 50 tonnellate di combustibile irraggiato, ripartite nelle piscine del reattore "Avogadro" di Saluggia e della centrale di Trino Vercellese (Vercelli) e del centro ricerche Itrec della Trisaia a Rotondella (Matera);

la piscina del reattore Avogadro, originariamente concepita per attività sperimentali, non presenta le migliori garanzie di affidabilità per lo stoccaggio in sicurezza di combustibile irraggiato da reattori di potenza, tanto che nel 1994 proprio la mancanza di refrigerazione dovuta a semplice black-out causò un pericoloso surriscaldamento del combustibile presente;

la piscina del reattore di Trino Vercellese fu interessata da perdite rilevanti, tanto che nel 1969 si dovette fermare l'impianto per due anni;

la piscina del centro ricerche Itrec ospita da ben 35 anni 64 elementi di combustibile al thorio, provenienti dalla centrale statunitense di Elk River, pur non essendo stata concepita per lo stoccaggio prolungato di combustibile irraggiato,

si chiede di sapere:

se il Governo abbia preso in considerazione l'eventualità che una mancanza di refrigerazione - comunque originata - nelle suddette strutture possa condurre ad eventi incidentali simili e/o paragonabili a quelli accaduti in Giappone;

quali misure siano state prese da parte del Governo e dell'Agenzia per la sicurezza nucleare per verificare se i sistemi, attivi e passivi, preposti alla refrigerazione del combustibile irraggiato presente in Italia e le relative salvaguardie siano adeguati allo scopo di impedire il surriscaldamento o il danneggiamento del combustibile e se, in caso contrario, le strutture che lo ospitano siano in grado di assicurare il contenimento delle radiazioni;

se la Sogin e l'Enea, che gestiscono gli impianti Avogrado, Trino Vercellese e Trisaia, abbiano predisposto piani di emergenza adeguati ed aggiornati per tutelare la popolazione, e se non si ritenga di rivedere questi piani alla luce dell'incidente di Fukushima.