Atto n. 3-02058

Pubblicato il 7 aprile 2011
Seduta n. 536

SBARBATI - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e per il turismo. -

Premesso che:

l'Italia possiede circa 7.500 chilometri di coste, sovente protette da opere a mare (pannelli o barriere) che altro non sono che costruzioni perpendicolari o parallele alla linea di costa, per lo più con scogli;

queste barriere radenti, fatte di cemento, hanno la funzione di proteggere strade o linee ferroviarie, a volte agglomerati abitativi o strutture destinate al turismo;

la necessità di queste barriere è data dal fenomeno dell'erosione costiera che sta investendo sempre più i litorali italiani e non solo per le conseguenze dell'innalzamento del livello medio del mare o per la piovosità, ma anche a causa delle opere di sbarramento fluviale, contenimento dei corsi d'acqua, l'estrazione di materiale alluvionale dagli alvei, l'estrazione di fluidi dal sottosuolo, l'urbanizzazione delle aree costiere;

salvare le nostre coste è necessario per ragioni sia ambientali che di sicurezza o economiche, ma per farlo sono necessarie un'approfondita conoscenza della fenomenologia e risorse economiche adeguate;

ogni anno a ridosso della stagione balneare si provvede alla ricostituzione di spiagge, al ripristino dei moli o delle strutture destinate al turismo. Questi interventi, sovente molto onerosi, si eseguono quasi sempre in regime di emergenza mentre sarebbe necessario ed urgente mettere in atto un piano strategico che tenga conto della sostenibilità dell'impatto ambientale delle opere da porre in essere nel lungo-medio periodo;

l'ambiente costiero è un sistema molto dinamico dove fenomeni di erosione e di arretramento o avanzamento della linea di costa sono la conseguenza di molti fattori meteoclimatici, geologici, biologici e antropici;

sebbene il clima sia da considerarsi come il principale attore degli agenti modificatori, localmente ogni parametro può assumere rilevanza più o meno marcata;

il fenomeno dell'erosione con vari livelli di criticità interessa quasi tutta la penisola e non è pensabile, quindi, che si possa delegare alle singole Regioni il compito dell'intervento o che si possa lasciare a consorzi di Comuni l'onere del contenimento del danno ambientale visto che le coste sono patrimonio di tutti e rappresentano una grande risorsa turistica per il nostro Paese, oltre a una fonte di reddito imprescindibile per moltissime imprese familiari e piccole e medie imprese che nella stagione balneare creano migliaia di posti di lavoro,

si chiede di conoscere:

1) se i Ministri in indirizzo siano in possesso di studi che chiariscano la portata del fenomeno e dispongano di congrue risorse finanziarie da destinare a interventi che nel medio-lungo periodo possano stabilizzare l'erosione che diventa di anno in anno sempre più complessa e onerosa;

2) se non ritengano utile predisporre un piano strategico che tenga conto della sostenibilità dell'impatto ambientale delle opere da porre in essere al fine di contenere un fenomeno naturale e per valorizzare la vocazione turistica del nostro Paese che per tutte le regioni costiere, e in particolare per alcune regioni come la Sicilia e la Sardegna, rappresenta, se non l'unica, la principale fonte di reddito e la sola opportunità di lavoro per la popolazione residente.