Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04250
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Atto n. 4-04250
Pubblicato il 7 dicembre 2010
Seduta n. 471
BUGNANO , BELISARIO , CARLINO - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, della salute e dell'istruzione, dell'università e della ricerca. -
Premesso che:
l'amianto è un agente cancerogeno accertato: l'esposizione professionale a tale sostanza è ritenuta responsabile di oltre l'80 per cento dei casi di mesotelioma pleurico (una forma di cancro relativamente rara che origina nella membrana che riveste i polmoni, la pleura) nell'uomo e in oltre il 30 per cento dei casi relativi a soggetti di sesso femminile. L'amianto sarebbe inoltre responsabile di un aumentato rischio di contrarre un carcinoma polmonare. Secondo dati diffusi dall'Istituto finlandese per la salute sul luogo di lavoro, si prevede che l'incidenza massima del mesotelioma pleurico nell'Europa occidentale raggiungerà il suo apice negli anni compresi tra il 2010 e il 2020;
le principali patologie correlate all'amianto sono: placche pleuriche; asbestosi; carcinoma polmonare; mesotelioma;
l'amianto è stato etichettato dallo IARC (International Agency for Research and Cancer) fattore cancerogeno di prima classe per elevata pericolosità;
secondo quanto riportato da un recente studio dell'Istituto superiore prevenzione e sicurezza sul lavoro (Ispesl), in Italia muoiono circa 4.000 persone l'anno per amianto;
a 18 anni dalla legge 27 marzo 1992, n. 257, che ha bandito la produzione, l'importazione, l'esportazione e la commercializzazione di amianto e di prodotti contenenti amianto nel Paese, solo tredici Regioni alle quali era stato dato compito di stabilire, entro 180 giorni, un programma dettagliato per il censimento, la bonifica e lo smaltimento dei materiali contaminati, hanno approvato un Piano regionale amianto. Anche laddove il piano esiste, le azioni che dovrebbero seguirlo, come la mappatura dei manufatti contaminati, non sono mai state avviate;
le stime del CNR e dell'Ispesl, che prendono in considerazione però solo le onduline di cemento amianto, parlano di 32 milioni di tonnellate presenti sul territorio nazionale;
la rimozione dell'amianto dagli edifici pubblici e lo smaltimento dello stesso afferiscono alla tutela della salute pubblica, del territorio e dell'ambiente, principi costituzionalmente garantiti;
la presenza così diffusa dell'amianto negli ambienti di lavoro e di vita costituisce un rischio per la salute ormai ben noto. L'amianto è stato utilizzato dapprima per le macchine e gli impianti con elevate temperature di funzionamento (macchine a vapore, motori a scoppio, impianti chimici), nonché per gli indumenti che richiedevano elevata resistenza al calore. Successivamente, con l'inizio della produzione di tubazioni (condotte idriche e fogne) e coperture in cemento-amianto, l'impiego dell'amianto si è esteso anche nelle strutture edilizie, come canne fumarie, lastre in eternit per coperture in cemento-amianto;
il rilascio delle fibre è poi facilitato da un altro attributo dell'amianto: la friabilità. Infatti l'amianto, sia allo stato puro, come quello usato per la coibentazione, sia miscelato, come quello usato nei materiali di cemento-amianto, si può sbriciolare sotto la semplice pressione delle dita, per cui basta una modesta corrente d'aria perché le sue fibre si disperdano nell'ambiente costituendo un rischio per chi le respira;
a tal fine la rimozione dell'amianto deve essere effettuata con DPI (dispositivi di protezione individuale) affinché siano evitati il contatto e l'inalazione di fibre;
ritenuto che:
recentemente è apparso un articolo sul quotidiano "Il Giorno", relativo al caso di un'insegnante della scuola elementare "Paolo Baffi" di Broni (Pavia), alla quale è stato diagnosticato un adenocarcinoma derivante da patologie asbesto correlate, pur non avendo mai lavorato presso la fabbrica ex Fibronit e non avendo mai abitato a Broni, ma nel Comune di Redavalle (Pavia);
in ripetute occasioni il Ministro dell'istruzione, università e ricerca insieme al Governatore della Regione Lombardia ha manifestato la volontà di impegnarsi a bonificare gli edifici scolastici contaminati dall'amianto nel territorio di Broni;
secondo un'indagine della magistratura sono circa 700 le vittime dell'amianto, tra malati e deceduti, a Broni, dove è stata in funzione la Fibronit, stabilimento in cui si lavorava prima il cemento, e dal 1932 il cemento amianto: a queste vanno aggiunti i malati potenziali, le persone che si ammaleranno di qui al 2015, quando è previsto il picco dei tumori. A Broni e nell'hinterland - Stradella, Cigognola, Bastida, Pancarana e Redavalle - molte morti sono addebitabili alla sola contaminazione ambientale. Ancora oggi, la Fibronit non è stata messa in sicurezza, e il rischio per la salute riguarda non solo i lavoratori della fabbrica, ma anche tutti coloro che vivono nell'area circostante;
tale drammatica situazione si riscontra ovviamente anche nei Comuni che ospitavano gli stabilimenti della Eternit SpA, ossia Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio nell'Emilia), Bagnoli a Napoli e Cavagnolo (Torino). Nel corso del processo Eternit, iniziato nell'aprile 2009, si stanno valutando le eventuali pendenze penali dei gestori degli stabilimenti aventi sede nei Comuni appena citati;
considerato che:
il Piemonte è, insieme alla Lombardia, la regione che ha fatto il censimento più accurato, in ragione della forte contaminazione legata al sito industriale di Casale Monferrato, inserito nel Programma nazionale di bonifica del Ministero dell'ambiente, comprendente un territorio di 48 comuni, 45 dei quali in provincia di Alessandria, 2 in provincia di Vercelli e uno in provincia di Asti, per una superficie totale di 74.000 ettari. I dati completi si hanno sugli edifici pubblici che comprendono 4.413 edifici scolastici e 7.973 strutture di altro tipo (ospedali, strutture comunali, eccetera). Nel censimento sono stati individuati 120 siti in cui è presente il polverino - amianto in forma friabile proveniente prevalentemente dagli scarti della lavorazione industriale dello stabilimento Eternit - nonché 1 milione di metri quadrati di coperture in cemento amianto solo a Casale Monferrato;
secondo il Registro nazionale mesoteliomi, istituito presso l'Ispesl, che dal 1993 censisce il tumore dell'apparato respiratorio strettamente connesso all'inalazione di fibre di amianto, sono oltre 9.000 i casi riscontrati fino al 2004, con un'esposizione che circa il 70 per cento delle volte è stata professionale. La regione più colpita in Italia è il Piemonte, con 1.963 casi di mesotelioma maligno riscontrati al 2004, e purtroppo il dato è destinato a crescere almeno fino al 2020, a causa della latenza della malattia;
i dati contenuti nel Rapporto "I ritardi dei Piani regionali per la bonifica dell'amianto", presentato da Legambiente ad aprile 2010, aggiornano la situazione già rilevata nel novembre 2009 quando, per l'apertura della Conferenza nazionale sull'amianto tenutasi a Torino, la stessa associazione presentò i dati relativi ai grandi siti industriali in cui l'amianto si estraeva o si lavorava;
il quadro emerso è scoraggiante ed è purtroppo parziale visto che il censimento è ancora in corso in gran parte delle Regioni e solo cinque (Basilicata, Lombardia, Molise, Puglia e Umbria) hanno dati relativi all'amianto presente negli edifici privati. Sommando le informazioni, risulta che ad oggi in Italia ci sono circa cinquantamila edifici pubblici e privati in cui è presente amianto e i quantitativi indicati solo da 11 Regioni (Lazio, Umbria, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Abruzzo, Molise, Sardegna, Toscana, Basilicata, Piemonte e Liguria) anche se non esaustivi, delineano comunque le dimensioni del problema: 100 milioni circa di metri quadrati di strutture in cemento-amianto, e oltre seicentomila metri cubi di amianto friabile;
in Lombardia, stando ai dati contenuti nel citato dossier di Legambiente, sono stati bonificati oltre 400.000 metri cubi di onduline in cemento-amianto e gli edifici "risanati" rappresentano il 18,5 per cento del totale; in Abruzzo solo il 2,5 per cento degli edifici pubblici censiti. In Molise gli interventi riguardano un totale di 36.000 metri quadrati di coperture in cemento amianto, il 7 per cento del totale censito, ma nessuno è ancora concluso. In Puglia ad oggi sono state bonificate 400 strutture, il 15 per cento di quelle censite e in Umbria l'amianto è stato rimosso da 10 siti. Infine il Lazio dichiara ogni anno di seguire 3.000 interventi per un totale di 10.000 tonnellate di amianto rimosse, quantitativi che poi vengono spediti all'estero;
la mancanza di impianti di smaltimento è una nota dolente per tutto il territorio nazionale: ad oggi le regioni che hanno una discarica dedicata allo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto sono Abruzzo (in istruttoria per la riapertura), Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria e Lombardia (esaurita nel marzo 2009). La Basilicata ne ha 2, il Piemonte 3, mentre Toscana e Sardegna hanno sul proprio territorio 4 impianti ciascuna. In tutti i casi le volumetrie residue sono comunque inadeguate se riferite ai quantitativi di materiali contenenti amianto ancora presenti sul territorio regionale e nazionale;
rilevato inoltre che:
l'edilizia scolastica in Italia rappresenta una vera e propria emergenza nazionale. Lo stato e la qualità degli edifici scolastici di un territorio rappresentano un indicatore di quanto una comunità investa nel benessere, la sicurezza e la formazione dei cittadini più giovani;
occorre superare l'approccio di intervenire prevalentemente sui casi di emergenza al fine di giungere ad una programmazione degli interventi, nonché della manutenzione ordinaria e straordinaria, prevedendo anche un piano di riqualificazione per la messa in sicurezza, la bonifica e la sostenibilità degli edifici;
a supporto di quanto detto in precedenza, occorre aggiungere quanto emerso dall'aggiornamento del Registro nazionale dei mesoteliomi - il cosiddetto Terzo rapporto - ossia il cambiamento ai vertici della classifica della tipologia di esposizione che ha causato la malattia. Infatti nell'arco di tempo analizzato dai registri regionali (1993-2004) è diminuita l'influenza dei settori "tradizionali", come i cantieri navali (passati dal 15 per cento del 1993-95 al 10 per cento nel 2003-04), o la lavorazione in manufatti in cemento amianto (dal 10 per cento al 3 per cento). Al contrario crescono i casi riconducibili ad altri tipi di esposizione, come quello del settore dell'edilizia oppure i casi che non sono riconducibili ad attività a rischio svolte in precedenza. Un elemento che dimostra come la grande diffusione di amianto nel Paese causa spesso un'esposizione inconsapevole alla fibra, come testimoniano alcuni casi di soggetti ammalati a causa della presenza di amianto in alcuni luoghi aperti al pubblico, dagli uffici della pubblica amministrazione alle scuole o agli uffici postali;
il decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009 ha previsto per la messa in sicurezza delle scuole, considerata dallo stesso decreto di "primario interesse strategico nazionale", l'assegnazione da parte del Comitato interministeriale per la programmazione economica al Fondo infrastrutture di una quota delle risorse del Fondo aree sottosviluppate, mille milioni di euro, decurtati con successive delibere n. 47 e n. 48 del 2009 per assegnazioni alla Regione Abruzzo di 226,4 milioni di euro, per la costruzione e la messa in sicurezza degli edifici scolastici danneggiati dal sisma e di 8,36 milioni di euro al Comune di Parma per la "Scuola europea di Parma";
delle risorse rimanenti, con delibera del 14 maggio 2010, il CIPE ha stanziato definitivamente 358 milioni di euro per il Piano straordinario stralcio relativo a interventi in 1706 scuole, individuati a seguito dei monitoraggi effettuati. I 358 milioni di euro sbloccati dal CIPE in maggio, che sarebbero dovuti servire anche a rimuovere l'amianto nelle predette 2.400 scuole, non sono più disponibili, a causa dei tagli effettuati dalla manovra finanziaria del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010;
la presenza della fibra killer, da sola, non costituisce una priorità assoluta di intervento, non c'è nessuna norma, infatti, nessuna circolare ministeriale che lo stabilisca. Una parte delle Amministrazioni dichiara di non avere casi né sospetti né certificati, situazione inverosimile per un Paese che ha più della metà delle scuole costruite prima degli anni Settanta,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario giungere tempestivamente a completare la mappatura nazionale dei materiali contaminati da amianto - compito per il quale sono stati stanziati 9 milioni di euro, ma ancora oggi, come riportato nella "Relazione sull'attività svolta nell'anno 2009", curata dalla Direzione generale per la qualità della vita del Ministero dell'ambiente mancano i dati di 4 Regioni - al fine di avere un quadro completo della presenza di amianto in Italia;
se non si ritenga opportuno prevedere adeguate risorse economiche per realizzare studi epidemiologici nei siti più interessati dall'esposizione all'amianto, a partire dai siti di interesse nazionale da bonificare, per poi estenderli a tutto il territorio nazionale, al fine di monitorare gli effetti derivanti dalla presenza di amianto sulla popolazione esposta;
se non si ritenga urgente svolgere un'adeguata attività di informazione, oggi assolutamente carente, sui rischi derivanti dall'esposizione alle fibre di amianto dovuta al deterioramento e allo smaltimento illegale delle strutture in cemento-amianto dismesse;
quali misure si intendano adottare al fine di rendere finalmente operante l'Anagrafe scolastica, prevista dalla legge n. 23 del 1996, vista l'indifferibilità di rendere più omogenei e completi, anche sotto il profilo della qualità e quantità, i dati acquisiti e addivenire ad una piena conoscenza dello stato degli edifici scolastici;
se non si ritenga necessario definire, con riguardo ai finanziamenti, l'effettiva entità a disposizione e dare organicità e stabilità nel tempo al trasferimento degli stessi per attuare una metodologia d'interventi che superi la filosofia dell'emergenza o della occasionalità per quella della programmazione, favorendo l'assegnazione delle risorse nel minor tempo possibile e consentendo ai soggetti incaricati di provvedere con celerità;
se non si ritenga opportuno, necessario e urgente che tutto il personale scolastico operante nelle scuole la cui costruzione sia antecedente al 1992 sia sottoposto a visite mediche, per sapere se la prolungata esposizione all'amianto abbia provocato danni e conseguenze alla loro salute;
quali azioni si intendano porre in essere affinché si proceda al più presto con sopralluoghi nelle scuole contaminate e si sottopongano gli studenti e, in particolar modo, i bambini ad accurate analisi.