Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04233
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Atto n. 4-04233
Pubblicato il 7 dicembre 2010
Seduta n. 470
BELISARIO , DI NARDO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per i beni e le attività culturali. -
Premesso che:
nei giorni scorsi i giornali e le televisioni di tutto il mondo hanno riferito del crollo della palestra dei gladiatori di Pompei, mostrando le immagini di un cumulo di macerie. La Schola Armaturarum Juventis Pompeiani, la palestra degli atleti di Pompei, è andata completamente distrutta alle 6 di mattina, poco prima dell'apertura del sito archeologico, ovvero poco prima che i turisti, in un sabato di novembre, si recassero a visitare gli scavi. Un disastro che ha suscitato indignazione e sconcerto, oltre allo sdegno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che, come risulta dalla stampa (ad esempio dall'articolo pubblicato su "La Repubblica" il 6 novembre 2010) l'ha definito "una vergogna per l'Italia", dicendo di esigere "spiegazioni immediate e senza ipocrisie";
all'interno dell'area archeologica di Pompei continuano a verificarsi crolli e cedimenti, e la situazione è di emergenza continua;
considerato che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 luglio 2008 è stato dichiarato lo stato di emergenza, in relazione alla situazione di grave pericolo in atto nell'area archeologica di Pompei;
successivamente l'ordinanza n. 3692, "Interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare la grave situazione di pericolo in atto nell'area archeologica di Pompei", dell'11 luglio 2008, oltre a nominare un commissario ha previsto azioni varie ed eterogenee, come l'introduzione di misure di messa in sicurezza, l'allontanamento degli insediamenti abusivi, la realizzazione di opere di manutenzione straordinaria, l'affidamento a soggetti privati dei servizi di vigilanza, il conseguimento di sponsorizzazioni per acquisire risorse finanziarie, nonché iniziative generali volte al superamento dell'emergenza;
per la prima volta è stata adottata un'ordinanza di protezione civile per intervenire in maniera generalizzata su un'area archeologica tra le più celebri ed importanti del mondo;
il Ministro per i rapporti con il Parlamento, il 25 gennaio del 2010, in risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 4-00812 ha sostenuto: "La decisione di dichiarare lo stato di emergenza dell'area archeologica di Pompei si è resa necessaria per far fronte, con strumenti extra ordinem, ad una situazione di forte criticità che da tempo ha caratterizzato i suddetti luoghi. L'area ha subito un repentino aggravamento determinato dall'insorgere di nuove problematiche, che si sono aggiunte al già difficile contesto preesistente, con il serio rischio di una compromissione dell'attività di tutela dell'ingente patrimonio storico-artistico, affidata alla Soprintendenza. In particolare le situazioni di emergenza interessano lo stato degli scavi, i tempi di realizzazione delle opere di manutenzione straordinaria, il restauro e le condizioni dei luoghi di lavoro del personale. (...) L'intensità e l'estensione dell'emergenza nella suddetta zona non potevano essere fronteggiate efficacemente con poteri e strumenti ordinari (...). Tutto ciò rientra a pieno titolo nell'ambito dell'applicazione dell'art. 5 della legge n. 225 del 1992, essendosi verificati i presupposti e le condizioni previste dalla suddetta normativa per la dichiarazione dello stato di emergenza, con l'individuazione di un termine, fissato al 30 giugno 2010, e l'adozione delle conseguenti ordinanze di protezione civile che disciplinano l'attuazione degli interventi necessari (...). Al Commissario delegato è stato affidato il compito di adottare tutte le misure necessarie alla messa in sicurezza dell'area archeologica, (...) con particolare riferimento alla sicurezza del sito e dei suoi visitatori ed al ripristino ambientale dei luoghi. ....Inoltre spetta al Commissario delegato (...) provvedere alla realizzazione degli interventi volti a migliorare la fruizione, la valorizzazione e la conservazione del patrimonio del sito archeologico.(...) Si precisa che il Commissario delegato, in data 13 novembre 2009, ha illustrato, alla suddetta Commissione, l'attività svolta per la messa in sicurezza dell'area archeologica di Pompei ed il piano degli interventi. (...) Nello specifico il Commissario all'emergenza ha riferito che, dal luglio 2008 ad oggi, dei 40 milioni di euro messi a disposizione della gestione commissariale, sono stati utilizzati 35.465.969 euro, pari all'88,66 per cento delle risorse, con un'accelerazione straordinaria per gli interventi che riguardano, per il 93 per cento delle risorse impegnate, la messa in sicurezza del patrimonio. Ne restavano da impegnare solo 4,5 milioni di euro, pari all'11 per cento delle risorse assegnate";
considerato inoltre che:
il Consiglio dei ministri del 10 giugno 2010, in considerazione del venir meno delle esigenze che avevano indotto a dichiarare lo stato d'emergenza nell'area archeologica di Pompei, ha revocato lo stato di emergenza relativo all'area in questione;
la Corte dei conti, con delibera emanata il 4 agosto del 2010 - nonostante, a giudizio degli interroganti, la difesa tragicomica degli avvocati del Dipartimento della protezione civile, che sostenevano in udienza che "la situazione di criticità dell'area archeologica di Pompei non sia di per sé riferibile a recenti calamità naturali, gli eventi eruttivi del 79 dopo Cristo non ci permettono di escludere i presupposti per la dichiarazione dello stato d'emergenza" - ha sancito l'illegittimità del commissariamento, di ben due anni, dell'area archeologica di Pompei;
secondo la Corte dei conti le ordinanze, seguite alla dichiarazione dello stato d'emergenza, dedicate in tutto o in parte alla situazione della predetta area archeologica, sono da ritenersi illegittime, ovvero l'intera gestione 2008-2010 degli scavi di Pompei «non sembra rispondere all'esigenza di tutelare l'integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente dai danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi o da altri grandi eventi, che determinino situazioni di grave rischio (...). In molte delle iniziative autorizzate con le ordinanze in questione non si ravvisa la presenza dei presupposti di emergenza (...). Pur dando atto che la situazione dell'area archeologica e delle zone circostanti presenta aspetti di criticità, non sembra che sia possibile ritenere giustificato l'intervento della Protezione civile»;
ritenuto che sia inqualificabile quanto sostenuto dal Ministro Bondi, che in un'intervista a "Il Corriere della Sera" del 1° dicembre 2010 ha affermato di lavorare alla "costituzione di una Fondazione che gestirà e valorizzerà il sito di Pompei con enti locali e istituzioni private",
si chiede di sapere:
come siano stati impiegati i fondi stanziati per il sito archeologico di Pompei in relazione alla deliberazione dello stato d'emergenza.
se sia vero che il Dipartimento della protezione civile, simbolo di efficienza, abbia stravolto un prezioso esempio di archeologia antica ammirata da tutto il mondo quale Pompei;
quali misure urgenti si intendano attivare, anche chiamando i responsabili della gestione dello stato d'emergenza e della gestione commissariale a rispondere del loro operato, per evitare che fatti di tale inaudita gravità, che mettono a repentaglio la credibilità italiana nel mondo, abbiano a ripetersi,
se non si ritenga opportuno, al fine di preservare i beni archeologici ancora integri nel sito di Pompei, - in luogo di costituire nuove agenzie nazionali, società per azioni e/o fondazioni miste con la partecipazione degli enti locali - adoperarsi immediatamente al fine di utilizzare (ai sensi dell'art. 2 del decreto legislativo 1° dicembre 1997, n. 468, e successive modificazioni, ad opera del decreto legislativo 28 febbraio 2000, n. 81) in interventi di recupero e valorizzazione del patrimonio culturale i lavoratori cosiddetti socialmente utili, nonché tutti coloro i quali, al momento non impiegati e residenti nella Regione Campania, usufruiscano di misure di sostegno al reddito e di ammortizzatori sociali.