Pubblicato il 17 novembre 2010
Seduta n. 460
STIFFONI - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dello sviluppo economico. -
Premesso che:
per "subsidenza" si intende ogni movimento di abbassamento verticale terrestre che può essere legato a cause naturali e antropiche, o indotto dall'uomo. La subsidenza indotta dall'uomo si esplica generalmente in tempi brevi (al massimo alcune decine di anni) con conseguenze drammatiche che possono compromettere fortemente l'attività agricola ed industriale dei territori interessati fino a prefigurare la devastazione del patrimonio ambientale, artistico ed architettonico. Le cause più diffuse alle quali ascrivere tale fenomeno sono principalmente: lo sfruttamento delle falde acquifere, l'estrazione di idrocarburi e la bonifiche idrauliche. La subsidenza è un fenomeno grave anche perché non segue direttamente le estrazioni di idrocarburi: le conseguenze che innescherebbe seguirebbero infatti ritmi condizionati dalle rocce che compongono il serbatoio marino. Ciò significherebbe che, una volta accertati fenomeni di subsidenza, questi proseguirebbero anche dopo l'interruzione delle estrazioni;
nel sito dell'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale si legge: "In Italia le aree interessate dai processi di subsidenza sono individuabili in corrispondenza sia della Pianura Padano-Veneta sia di molte piane costiere tra le quali la Pianura Pontina. Ben noti e oggetto di un'attenzione particolare per la loro rilevanza economica ed artistica sono i casi di Venezia e Ravenna";
è di questi giorni la notizia che la Bonanza Reousorces corporation, gruppo petrolifero canadese, insieme al partner americano Bluescape Resources, ha concluso l'acquisizione del 100 per cento dell'Aleanna Energy. Quest'ultima è una società di esplorazione e produzione di idrocarburi, fino ad ora sconosciuta, che è entrata a far parte degli onori della cronaca perché ha ottenuto, nella zona del delta del Po, su concessione della Regione Emilia-Romagna, 5 permessi per l'esplorazione e la ricerca di idrocarburi e 4 in corso di assegnazione entro il 2011;
è oramai accertato che anche la fase di esplorazione di idrocarburi crea danni all'ecosistema e che, poiché le riserve di petrolio potrebbero esaurirsi nell'arco di poche decine di anni, è di importanza strategica investire in efficienza energetica e nella produzione di fonti rinnovabili: a questo proposito, è da ricordare che nel territorio rodigino è stato attivato il più grande parco fotovoltaico d'Europa. L'estrazione di idrocarburi non è mai stato un investimento strategico per l'Italia; non lo è stato per il passato, non lo è adesso e non lo sarà per il futuro visto che il mondo intero converge verso altre risorse. Non si può sottovalutare il rischio di mettere a repentaglio un patrimonio ambientale, artistico ed architettonico che appartiene non solo all'Italia ma, per l'unicità del suo valore, all'intera umanità e che, ben lungi dall'essere una delle ricchezze del Paese, è esso stesso la ricchezza;
è del 16 novembre 2010 la notizia che riguarda la decisione del Ministero dello sviluppo economico di respingere l'istanza presentata dalla società Petroceltic Italia Srl, per la ricerca di idrocarburi nelle acque territoriali siciliane. Tra i motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza, il Ministero cita la decisione assunta dalla Regione Siciliana che, con la delibera n. 263 del 14 luglio 2010, ha espresso "la netta contrarietà al rilascio dei permessi di ricerca di idrocarburi nel territorio della Regione siciliana". Tra le considerazioni a sostegno di tale decisione, "le possibili conseguenze sull'impatto paesaggistico sull'orizzonte marino e le potenziali ricadute in termini di inquinamento dal fuoriuscite di petrolio (...) nonché gli altissimi e potenziali costi relativi alla sostenibilità ambientale ed economica",
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano informati dei fatti esposti in premessa e se ritengano opportuno verificare se le modalità e i parametri impiegati per valutare l'impatto ambientale relativo alle attività di ricerca di idrocarburi, già avviate nelle località riguardanti i progetti in corso, siano corrispondenti a livelli di efficacia e sicurezza adeguati alla specificità dei territori e dei patrimoni ambientali interessati;
se intendano intervenire nell'immediato al fine di promuovere, attraverso l'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, un'attività di accertamento volta ad acclarare che non vi sia alcun rischio di subsidenza nel territorio interessato con particolare riguardo ad eventuali conseguenze per la città di Venezia;
se, anche a seguito delle notizie del 16 novembre, si intenda intervenire in maniera preventiva al fine di ritirare i permessi di ricerca di idrocarburi nella zona del delta del Po e preservare, in tal modo, non solo il mare di Sicilia ma anche la laguna di Venezia.