Pubblicato il 13 luglio 2010
Seduta n. 402
BELISARIO , LI GOTTI , CARLINO , BUGNANO , CAFORIO , DE TONI , DI NARDO , GIAMBRONE , LANNUTTI , MASCITELLI , PARDI , PEDICA - Al Ministro della giustizia. -
Premesso che:
da numerosissime fonti di stampa (si veda, per tutte, "Il Corriere della Sera", 8 luglio 2010) si apprende che il 23 settembre 2009, a pochi giorni dal giudizio della Corte costituzionale sul cosiddetto lodo Alfano, avvenne una riunione «nella casa romana del coordinatore del Pdl, Denis Verdini», per stabilire un tentativo di avvicinamento ai giudici della Consulta. All'incontro erano invitati anche «Carboni, Martino e Lombardi, oltre che il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller»;
l'inchiesta, che ha determinato l'arresto di alcuni tra i presenti alla citata riunione (Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi), rappresenta uno stralcio dell'inchiesta principale sull'eolico già in corso da due anni in cui sono coinvolti anche l'on. Denis Verdini e l'attuale Presidente della regione Sardegna, Cappellacci. Nell'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal giudice per le indagini preliminari (GIP) Giovanni De Donato su richiesta del pubblico ministero Rodolfo Sabelli, sono contestati i reati di associazione per delinquere semplice e violazione degli articoli 1 e 2 della legge 25 gennaio 1982, n. 17 (cosiddetta "legge Anselmi") che riguarda le associazioni segrete. L'accusa, in sostanza, è quella di avere costituito una vera e propria associazione segreta, finalizzata ad influenzare decisioni politiche, appalti, processi e a pilotare le nomine di cariche istituzionali di rilievo. In tale contesto, Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi avrebbero tentato, nella primavera del 2009, di avvicinare i giudici della Corte costituzionale per influire sull'esito del giudizio relativo al cosiddetto lodo Alfano con cui si è introdotta la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato;
considerato che l'estrema gravità del quadro delineato anche dalle motivazioni contenute nell'ordinanza di custodia cautelare di cui in premessa appare, sostanzialmente, avvalorata dalle dimissioni (o meglio: dalla domanda di prepensionamento) del giudice Antonio Martone dalla magistratura, presentate in data 12 luglio 2010;
valutato, in particolare che:
il magistrato Arcibaldo Miller, convitato alla cena di cui in premessa e citato nell'ordinanza del GIP anche in riferimento alla "fallita ispezione alla Corte di appello di Milano del mese di marzo 2010", ricopre attualmente il delicatissimo incarico di capo dell'Ispettorato generale del Ministero della giustizia. Il capo dell'Ispettorato generale, la cui attività è disciplinata dalla legge 12 agosto 1962, n. 1311, dispone, "in conformità delle direttive impartite dal Ministro, le ispezioni in tutti gli uffici giudiziari allo scopo di accertare se i servizi procedono secondo le leggi, i regolamenti e le istruzioni vigenti";
seppur formalmente ricondotta al Ministro della giustizia appare evidente come nell'ambito della discrezionalità di detto ufficio risieda la possibile "interferenza" dell'apparato politico-amministrativo (Ministero della giustizia) in quello costituzionalmente autonomo ed indipendente della magistratura. Il comportamento assunto dal dottor Miller non appare pertanto consono al sereno e corretto esercizio di tale delicatissima funzione, anche per il solo fatto di aver incautamente esposto se stesso, la sua carica ed il Ministero della giustizia al rischio di imprudenti intromissioni nell'attività di organismi costituzionalmente autonomi,
si chiede di sapere se il Governo non ritenga incompatibile l'attuale posizione apicale ricoperta dal dottor Arcibaldo Miller, capo dell'Ispettorato generale del Ministero della giustizia, con i gravissimi fatti di cui in premessa.