Pubblicato il 10 giugno 2010, nella seduta n. 395
FRANCO Vittoria - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. -
Premesso che:
con il decreto- legge del 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 6 agosto 2008, il Governo in carica ha previsto nei confronti della scuola pubblica tagli di 8 miliardi di euro oltre che di 87.341 docenti e 44.500 ausiliari tecnico-amministrativi (ATA) in tre anni;
l'articolo 64, comma 6, del citato decreto-legge stabilisce che nella scuola statale "devono derivare per il bilancio dello Stato economie lorde di spesa, non inferiori a 456 milioni di euro per l'anno 2009, a 1.650 milioni di euro per l'anno 2010, a 2.538 milioni di euro per l'anno 2011, e a 3.188 milioni di euro a decorrere dall'anno 2012";
il Governo, il 27 febbraio 2009, ha approvato, in attuazione del suddetto articolo, i regolamenti relativi rispettivamente al primo ciclo dell'istruzione e della rete scolastica;
i predetti regolamenti prevedono di attribuire alle scuole una dotazione organica di istituto in misura tale da garantire alle prime classi solo il personale corrispondente ad un orario settimanale medio di 27 ore settimanali;
per il prossimo anno scolastico (2010/2011) la circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca prevede una riduzione di 25.000 insegnanti (22.000 in organico di diritto e 3.600 di fatto); tali cifre, seppur rilevanti, sono contraddette per difetto da quelle contenute nella relazione tecnica allegata allo schema di decreto del Presidente della Repubblica " recante norme generali per la ridefinizione dell'assetto organizzativo-didattico dei centri di istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali". Dalla relazione tecnica si apprende che la riduzione degli organici conta ben 31.390 posti di personale docente e 15.000 posti di personale ATA;
è evidente che quanto stabilito con i predetti provvedimenti non consente di far fronte alla sempre crescente richiesta da parte delle famiglie per il tempo pieno; saranno circa 70.000 gli alunni che a partire dal prossimo anno scolastico non potranno più usufruire di tale modello scolastico; è prevista infatti, una diminuzione di 800 classi già esistenti con la conseguente esclusione di 20.000 alunni dal tempo pieno; inoltre, a queste 800 classi vanno aggiunte oltre 2.000 nuove sezioni richieste dai genitori al momento delle iscrizioni;
considerato che:
la situazione è particolarmente critica in Toscana dove, per effetto del decreto-legge citato e della circolare ministeriale n. 37 del 18 aprile 2010, recante "Dotazioni organiche del personale docente per l'anno 2010/2011", gli organici della scuola saranno decurtati di 1.294 docenti e di 773 unità di personale addetto alle segreterie e alla vigilanza;
in provincia di Firenze, a fronte di un significativo aumento degli alunni iscritti alle prime classi elementari - circa 570 in più rispetto all'anno precedente - si prevede una riduzione del numero dei docenti pari a 48 unità e si calcola che saranno attivate circa 75 prime classi in meno rispetto a quelle necessarie a soddisfare le richieste di quei genitori che, al momento dell'iscrizione, hanno optato per il tempo pieno;
sempre relativamente al prossimo anno scolastico, nel comune di Firenze a fronte di una richiesta di 97 nuove prime classi ne saranno attivate soltanto 73, ovvero 24 in meno rispetto a quelle richieste; ciò significa che oltre 600 scolari si vedranno costretti ad anticipare l'uscita alle ore 12,30 anziché alle 16.30;
considerato che:
ad opinione dell'interrogante, il Governo, in stridente contrasto con le politiche adottate dagli altri Paesi europei, che nonostante la crisi economica continuano a destinare ingenti risorse alla scuola, alla formazione alla ricerca e all'università, ha, fin dal suo insediamento, fatto trasparire la propria volontà di considerare la conoscenza come un costo da ridurre, anziché una risorsa su cui investire;
il Governo, a giudizio dell'interrogante, ha di fatto rinunciato a fare del sistema scolastico il perno dello sviluppo socio-economico del Paese e della crescita delle nuove generazioni nella "società della conoscenza" che non può prescindere da una scuola di qualità;
i tagli indiscriminati di risorse economiche e professionali destinati alla scuola e, in particolare, lo stravolgimento dell'intero impianto della scuola primaria operato attraverso il ritorno al maestro unico e la drastica riduzione delle classi a tempo pieno risultano all'interrogante tanto più incomprensibili se si considera che la scuola primaria e, in particolare, il tempo pieno hanno da sempre costituito il fiore all'occhiello della scuola statale nel nostro Paese;
il modello a tempo pieno risponde sia ad un'esigenza didattica che ad un'esigenza sociale; infatti, rappresenta un modello didattico-organizzativo che non si limita ad offrire più assistenza ai bambini (per questo il doposcuola poteva essere sufficiente) ma offre la possibilità di apprendere in tempi distesi, con tante attività in più di gioco, di ricerca, di indagine, di attività di gruppo, un tempo di vita in cui si cresce e si apprende imparando con gli altri e dagli altri; inoltre rappresenta, nello stesso tempo, un importante e in molti casi imprescindibile aiuto per le famiglie e per le donne lavoratrici;
la mancata attivazione per il prossimo anno scolastico del numero di classi a tempo pieno necessario a soddisfare le crescenti richieste dei genitori metterebbe in serie difficoltà molte famiglie sia sotto il profilo economico, in quanto si vedrebbero costrette a sopperire a quella parte di servizio scolastico negata, sia sotto il profilo organizzativo, in quanto il loro orario di lavoro diverrebbe inconciliabile con la cura dei figli;
particolarmente difficile è la situazione per le famiglie meno abbienti che non potendo far fronte ad ulteriori spese non potranno assicurare ai loro figli valide alternative al tempo pieno negato;
la consistente diminuzione di posti nell'organico dei docenti, che va peraltro ad incidere in primo luogo sugli incarichi a tempo determinato e che in ogni caso produce una forte riduzione del recupero scolastico e dei progetti educativi mettendo a rischio persino la normale attività didattica per un gran numero di ore;
considerato, inoltre che:
in un Paese civile, anche in un momento di crisi economica, non dovrebbero essere previsti tagli in un settore prezioso come quello dell'istruzione e della formazione, a cui il nostro Paese già destina una quota irrisoria del PIL, la penultima rispetto a quelle degli altri Paesi della Comunità europea:
è del tutto improponibile tagliare risorse alla scuola, visto che esistono ambiti dove è possibile farlo, per esempio quello delle spese militari;
considerato che in un periodo di grave emergenza si impone il coraggio delle scelte,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario attivarsi, con la massima sollecitudine, affinché per il prossimo anno scolastico 2010-2011 sia garantito in Toscana, nonché in tutte le altre regioni, il numero di classi a tempo pieno necessario a soddisfare le richieste avanzate al momento delle iscrizioni dalle famiglie, ripristinando le competenze degli insegnanti;
se intenda intervenire con atti di competenza per evitare ulteriori tagli sul bilancio della scuola statale per garantire una scuola più qualificata per allievi, insegnanti, dirigenti e personale ATA, nell'interesse generale anche in considerazione dell'importante funzione di sostegno che essa svolge per una crescita intelligente, sostenibile, inclusiva nonché economica del nostro Paese;
se non ritenga opportuno mutare atteggiamento nei confronti della conoscenza al fine di garantire a tutti pari opportunità di apprendimento e di educazione nel rispetto di quanto sancito dall'articolo 34 della Costituzione.