Pubblicato il 18 maggio 2010
Seduta n. 381
RAMPONI , GASPARRI , QUAGLIARIELLO , CANTONI , DINI , AMATO , AMORUSO , BETTAMIO , CALIGIURI , CARRARA , COMPAGNA , CONTINI , DE GREGORIO , ESPOSITO , GALIOTO , GAMBA , GIORDANO , LICASTRO SCARDINO , NESSA , PALMIZIO , PERA , PISANU , TOFANI , TOTARO
Il Senato,
premesso che:
il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con la risoluzione n. 1386 del 20 dicembre 2001, ha autorizzato la costituzione di una forza multinazionale International Security Assistance Force (ISAF), con il compito di condurre operazioni militari secondo il mandato ricevuto, in cooperazione e coordinazione con le forze di sicurezza afghane ed in coordinazione con le forze della coalizione, al fine di assistere il Governo afghano nel mantenimento della sicurezza, favorire lo sviluppo delle strutture di governo, di estendere il controllo del Governo su tutto il Paese e di assistere gli sforzi umanitari e di ricostruzione, nel quadro degli accordi di Bonn del 5 dicembre 2001;
la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU n. 1510 (2003) ha autorizzato l'espansione progressiva delle attività di ISAF anche al di fuori dell'area di Kabul;
dall'11 agosto 2003 la NATO ha assunto il comando, il coordinamento e la pianificazione di ISAF;
la NATO, sin dal vertice di Bucarest del 2008, ha elaborato il concetto di comprehensive approach, basato sulla convinzione che solo attraverso un più stretto coordinamento tra le diverse organizzazioni internazionali operanti sul territorio, una maggiore responsabilizzazione del Governo afghano e notevoli investimenti in risorse civili sia possibile rispondere alla questione, non solo militare, ma anche politica della stabilità del Paese;
la NATO, al vertice di Strasburgo-Kehl dell'aprile 2009, ha ribadito i principi della visione strategica di ISAF: impegno di lungo periodo, leadership afghana, approccio globale (civile e militare) e impegno regionale (coinvolgimento in primis del Pakistan), e si è assunta come compito primario l'addestramento delle Forze armate e di polizia afghane, tramite la creazione di una NATO Training Mission (NTM-A);
la nuova strategia statunitense per l'Afghanistan e il Pakistan, resa nota dal presidente Obama il 10 dicembre 2009 nel discorso di West Point, mirante a sconfiggere al-Qaeda in Afghanistan e Pakistan e a rafforzare le capacità di sicurezza e di governo afghane, si basa su tre pilastri: 1) massiccio rafforzamento della presenza militare (invio di 30.000 ulteriori soldati statunitensi), inizio del ritiro delle forze straniere dal luglio 2011 e conseguente rafforzamento delle capacità delle Forze armate e di polizia afghane nei prossimi 18 mesi sino a consentir loro di iniziare la sostituzione delle forze ISAF; 2) strategia civile più efficace concentrando l'assistenza nei settori - come l'agricoltura - che possono avere un impatto immediato sulla vita dei cittadini e appoggio alla conciliazione e alla reintegrazione di quei talebani che abbandonino la violenza e rispettino i diritti umani; 3) individuazione del ruolo strategico del Pakistan nella lotta contro i santuari talebani e di al-Qaeda e conseguente incremento di appoggio politico, economico e militare al Governo pakistano per un maggiore e più incisivo impegno;
considerato che:
nell'ambito della riunione dei Ministri degli esteri dei Paesi che aderiscono alla missione ISAF tenutasi a Bruxelles il 4 dicembre 2009, i Ministri nell'esprimere il proprio appoggio alle decisioni statunitensi, nonché apprezzamento per l'intenzione anche degli altri Stati partecipanti alla missione di incrementare la loro presenza militare o civile in Afghanistan, hanno ribadito i principi della visione strategica di ISAF, già confermati nell'ambito del citato vertice di Strasburgo, sottolineando che sicurezza, governance e sviluppo richiedono un maggiore sforzo sia del Governo afghano sia delle organizzazioni internazionali, da ricondurre sotto la guida della United Nations Assistance Mission in Afghanistan (Unama), istituita dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con risoluzione n. 1662 (2006);
la strategia civile degli Stati Uniti per l'Afghanistan and Pakistan Regional Stabilization Strategy, presentata dal Segretario di Stato Clinton il 21 gennaio 2010, prevede un forte incremento dell'assistenza civile ai due Paesi, nell'ambito di una partnership duratura, destinata a durare a lungo oltre il ritiro delle truppe, ed in particolare un rinnovato sostegno all'agricoltura afghana incentivando coltivazioni alternative all'oppio; la Conferenza internazionale sull'Afghanistan, svoltasi a Londra il 28 gennaio 2010 con la partecipazione di rappresentanti dell'Afghanistan e di oltre 70 Paesi e istituzioni internazionali:
1) ha indicato ulteriori direttrici per una strategia integrata alla soluzione del problema afghano, innanzitutto esprimendo sostegno al Piano di reintegrazione e riconciliazione elaborato da Karzai, da attuarsi tramite la convocazione di una "Grand Peace Jirga" e la costituzione di un fondo (il "Peace and Reintegration Trust Fund", con una dotazione di 500 milioni di dollari in cinque anni) che offra incentivi economici ai militanti disposti a rinunciare alla violenza;
2) ha posto ulteriormente l'accento su un'accresciuta cooperazione regionale per garantire la stabilizzazione della regione Afghanistan-Pakistan, nella convinzione che il coinvolgimento degli Stati confinanti o geopoliticamente rilevanti dell'area, nonché delle organizzazioni regionali, possa contribuire alla ricerca di una soluzione politica;
3) ha accolto, in materia di lotta alla corruzione in Afghanistan, la richiesta del Governo afghano di aumentare del 50 per cento gli aiuti allo sviluppo nei prossimi due anni, a condizione che il Governo afghano migliori la qualità della pubblica amministrazione e riduca i fenomeni di corruzione, e ha assicurato il rafforzamento dell'High Office of Oversight and Anti-corruption e l'istituzione di due nuovi organi: la Major Crimes Task Force e l'Anti-corruption Tribunal;
la riunione dei Ministri della difesa della NATO, tenutasi ad Istanbul il 4 febbraio 2010, ha confermato la nuova strategia che considera centrale la sinergia tra intervento militare e intervento civile e mette la popolazione afghana, la sua protezione ed il miglioramento delle sue condizioni di vita al centro dell'impegno della coalizione internazionale per la stabilizzazione dell'Afghanistan;
l'operazione ISAF non è una missione a tempo indeterminato, in quanto la strategia è unica ed è destinata a creare le condizioni per lasciare il Paese solo nel momento in cui gli obiettivi di consolidamento della democrazia e delle istituzioni saranno integralmente raggiunti;
il contributo qualitativo e quantitativo che l'Italia fornisce per la gestione delle crisi, nel più ampio quadro degli sforzi della comunità internazionale nella lotta al terrorismo e per il rispetto dei principi sacri della pace, della libertà e della legalità, e, in questo contesto, il contributo per la stabilizzazione ed il processo economico, sociale ed istituzionale dell'Afghanistan, nel rispetto dei diritti umani, della Costituzione, delle leggi e dei principi internazionali, oltre a ricevere il convinto ed unanime apprezzamento da parte dell'ONU, della NATO e del Governo afghano, hanno consentito al Paese di acquisire un ruolo ed un prestigio di primissimo piano sulla scena internazionale,
impegna il Governo:
a) ad incrementare, sulla base di risorse integrative rispetto a quelle già stanziate in bilancio, la partecipazione italiana allo sviluppo delle attività civili dell'Afghanistan, sia con contributi finanziari mirati (il cui impiego sia ben controllato), sia con aumentato apporto di tecnici, esperti ed istruttori nei vari settori, sia con la realizzazione guidata di opere infrastrutturali, sia con un'intensificata attività di formazione in particolare nei settori della giustizia, della cultura e della tutela delle donne;
b) a garantire un aumento degli aiuti allo sviluppo, sulla base di risorse integrative rispetto a quelle già stanziate, a condizione che 1'High Office of Oversight and Anti-corruption attesti una riduzione significativa dei fenomeni di corruzione in seno alla pubblica amministrazione afghana e a svolgere, parallelamente, nelle aree sotto la responsabilità italiana una diretta e indiretta azione di monitoraggio delle attività amministrative per un'efficace collaborazione con le autorità di controllo della lotta alla corruzione;
c) ad aggiungere alle attività già in corso altri interventi a favore e sostegno del Governo pakistano;
d) a dare piena attuazione al piano, già deciso, di incremento della presenza militare italiana in Afghanistan, coerentemente con gli impegni assunti in seno all'Alleanza atlantica, garantendo ai nostri soldati le migliori capacità operative e le massime garanzie possibili di protezione, attraverso l'impiego di appropriati dispositivi militari, di sistemi d'arma e di equipaggiamento delle più avanzate qualità tecnologiche, con particolare riferimento alla sicurezza del personale;
e) ad incrementare il sostegno italiano all'attività di addestramento e preparazione delle Forze armate e delle Forze di polizia afghane, nell'ottica di accelerare l'assunzione delle responsabilità di sicurezza e controllo del Paese e consentire il conseguente disimpegno delle nostre Forze;
f) a svolgere un'intensa attività diplomatica per favorire il dialogo tra il Governo di Kabul, la parte moderata dei talebani ed altri aggregati politici locali aprendo, in tal modo, la strada verso la soluzione politica pacifica della contesa e una cornice di garanzia di pace e stabilità tramite intese regionali;
g) a valutare, insieme ai Paesi alleati, la sussistenza delle condizioni necessarie affinché la NATO, in concordanza con quanto indicato dal presidente Obama, preveda un periodo entro il quale sia possibile avviare, in modo coordinato, il disimpegno militare nell'area di responsabilità;
h) a riferire ogni sei mesi al Parlamento in merito allo sviluppo della situazione e alle iniziative adottate.