Atto n. 2-00160 (procedura abbreviata)

Pubblicato il 17 febbraio 2010, nella seduta n. 337
Svolto nella seduta n. 361 dell'Assemblea (15/04/2010)

BASTICO , RUSCONI , CERUTI , FRANCO Vittoria , GARAVAGLIA Mariapia , MARCUCCI , PROCACCI , SERAFINI Anna Maria , VITA , ADAMO , AMATI , ANTEZZA , BASSOLI , BERTUZZI , BIONDELLI , BLAZINA , CARLONI , CECCANTI , CHIURAZZI , DELLA SETA , DONAGGIO , FIORONI , GHEDINI , GRANAIOLA , INCOSTANTE , MONGIELLO , MUSI , NEROZZI , PIGNEDOLI , PINOTTI , SANNA , SOLIANI , VITALI - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. -

Premesso che:

le scuole patiscono, già da molti mesi, una grave situazione finanziaria, dovuta in particolare alla massiccia riduzione di risorse attuata dal Governo fin dal suo insediamento;

l'inadeguatezza delle risorse trasferite dallo Stato - che rappresentano la principale fonte di finanziamento delle istituzioni scolastiche - ostacola il normale funzionamento didattico e impedisce regolarità: nel pagamento degli stipendi ai supplenti (conseguentemente ostacolando la nomina dei sostituti dei docenti assenti); nella remunerazione del salario accessorio e del dovuto per gli esami di Stato ai docenti; nel saldo delle spese per le utenze, per gli appalti di pulizia e per le forniture di materiale didattico e di consumo;

attualmente, gli istituti scolastici vantano, nei confronti del Ministero dell'istruzione, università e ricerca, crediti per circa un miliardo di euro, accumulati negli anni anticipando risorse per affrontare le citate spese obbligatorie sostenute per conto dello Stato;

sono pertanto assai numerosi gli istituti che hanno maturato un credito di centinaia di migliaia di euro che, se non restituito, ne decreterà non solo il dissesto finanziario, ma anche l'impossibilità di assolvere, nei fatti, alla propria funzione educativa, costituzionalmente prevista;

la legge di bilancio 2010, rispetto alla legge di assestamento 2009, ha ridotto gli stanziamenti dei capitoli destinati alle «competenze dovute al personale delle istituzioni scolastiche, con esclusione delle spese per stipendi del personale a tempo indeterminato e determinato» e al «funzionamento delle istituzioni scolastiche» (fondi istituiti con la legge finanziaria per il 2007 del Governo Prodi per sostenere l'autonomia scolastica e noti come «capitoloni»); tali capitoli, presenti in ciascuno dei programmi riguardanti la scuola dell'infanzia, la scuola primaria, la scuola secondaria di primo e di secondo grado, sono stati decurtati per un ammontare complessivo di 226.838.243 euro, di cui 97.988.043 euro per il funzionamento e 128.850.200 euro per il personale, riportandoli ai livelli già gravemente inadeguati stabiliti nella legge di previsione del bilancio 2009;

la sofferenza finanziaria e la conseguente difficoltà di gestione degli istituti scolastici sono state ulteriormente aggravate dalla recente nota ministeriale (prot. n. 9537 del 14 dicembre 2009) della Direzione generale per la politica finanziaria e per il bilancio sulle «Indicazioni riepilogative per il programma annuale delle istituzioni scolastiche per l'anno 2010», con la quale il Ministero ha dato istruzione alle scuole per la predisposizione dei bilanci 2010 e ha comunicato le risorse finanziarie cui possono fare affidamento per redigere i suddetti bilanci. Peraltro si rileva negativamente che le scuole, tenute alla redazione dei propri bilanci entro il 15 dicembre, sono venute a conoscenza della suddetta circolare, e quindi delle risorse a loro disposizione, solo il 22 dicembre 2009;

detta nota, che, ad avviso degli interpellanti, è in contrasto con la normativa vigente, non fa riferimento a due «pilastri» dell'autonomia (quali il regolamento di contabilità e i «capitoloni») non si limita a confermare l'inadeguatezza delle risorse destinate alle supplenze e agli esami di Stato e l'assenza di quelle per il funzionamento didattico e amministrativo, ma modifica pesantemente la normativa per il finanziamento delle scuole (con particolare riferimento ai regolamenti vigenti disciplinati dal decreto ministeriale n. 44 del 2001 e dal decreto ministeriale n. 21 del 1° marzo 2007), arrecando ostacoli al servizio e pregiudizio all'autonomia delle scuole;

essa, ad esempio, assume un indefinito «tasso d'assenteismo medio nazionale per tipologia di scuola» per attribuire eventuali risorse aggiuntive per le supplenze, la cui spesa è però vincolata ad un'autorizzazione del Ministero; tale «innovazione» burocratica renderà di fatto impossibile procedere alla sostituzione dei docenti in tempo reale (cioè secondo le esigenze delle classi che restano «scoperte») e alle scuole non resterà che distribuire in custodia i ragazzi nelle altre classi oppure anticiparne l'uscita; entrambi i rimedi - peraltro già in uso, ma destinati ad essere incrementati - danneggiano la qualità del servizio scolastico, oltre ad essere in contrasto con il diritto all'istruzione;

per quelle scuole che non rientreranno nel tasso fissato dal Ministero, è configurabile il rischio di non ottenere la necessaria copertura finanziaria nemmeno per le supplenze relative ad assenze lunghe, sulle quali il dirigente scolastico non ha discrezionalità; la disposizione prevista risulta oltremodo illogica se si considera che le scuole pagano anche i supplenti sui posti che si rendono liberi dal 1° gennaio di ogni anno e fino al termine delle lezioni (articolo 4 della legge n. 124 del 1999);

peraltro, la citata previsione contraddice due recenti indicazioni dello stesso Ministero: la prima (contenuta nella nota n. 3545 del 29 aprile 2009) ribadisce che: «va comunque assicurato l'ordinato svolgimento delle attività di istruzione, di formazione e di orientamento, giacché il diritto allo studio va in ogni caso garantito»; la seconda (prot. n. AOODGPER 14991 del 6 ottobre 2009) afferma la necessità di procedere alla nomina del personale a tempo determinato «al fine primario di non incorrere in una sospensione della didattica nei riguardi degli allievi interessati»;

la circolare dispone, altresì, benché il regolamento di contabilità non lo preveda, che per coprire possibili «deficienze di competenza» (eventualità peraltro non prevista nelle norme di contabilità) la scuola utilizzi l'avanzo di amministrazione non impegnato, nel quale confluiscono anche i contributi provenienti dalle famiglie, dagli enti locali e dai privati; in genere, tale avanzo rappresenta un accantonamento destinato ad investimenti a medio termine o acquisti particolarmente onerosi (quali la realizzazione di laboratori); tale decisione appare grave e iniqua poiché dispone che al mancato finanziamento dello Stato - ad avviso degli interpellanti responsabile delle suddette «deficienze» e testimonianza diretta di un progressivo arretramento dello Stato nell'assolvere al suo mandato costituzionale - si provveda con le risorse provenienti da soggetti terzi e che sono già state finalizzate dalla programmazione della scuola stessa; la disposizione in parola rende sempre più concreto il rischio di una gestione secondo i principi del bilancio di cassa, che impedirebbe la possibilità di programmare le attività scolastiche oltre ad ostacolare pesantemente le innovazioni introdotte dall'autonomia e dai «capitoloni»;

la nota del 14 dicembre 2009 impone anche il taglio del 25 per cento delle spese degli appalti alle ditte esterne che eseguono le pulizie, la sorveglianza e la manutenzione ordinaria; tale sensibile riduzione di spesa, intercorsa a metà anno scolastico e riguardante anche i contratti in essere, impedirà adeguati livelli di pulizia nelle aule e nei bagni, oltre che determinare meno controlli negli edifici; l'effetto di tale norma è la riduzione del personale delle ditte appaltatrici in servizio e corrispondentemente un aumento dei carichi di lavoro del personale collaboratore scolastico statale, già ridotto per effetto dei tagli agli organici. Oltre ad un peggioramento complessivo del servizio, questa previsione determina, secondo gli interpellanti, una doppia esposizione sul versante della responsabilità giuridica del dirigente scolastico, costretto, da un lato, a rimettere in discussione con la ditta di appalto i termini del contratto stipulato e in corso di esecuzione e, dall'altro, a gestire la riduzione del servizio di pulizia e del servizio di vigilanza. Del resto, appare improprio il richiamo al regio decreto n. 2440 del 1923 che, all'articolo 11, stabilisce che a fronte di una diminuzione, nel limite del 20 per cento nelle opere, lavori o forniture l'appaltatore è tenuto ad assoggettarvisi; al contrario, nel caso della scuola non c'è una diminuzione delle opere, ma una riduzione immotivata delle risorse che determina una corrispondente compressione delle prestazioni;

sempre la citata circolare impone che i crediti che gli istituti scolastici vantano nei confronti del Ministero (prevalentemente spese già liquidate), non siano più parte attiva del bilancio, ma siano ascritti in un modulo «aggregato Z», con l'evidente intenzione di non restituirli più alle scuole. Si tratta di un miliardo di euro di fatto sottratto alle istituzioni scolastiche che, nel quadro negativo dei trasferimenti dello Stato, non potranno garantire l'offerta formativa e saranno indotte a chiedere maggiori contributi alle famiglie per far fronte al funzionamento ordinario e ai disavanzi di bilancio determinati dagli insufficienti trasferimenti dello Stato: una richiesta, ad avviso degli interpellanti, assolutamente deprecabile, inaccettabile e lesiva del diritto costituzionale allo studio;

inoltre la circolare in questione, tace sulla copertura di voci di spesa obbligatorie e non programmabili quali: le ore eccedenti per la sostituzione dei colleghi assenti; le indennità di funzioni superiori; i corsi di recupero; la terza area negli istituti professionali; i compensi ai revisori per le scuole capofila; tale silenzio induce a ritenere che anche la copertura delle suddette spese possa essere posta in capo alle famiglie;

infine, come è noto al Ministero, tutti i problemi segnalati sono stati ampiamente evidenziati e denunciati da centinaia di documenti approvati da diverse associazioni di scuole autonome e dai presidenti dei consigli di istituto di numerose scuole del Paese. Peraltro, la gravità della situazione finanziaria che colpisce gli istituti e quella che si configura come una mancanza di trasparenza nell'assegnare loro i fondi sta allarmando non solo la comunità scolastica, ma tutto il Paese,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga urgente ed inderogabile, alla luce di quanto riportato in premessa, rivedere le indicazioni impartite con la nota n. 9537 del 14 dicembre 2009;

quali iniziative urgenti intenda adottare per incrementare i finanziamenti necessari al regolare funzionamento, ora ad avviso degli interpellanti pesantemente decurtati, e per soddisfare i crediti vantati dalle scuole nei confronti dello Stato, al fine di garantire la corretta attuazione dell'offerta formativa, l'ordinata programmazione da parte degli istituti scolastici, nel rispetto della loro autonomia, e la piena esigibilità del diritto all'istruzione da parte dei ragazzi e delle loro famiglie.