Pubblicato il 23 settembre 2009
Seduta n. 257
FAZZONE - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dell'interno e della giustizia. -
Premesso che:
il ritrovamento del relitto affondato a Cetraro in provincia di Cosenza ha dimostrato che si necessita di indagini più approfondite sul fenomeno delle navi misteriosamente affondate nel Mediterraneo tra gli anni '80 e '90, di cui ne sono state ritrovate circa 40;
le coste italiane sono state le principali interessate dal fenomeno, non circoscritto evidentemente alla provincia di Cosenza, né alla sola regione Calabria;
l'affondamento di queste navi è da ricondurre, come dimostrato, al vastissimo traffico di rifiuti tossici e nocivi, il cui occultamento ha provocato e continua a provocare l'aumento esponenziale di patologie tumorali, al quale va aggiunto un consistente danno ambientale;
il problema non riguarda esclusivamente le popolazioni residenti sulle coste italiane, ma anche il cospicuo numero di turisti che popolano le stesse e quindi la risorsa principale di cui le stesse vivono, durante la stagione estiva e non solo;
la preoccupazione dunque, lungi dal riguardare unicamente la salute, si espande alla tutela e alla salvaguardia delle risorse di tutto il nostro Paese;
le inchieste che hanno preso il via da molte procure italiane hanno portato a risultati molto allarmanti sia dal punto di vista delle conseguenze dannose del fenomeno, sia per la scoperta che esso è senz'altro ascrivibile alle cosiddette "ecomafie". Le indagini condotte infatti ricostruiscono il legame tra la criminalità organizzata di stampo mafioso e la pratica dello smaltimento illecito dei rifiuti con il sistema di affondamento delle navi (stessi esiti riportati anche nella corposa documentazione in dossier, studi e rapporti dettagliati prodotta da Legambiente dalla fine degli anni '80);
il sostituto procuratore antimafia, Alberto Cisterna, dal 1996 titolare dell'inchiesta sugli affondamenti sospetti di navi, afferma che oggi probabilmente potrebbero essere compiute ricerche con metodi ancora più moderni ed efficaci. Si potrebbero infatti, ad esempio, utilizzare sommergibili in grado di scendere a 1400 metri di profondità, nonché radar e sonar di ultima generazione;
a giudizio dell'interrogante finora le risposte non sono state all'altezza della situazione e della preoccupazione,
si chiede di sapere:
se e quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri in indirizzo intendano adottare per verificare l'esistenza di rischi per le popolazioni e per chiunque, per qualsiasi ragione, si trovi nelle zone "a rischio";
se ritengano opportuno avviare urgentemente un'approfondita campagna di ricerca e monitoraggio e un piano di bonifica non solo nei siti marini dove sono avvenuti gli affondamenti delle navi ma nei pressi di ogni costa della penisola;
se intendano intervenire, nei modi e con i mezzi che ritengano più opportuni, al fine di far piena luce su questo fenomeno allarmante, anche fornendo risorse umane, finanziarie e tecnologiche, che finora non sono state utilizzate, sia alla Magistratura che alle forze dell'ordine.