Atto n. 4-01936

Pubblicato il 16 settembre 2009
Seduta n. 253

DIVINA - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. -

Premesso che:

l’impiego, nell’agricoltura italiana, di forza lavoro straniera di provenienza da Paesi sia comunitari che extra-comunitari è un fenomeno che risale alla seconda metà degli anni '80 ed è, pertanto, da considerare, ad oggi, come un fatto oramai consolidato;

la rilevanza di detto fenomeno è andata progressivamente accentuandosi, contribuendo a rendere particolarmente evidente la carenza di strumenti di ricognizione, in grado di rendere compiutamente conto dell’entità e delle principali caratteristiche della presenza di questi lavoratori impiegati nella nostra agricoltura;

le fonti statistiche ufficiali sono impostate in riferimento ad esigenze di natura amministrativa e si fondano pressoché unicamente sulla registrazione;

i lavoratori stranieri impiegati in agricoltura sono, attualmente, stimati in più di 140.000 unità che si innalzano a circa 180.000 se si considerano i lavoratori rumeni e bulgari, neo-comunitari dal 2007;

le suddette stime ufficiali si riferiscono, come ovvio, a dati desumibili dalle registrazioni risultanti dalle fonti statistiche ufficiali e, pertanto, non possono tenere debitamente conto dei fenomeni di irregolarità che sono, comunque, da ritenere assai rilevanti, anche perché il settore agricolo nel suo complesso, già a prescindere dai lavoratori extracomunitari, si caratterizzava per un tasso di irregolarità lavorativa particolarmente elevato (attualmente, l’ISTAT stima, per l’agricoltura un tasso di irregolarità quasi doppio rispetto al resto dell’economia, nonché in tendenziale aumento);

molti dei lavoratori extracomunitari sono impiegati in lavori stagionali e, come noto, più della metà delle giornate di lavoro salariato è prestata nel Mezzogiorno (in specie in Puglia e Calabria con il 36,5 per cento ed il 32,3 per cento di lavoratori stagionali), dove predomina l’impiego di manodopera a tempo determinato; mentre le regioni del Nord sono decisamente caratterizzate da un maggior apporto di lavoro fornito da mano d'opera a tempo indeterminato (in Lombardia il 36 per cento delle giornate di lavoro sono prestate da lavoratori a tempo indeterminato);

per quanto sopra, appare evidente che la conoscenza dei dati disaggregati per regione in merito alle retribuzioni ed alle relative contribuzioni erogate dai datori di lavoro ai lavoratori stranieri stagionali consentirebbe di acquisire, in via indiretta, elementi particolarmente utili, ai fini della valutazione del fenomeno,

si chiede di conoscere quale sia il dato, regione per regione, relativo alle retribuzioni e relative contribuzioni dei lavoratori stranieri occupati nei settori dell'agricoltura italiana.