Pubblicato il 22 aprile 2009
Seduta n. 191
LUMIA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'interno. -
Premesso che:
in quest'ultime settimane, sembra per l’improvvido comportamento di due rappresentanti delle Forze dell'ordine, è saltata la copertura di sicurezza che era stata garantita come testimone di giustizia alla signora Piera Aiello;
la signora Piera Aiello era imparentata giovanissima e forzosamente alla famiglia mafiosa degli Atria di Partanna e, dopo l’omicidio del marito davanti ai suoi occhi, decise di rompere con quel mondo e con qualsiasi connivenza omertosa. Il marito era un personaggio violento che intendeva vendicare autonomamente ed illecitamente l’omicidio di suo padre, ma che trovò killer spietati a precederlo in quella ansia di faida sanguinaria;
Piera Aiello, quindi, fuggiva da quel mondo con la piccola bimba Vita Maria, senza sapere a cosa andava incontro, spinta dal desiderio di vivere una vita piena del “fresco profumo di libertà” (come diceva Paolo Borsellino). In questo percorso di rottura con il mondo criminale di provenienza, sia la signora Aiello che la cognata Rita Atria – che l'aveva seguita nella difficile scelta di testimone di giustizia – ebbero la fortuna di incontrare il giudice Borsellino. Il dolore per l’omicidio del magistrato e la sensazione di essere stata lasciata dallo Stato in qualche misura sola di fronte alla cupa vendetta che ogni mafia giura ai propri nemici, condusse Rita al terribile gesto del suicidio. Nel frattempo le testimonianze della signora Aiello e della cognata avevano già condotto in carcere molti criminali;
in tutti questi anni Piera Aiello ha lamentato non poche tensioni, sempre documentate, con i rappresentanti dello Stato responsabili dei programmi di protezione, a causa delle condizioni in cui lei e molti atri testimoni sono costretti a vivere: ciascuno con il suo personale calvario di vite sconvolte, restrizioni, misure di sicurezza “fatiscenti” e di una assenza praticamente totale di qualsiasi vero progetto di reinserimento sociale (come su molti casi ha potuto dimostrare la Commissione antimafia). Ad esempio la Aiello ha dovuto iscrivere sua figlia a scuola dicendo chi era a causa dei ritardi e dell'insensibilità dell’Ufficio centrale di protezione: si erano dimenticati che aveva una bambina (se lo sono ricordato quando la figlia era già in terza elementare);
si ha la sensazione che i testimoni di giustizia siano trattati come un problema piuttosto che come una risorsa da proteggere, tutelare e reinserire nella società. Essi rappresentano un vero e proprio esempio positivo che rompe le barriere del silenzio e dell'omertà;
nonostante le ripetute difficoltà incontrate, Piera Aiello è riuscita a ricostruirsi caparbiamente una vita personale fatta di affetti e relazioni e di un lavoro che le ha ridato dignità di cittadina. Con la nuova identità è riuscita ad avviare un'attività commerciale e ristabilire rapporti umani e sociali. Grazie, inoltre, al lungo legame con l’associazione antimafie “Rita Atria”, che presiede dal 2008, esercita un'importante azione educativa e di testimonianza per la giustizia e la legalità;
oggi, purtroppo, di fatto, a quanto risulta all'interrogante, la “copertura” della testimone Piera Aiello è saltata per colpa o superficialità e presuntuosa supponenza proprio di due uomini delle Forze dell’ordine, anche se estranei ai “Servizi di Protezione Testimoni”;
la già non facile condizione e qualità della vita che ogni testimone di giustizia deve consapevolmente accettare di vivere,si è dunque aggravata, con un crescente stato di ansia per l'incolumità personale della testimone Piera Aiello e dei suoi familiari. Le richieste agli organi deputati al programma di protezione, per avere riferimenti su come sia necessario agire e comportarsi – stante la nuova condizione di esposizione a rinnovate ritorsioni contro la sua attività di testimone di giustizia – non hanno avuto ad oggi alcuna concreta risposta, malgrado la signora Piera Aiello abbia reso nota la sua condizione con una relazione dettagliata consegnata al Nucleo operativo di protezione il 6 aprile 2009,
si chiede di sapere:
se il Governo intenda approfondire la vicenda per fare luce sulle responsabilità di chi ha fatto saltare la copertura della testimone di giustizia Piera Aiello;
quali misure intenda adottare affinché lo Stato comunichi alla testimone di giustizia Piera Aiello i nuovi profili e criteri di sicurezza che intenda adottare, concordandoli con la medesima, per garantirne la sicurezza e i nuovi difficili equilibri affettivi e sociali che la testimone ha saputo faticosamente conquistare;
se intenda intervenire per eliminare le inefficienze del sistema di protezione lamentati da molti testimoni di giustizia, tra cui la signora Aiello.