Pubblicato il 25 luglio 2002
Seduta n. 222
BATTAFARANO, CARELLA, DENTAMARO, GAGLIONE, MANIERI, MARITATI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
nella legge finanziaria del 2002 è stato fissato il 31 luglio 2002 quale termine di scadenza entro cui le Regioni interessate dovrebbero avviare, mediante le procedure di evidenza pubblica previste dalla vigente normativa comunitaria, la dismissione delle rispettive quote azionarie dell’Acquedotto Pugliese (AQP);
l’Amministratore unico dell’AQP ha di recente dichiarato, tra l’altro, che intende procedere alla privatizzazione dell’ente solo dopo averne conseguito il risanamento economico e acquisito un valore di mercato ben più congruo dell’attuale;
con legge n. 398 del 1998 il Governo Prodi concesse un mutuo di circa 360 miliardi di vecchie lire finalizzato al ripianamento della debitoria correlata alle amministrazioni dell’allora Ente autonomo acquedotto pugliese precedenti alla gestione del dottor Pallesi;
lo scorso anno, nell’ambito della trattativa per la vendita all’ENEL tra Ministero del tesoro e Regioni interessate e che si risolse con la sottoscrizione di una bozza di contratto da parte degli stessi soggetti, fu dato incarico a tre advisor indipendenti (Credit Suisse e Fist Boston per conto dell’ENEL, Mediocredito centrale per conto del Ministero del tesoro ed Ernst Young per conto dello stesso Ministero del tesoro assieme all’ENEL) di addivenire ad una congrua valutazione di mercato dell’AQP nonché di alcuni parametri economici essenziali all’ente;
i tre diversi advisor formalizzarono, successivamente, in vecchie lire, le valutazioni economiche a cui assiene addivennero: un valore operativo dell’AQP di 1100 miliardi, un surplus assets di 367 miliardi, indebitamento finanziario netto pari a 262 miliardi e rischi legali finanziari di 269 miliardi. In definitiva, attraverso semplici addizioni e sottrazioni, il valore a cui all’epoca si giunse fu di 936 miliardi di vecchie lire;
l’ENEL, all’epoca soggetto privato interessato nelle trattative per l’acquisizione dell’AQP, aveva predisposto un Piano Industriale e Finanziario che, tra l’altro, prevedeva da parte dello stesso ENEL investimenti per 1500 miliardi che, oltre a risanare completamente l’AQP, avrebbe potuto realisticamente concorrere al conseguimento della ottimizzazione dei costi e dell’efficienza di un servizio idrico integrato e futuro;
considerato che:
i termini della succitata bozza di contratto tra ENEL, Ministero del tesoro e Regioni interessate, in virtù della notevole qualificazione istituzionale ed imprenditoriale degli stessi soggetti in parole e del prestigio degli advisor utilizzati, rappresentano, oggettivamente, un termine di riferimento e/o paragone a cui non sarà possibile, per nessuno, sfuggire nel momento in cui si concretizzerà la privatizzazione dell’AQP;
la vicenda della privatizzazione dell’AQP si sovrappone e si intreccia con l’emergenza idrica di questi ultimi mesi, determinando confusione e sconcerto nella pubblica opinione pugliese e nazionale e occultando, di fatto, le scelte probabilmente sbagliate operate finora dalla Giunta regionale, in particolare dal suo Presidente;
urgono provvedimenti efficaci che consentano, finalmente, di cominciare a risolvere lo storico problema delle perdite nonché quello dei furti d’acqua su cui anche gli organi giudiziari penali sono chiamati a collaborare;
nonostante il clima di confusione e di deresponsabilizzazione generale dei vertici politici regionali e nazionali interessati il personale dell’AQP ed i suoi responsabili tecnici continuano a garantire, anche nell’emergenza, un’alta qualità gestionale del servizio idrico;
non è stato ancora definito, ad oggi, un quadro delle risorse pubbliche realmente disponibili per poter effettuare gli investimenti necessari a prefigurare ed a realizzare un ciclo integrato ottimale dell’uso della risorsa acqua;
l’AQP, essendo solo il gestore del servizio idrico integrato (le reti, gli impianti e la stessa acqua sono beni pubblici), una volta che sia stata valutata la reale consistenza finanziaria e la fruibilità degli investimenti da operare, sarebbe vincolato all’affidamento dell’esecuzione delle opere e dei servizi ad esse correlati a terzi soggetti privati imprenditoriali qualificati, favorendo così, nel contempo, anche lo sviluppo e l’occupazione locali,
gli interroganti chiedono di sapere:
se s’intenda rispettare la data del 31 luglio 2002 quale termine perentorio di scadenza entro cui avviare, da parte delle Regioni interessate, la dismissione delle rispettive quote azionarie dell’AQP;
se si concordi con quanto affermato di recente dall’Amministratore unico dell’AQP per quanto attiene il rinvio della privatizzazione dello stesso ente al momento in cui si erano conseguiti il suo risanamento finanziario e una più congrua valutazione di mercato;
in particolare se si sia a conoscenza dell’esistenza di eventuali problemi di bilancio dell’AQP e quale risanamento occorra effettuare ancora rispetto a quello già operato dal precedente Amministratore unico dell’AQP, dottor Pallesi, tenendo conto che lo stesso aveva deciso di incaricare il dottor Gallo di Meliorbanca per agevolare la stesura del bilancio 2001 dell’ente, e chi si accollerebbe l’eventuale ulteriore risanamento dell’ente, visto che la regione Puglia ne è proprietaria all’88 per cento;
se siano stati affidati altri incarichi oltre al già citato incarico ai tre advisor durante le trattative con l’ENEL o quali ulteriori dati siano stati ultimamente acquisiti dall’attuale Amministratore unico dell’AQP che giustifichino le sue recenti dichiarazioni in merito ai tempi di privatizzazione dell’ente;
se non si intenda invitare il Presidente della regione Puglia ad insediare l’Autorità di Ambito.