Atto n. 4-02835

Pubblicato il 1 agosto 2002
Seduta n. 229

MALABARBA, MALENTACCHI, SODANO TOMMASO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. -

Premesso che:

            autorevoli quotidiani statunitensi riportano, da giorni, indiscrezioni che circolano negli ambienti militari americani secondo cui Stati Uniti e Inghilterra si stanno organizzando per un massiccio attacco contro Saddam Hussein;

            ad avallare ulteriormente i sospetti che si sia vicini all’attacco all’Iraq (ormai confermato anche sui media nazionali) sarebbero i convulsi movimenti di truppe nella zona del Golfo. I corpi speciali britannici sono infatti in «sopralluogo» nel sud dell’Iraq già da alcune settimane per osservare le manovre della guardia repubblicana di Saddam;

            l’attacco, si legge sui quotidiani che annunciano i particolari dell’intervento armato, avverrà su più fronti. Gli inglesi dovrebbero intervenire via mare: una flotta con a bordo aerei e mezzi anfibi attaccherà il porto di Bassora. Contemporaneamente le basi NATO della Turchia, al confine nord del paese, fungeranno da rampa di lancio per la campagna aerea, mentre dal Kuwait partirà l’invasione di terra dei marines statunitensi che si uniranno alle Sas britanniche;

            a questo piano, concordato tra Washington e Londra, come rivelano i principali organi di stampa dei due paesi, manca solo la data, ma si presume che vedrà attuazione fra non molto tempo;

            la terza Guerra del Golfo, che verrà giustificata come «una guerra per la democrazia e contro il terrorismo», non è un episodio a sè, ma si inserisce in una strategia globale di medio periodo contro gli «stati canaglia» e per il controllo delle risorse energetiche; non porterà la democrazia, ma distruzione e morte, forse per anni, forse in tutto il Medio Oriente;

            l’Italia è l’unico tra i maggiori paesi europei che non ha esplicitamente dichiarato la propria contrarietà all’attacco. Lo hanno invece fatto, al vertice franco-tedesco di Shewerin, il Presidente francese Chirac e il Cancelliere tedesco Schroeder;

            il fatto, riportato da alcuni giornali, che l’Italia possa partecipare, con appoggio logistico o anche solo aumentando la presenza in Afghanistan permettendo di «liberare» truppe statunitensi, non è ancora stato ufficialmente smentito dai Ministri competenti;

            oltre un decennio di embargo, la distruzione delle scuole, dei centri sanitari e delle centrali di potabilizzazione hanno ridotto l’Iraq ad un paese in ginocchio ed i dati sulle conseguenze delle sanzioni, riportati dall’ONU e da altre organizzazioni internazionali, sono drammatici: «Più di un milione di iracheni sono morti – 567.000 dei quali bambini...», FAO, 1995. «Circa 4500 bambini sotto i 5 anni muoiono in Iraq ogni mese di fame e malattie», Unicef 1996. «L’aumento della mortalità infantile sotto i cinque anni riferito dagli ospedali pubblici (40.000 morti in più all’anno rispetto al 1989) è dovuto in prevalenza a diarrea, polmonite e malnutrizione», Unicef 1998. «Il tasso attuale di mortalità infantile per i bambini al di sotto dei 5 anni attribuibile alle sanzioni va dai 6000 ai 7000 al mese», ONU 1998. « I tassi di mortalità infantile in Iraq oggi sono fra i più alti del mondo, i nati sotto peso sono almeno il 23% del totale delle nascite, la malnutrizione cronica sotto i 5 anni colpisce un bambino su quattro», ONU 1999,

        si chiede di sapere:

            se il Governo non intenda coinvolgere i paesi dell’Unione Europea affinchè sia adottata una risoluzione contro la guerra in Iraq e affinché l’Europa non sia, ancora una volta, solo spettatrice di un conflitto voluto dagli anglo-americani;

            se non ritenga urgente riferire al Parlamento sull’impiego dei nostri militari in Afghanistan, sull’uso delle basi militari della Nato in Italia e su come si atteggerà il nostro Paese di fronte all’attacco anglo-americano all’Iraq considerato che si tratta di una guerra fuori e contro la legalità internazionale e l’ONU e contro la nostra Costituzione.