Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-03336

Atto n. 4-03336

Pubblicato il 13 novembre 2002
Seduta n. 276

STIFFONI, TIRELLI. - Ai Ministri per i beni e le attività culturali e dell'economia e delle finanze. -

Premesso che:

lo sport in generale vive tempi difficili soprattutto per quanto riguarda gli sport cosiddetti minori che non ricevono attenzione da parte dei media né aiuti di tipo finanziario;

la sentenza Bosman, considerando gli sportivi come lavoratori, liberalizzando il cartellino degli atleti professionisti, li ha trasformati in liberi professionisti con l’azzeramento del capitale sociale delle squadre che non hanno più interesse a sostenere ed organizzare i vivai giovanili;

agli effetti negativi della sentenza Bosman si aggiunge anche il fatto che le società professionistiche e semiprofessionistiche acquistano atleti extracomunitari giovani che entrano nel nostro Paese grazie anche ad iscrizioni scolastiche più o meno veritiere come studenti. Ciò favorisce in maniera duplice le società sportive, che da una parte ottengono atleti già parzialmente formati e selezionati con investimenti quasi nulli, e dall’altra riducono contemporaneamente gli investimenti per i vivai giovanili;

il CONI e le varie federazioni sportive non hanno adottato alcun provvedimento e non intervengono a salvaguardia della partecipazione dei nostri giovani allo sport e nello stabilire un legame fra sport e territorio;

soprattutto fra gli sport di squadra più popolari ci sono esempi di squadre composte quasi esclusivamente da giocatori stranieri (nel basket una squadra di serie A, il Cantù Basket, ha un organico di 9 giocatori stranieri su 10) senza che il CONI e le federazioni interessate intervengano minimamente a porre dei limiti,

gli interroganti chiedono di sapere:

se i Ministri in indirizzo non ritengano che quanto esposto nella premessa ostacoli il diritto dei nostri giovani allo sport ed inoltre che lo sport in generale venga irriso e trasformato in spettacolo per giovani saltimbanchi;

se non ritengano che attraverso meccanismi solo in apparenza legali vengano aggirate le attuali normative in fatto di immigrazione;

se non ritengano che in una simile situazione di completo distacco fra sport ed identità territoriale possa crearsi una generale situazione di ambiguità e di caos che solleva seri dubbi su retroscena sempre meno trasparenti dello sport professionistico, come già recentemente sottolineato dai Presidenti della Roma Calcio e del Como Calcio, ventilando che il malaffare provenga soprattutto dall’enorme giro affaristico di procuratori che controllano e gestiscono le carriere dei giocatori professionisti e forse addirittura quella degli allenatori;

se non ritengano che una società come la “Gea World”, con sede a Roma e succursali a Parigi e a Londra abbia, volendo, la possibilità di interferire sulle partite del calcio professionistico essendo la Gea nata dalla fusione tra la General Athletic di Andrea Cragnotti (figlio del Presidente della Lazio) e di Francesca Tanzi (figlia del proprietario della Parmalat e del Parma) con la Football Management, di cui è proprietario Alessandro Moggi (figlio del Direttore Generale della Juventus) che è diventato Presidente della GEA che come Vice ha Riccardo Calleri, figlio dell’ex Presidente di Lazio e Torino, e come Direttore Generale Giuseppe De Mita, figlio di Ciriaco, e fra i fondatori Davide Lippi, figlio dell’allenatore della Juventus, Tommaso Cellini (ex Lazio) e Chiara Geronzi, figlia del Presidente della Banca di Roma, e lo stesso che ora probabilmente ha avuto quale fondatore anche il figlio del Presidente della Federazione Calcio Carraro, lo stesso che ora si troverebbe a dover svolgere un’inchiesta su questa situazione caotica e negativa per lo sport professionistico;

se in una eventuale inchiesta sulla società Gea World il presidente Carraro non si trovi in difficoltà;

se non ritengano lo sport tradito da chi lo usa con scopi diversi da quelli sportivi tanto più che le infrastrutture (stadi, palazzetti dello sport) sono proprietà di enti pubblici e quindi di tutti i cittadini che niente hanno a che spartire con coloro che agiscono con la logica degli affari;

se il Governo non abbia il dovere di salvaguardare nello sport valori quali lo sviluppo psicofisico, l’identità, la territorialità, inni e bandiere, tutte cose che l’affarismo rischia di cancellare.