Pubblicato il 14 gennaio 2009
Seduta n. 123
MUSI - Al Ministro per i beni e le attività culturali. -
Premesso che:
l'importante mostra sulla civiltà etrusca nel Lazio, organizzata nel 2008 presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma e prorogata, visto il notevole successo di pubblico, fino all'8 marzo 2009, ha riproposto - come rilevato, tra gli altri, dalla rivista telematica "Contrappunti.info" - l'annoso problema della collezione Torlonia, considerata la raccolta di arte classica privata più importante del mondo e tuttora ammassata senza alcuna cura negli scantinati del palazzo omonimo di via della Lungara;
la mancanza, nella predetta mostra sulla civiltà etrusca, dei celeberrimi affreschi della tomba Francois, presenti solo in copia a causa del rifiuto dell'amministrazione dei beni Torlonia di metterli a disposizione dei visitatori, nonostante gli affreschi stessi siano stati di recente restaurati a spese e cura della competente Soprintendenza, dimostra ancora una volta l'assoluto disinteresse di tale amministrazione per il grande valore storico e culturale che i beni da essa posseduti possono rivestire per la nostra collettività;
tra i reperti contenuti in tale collezione sono infatti presenti capolavori assoluti come l'Hestia Giustiniani, la Pallade di Porto, la colossale Testa di Apollo di Kanachos, l'Afrodite Anadiomene, l'Atleta di Mirone, il Diadumeno di Policleto, il rilievo di Portus con la rappresentazione degli edifici, delle navi, delle divinità protettrici e della vita commerciale dell'antico Porto di Roma, insieme ad altre opere di squisita fattura come il sarcofago delle fatiche di Ercole e i ritratti imperiali, considerati dagli studiosi più importanti di quelli dei Musei Capitolini e Vaticani;
dopo tante parole, articoli, convegni, disegni di legge, interrogazioni parlamentari, la situazione dei beni anzidetti non è cambiata di una virgola dagli anni Settanta, e cioè da quando Alessandro Torlonia, a seguito della ristrutturazione e suddivisione in appartamenti dell'omonimo palazzo in via della Lungara in Roma, fu ritenuto responsabile dalla Corte di Cassazione (Sezione III penale) del reato di rimozione abusiva di cose di interesse storico-artistico sottoposte a vincolo ai sensi della legge n. 1089 del 1939;
con la stessa sentenza, la Cassazione aveva ribadito che «il privato che abbia disperso o distrutto una cosa artisticamente protetta (...) è condannato al pagamento in favore dello Stato di una somma pari al valore della cosa perduta o della diminuzione di valore subìta per effetto del suo comportamento, secondo il dettato dell'articolo 59, comma 3, della legge n. 1089 del 1939»;
da allora, mentre l'anzidetta sentenza è rimasta inapplicata, l'intera collezione è stata sottratta alla pubblica fruizione ed è tuttora, come si è detto, ammassata senza alcuna garanzia di adeguata conservazione nei seminterrati delle proprietà dei Torlonia;
nessuno dei Ministri per i beni e le attività culturali da allora succedutisi ha ritenuto di procedere all'esproprio a titolo gratuito dei beni stessi, come avrebbe consentito la legge e la più volte citata sentenza e neppure - avvalendosi della forza contrattuale conferita da tale possibilità - ha provveduto a intavolare con i Torlonia trattative serie per acquisire, anche dietro compenso, la collezione anzidetta alla fruizione pubblica,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere per mettere a disposizione degli italiani, nonché dei molti stranieri che arrivano nel nostro Paese attratti dalle sue ricchezze artistiche, i beni di grande bellezza e straordinario valore culturale, testimonianze preziose della civiltà greco-romana, malamente conservati dall'amministrazione Torlonia.