Pubblicato il 7 maggio 2002
Seduta n. 165
MARINO, MUZIO, PAGLIARULO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli affari esteri. -
Richiamato e ribadito il contenuto della precedente interrogazione 4-01993 del 17 aprile 2002;
premesso che:
le azioni belliche condotte dalle forze armate israeliane ed il lungo assedio di Ramallah, Betlemme, Jenin e delle altre città palestinesi hanno provocato centinaia di vittime, hanno fatto tabula rasa dell’economia palestinese e distrutto pressochè totalmente le strutture ed infrastrutture dell’ANP;
nel campo profughi di Jenin si continua a scavare con le mani e con i picconi alla ricerca dei cadaveri restati sotto i cumuli di macerie a seguito delle distruzioni compiute dall’esercito israeliano;
la stessa Amnesty International ha confermato che a Jenin sono stati commessi veri e propri crimini contro l’umanità;
malgrado le ripetute richieste del Segretario Generale Kofi Annan, dopo ben tre rinvii chiesti da Israele, la Commissione ONU di «accertamento dei fatti» attende ancora il nulla osta israeliano per poter entrare nel campo profughi di Jenin;
il Governo israeliano accampa ogni pretesto per evitare o almeno ritardare al massimo «sino a quando siano maturate le condizioni per un’indagine equa» (dal testo del Consiglio di difesa israeliano) l’arrivo della Commissione;
questo arrogante ed intollerabile rifiuto del governo israeliano è contro qualsiasi legalità internazionale e può essere interpretato solo nel senso di voler rimuovere ogni prova dei crimini commessi e di impedire alla Commissione di indagine di far luce su tutto quanto avvenuto,
si chiede di sapere:
come intenda intervenire il Governo italiano, anche con un’azione coordinata a livello europeo, perché il governo israeliano receda da atteggiamenti di rifiuto di ogni risoluzione adottata dall’ONU ed in particolare di quest’ultima riguardante l’invio della Commissione di indagine, ritenuta da Israele lesiva della propria sovranità, su tutto quanto compiuto dalle forze armate israeliane nel campo profughi di Jenin;
quali iniziative diplomatiche intenda avviare anche di concerto, per porre fine all’assedio delle città palestinesi, e comunque come intenda agire perché si ottenga il pieno ritiro dell’esercito israeliano dai territori occupati, che è la condizione imprescindibile per la riapertura di una prospettiva negoziale, che non può non vedere partecipi ONU, UE, Russia, Usa, Paesi Arabi e parti in conflitto;
se il Governo non ritenga che per un coinvolgimento attivo dell’Europa sia necessaria una maggiore convergenza su una piattaforma comune di politica estera anche per quanto concerne l’avvio di un processo di pace e la ricerca di una soluzione equa nel Medio Oriente, basata sul principio «due popoli, due Stati»;
quali specifiche iniziative il Governo italiano intenda prendere e promuovere perché non siano ulteriormente ostacolati l’accesso delle Organizzazioni umanitarie e l’arrivo dei soccorsi alle popolazioni palestinesi in particolare dei campi-profughi, così a lungo provate dall’assedio e dalle tante sofferenze subite.