Atto n. 3-00298 (in Commissione)

Pubblicato il 14 ottobre 2008, nella seduta n. 72
Svolto nella seduta n. 44 della 4ª Commissione (13/01/2009)

DEL VECCHIO , AMATI , GASBARRI , NEGRI , PEGORER , PINOTTI , SCANU , SERRA , SIRCANA - Al Ministro della difesa. -

Premesso che:

nel definire le linee programmatiche del dicastero nel corso di una seduta delle Commissioni permanenti 4a e IV congiunte (Difesa) della Camera e del Senato è stato chiaramente affermato che il processo di trasformazione professionale del nostro strumento militare poggia "sul conseguimento entro il 2007 di un modello di Forze armate composte (...) da 190 mila militari";

in quella stessa occasione veniva confermato che questo obiettivo è stato raggiunto e che entro il 2021 rimane da armonizzare l'equilibrio tra le varie categorie di personale (ufficiali, marescialli, sergenti, e volontari) nei rispettivi volumi organici;

con l’art. 65 del decreto-legge n. 112 del 2008, recante "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria", convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 6 agosto 2008, è stato disposto un taglio di fondi destinati al reclutamento dei volontari pari al 7 per cento per l'anno 2009 e del 40 per cento a decorrere dall'anno 2010, con la precisazione che da queste misure dovranno conseguire economie di spesa per un importo non inferiore a 304 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010;

con lo stesso provvedimento sono stati disposti tagli al bilancio dell’amministrazione della difesa per un miliardo e mezzo di euro nel triennio 2009-2011, che colpiscono sia l’esercizio che gli investimenti;

in data 2 ottobre si è riunito il Consiglio supremo di difesa nell’ambito del quale il Governo ha proceduto “alla verifica delle ricadute sulle Forze Armate dei provvedimenti finanziari recentemente adottati, che fissano, su base triennale, le risorse a disposizione dell’Amministrazione della difesa. Al riguardo, ha convenuto che, ferma restando la necessità ineludibile di mantenere capacità di intervento adeguate alle esigenze di sicurezza internazionale, corrispondenti agli interessi del Paese, debba essere predisposto, in tempi brevi e, per quanto possibile, con approccio multidisciplinare, un piano per la profonda revisione delle strutture territoriali, amministrative e di supporto dell’area difesa e per una coerente riqualificazione della spesa nei settori del personale, dell’esercizio e degli investimenti”;

dopo poche settimane, la relazione programmatica resa dal Ministro della difesa al Parlamento è stata smentita da decisioni e indirizzi programmatici del tutto diversi che si ripropongono un ridimensionamento del nostro strumento militare, la cui dimensione e il cui modello – è bene ricordarlo – sono stati definiti con legge, e tutto ciò è paradossalmente avvenuto al di fuori del rapporto tra Governo e Parlamento,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda riconoscere il Parlamento e segnatamente le Commissioni Difesa quali sedi istituzionali più autorevoli e uniche deputate a decidere su argomenti che riguardano la difesa e la sicurezza nazionale, riferendo tempestivamente sui fatti sopra riportati.