Pubblicato il 31 luglio 2008, nella seduta n. 52
SBARBATI , AMATI - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. -
Premesso che:
l'Agenzia spaziale italiana (ASI) partecipa ai lanci di satelliti militari e destinati a supportare la protezione civile; apparecchi che volano a 400 chilometri di altezza e servono a fotografare terremoti e a tenere sotto controllo eventi come, ad esempio, gli tsunami;
esiste, però un mercato in grande crescita, che presenta un giro d'affari di 8,5 miliardi di dollari e che interessa 75 milioni di consumatori, composto di 34 compagnie private che gestiscono 261 satelliti commerciali;
questi satelliti, geostazionari, orbitano tra la Terra e la Luna a 36.000 chilometri di altezza, sono in grado di trasferire miliardi di segnali televisivi e presto saranno in grado di trasmettere anche dati Internet;
molti Paesi (Stati Uniti, Egitto, Turchia), hanno investito in questo settore per motivi strategici, alcuni Paesi europei (Spagna, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Svezia, Norvegia) non hanno rinunciato a destinare capitali e conoscenza a questi satelliti; i Paesi arabi, la Cina, il Brasile, hanno tutti riconosciuto l'importanza di questo mezzo e acquisito un proprio satellite;
l'Italia, dopo eccellenti esordi nei prototipi del computer, dopo i lusinghieri e pionieristici risultati sul nucleare, risulta completamente assente in questo settore di ricerca, nessuna società si avvale di capitale italiano e questo a solo vantaggio delle holding internazionali;
considerata l'importanza delle tecnologie nel mercato globale e la necessità di assicurare ai cittadini le conoscenze - almeno sufficienti - per parteciparvi attivamente, premesso che sono stati compiuti notevoli sforzi a livello comunitario per ottenere la riduzione del digital divide e che da anni l'Italia sta cercando di evitare la fuga dei cervelli, che l'eccellenza nella ricerca da sempre rappresenta il futuro di un Paese,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga di dover orientare la ricerca sui satelliti anche a quelli che consentiranno la connessione e la trasmissione dei dati sulla banda larga;
se non ritenga di dover strategicamente investire nel settore - utilizzando anche le risorse messe a disposizione dal VII Programma quadro di ricerche comunitario - nei settori delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione oltre che in quello della sicurezza e dell'aerospazio.