Pubblicato il 10 luglio 2008
Seduta n. 35
PEDICA - Al Ministro della giustizia. -
Premesso che:
negli ultimi sei mesi quasi 40 "padrini" delle cosche mafiose italiane hanno vinto le loro battaglie legali nei Tribunali di quasi tutto il Paese, tornando ad essere detenuti comuni nonostante le numerose condanne di ergastolo e gli infiniti misteri che ancora non hanno svelato;
al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e alle Direzioni distrettuali antimafia non è rimasto che prendere atto dell'annullamento dell'istituto del carcere duro, previsto dall'articolo 41-bis della legge n. 354 del 1975, come modificato più volte, anche dopo le stragi di Falcone e Borsellino;
l'ultimo provvedimento di annullamento del 41-bis, che ha fatto scalpore, è stato quello di pochi giorni fa, che ha interessato un capo mafia come Antonio Madonia il quale in gioventù assassinò il generale Dalla Chiesa e il commissario Cassarà,
si chiede di sapere se si ritenga opportuno, visti gli ultimi fatti accaduti, fornire risposte in merito a questo dilagante fenomeno teso ad ammorbidire il carcere duro anche per i boss di mafia: nel continuare con questo modus agendi i detenuti di massima sorveglianza hanno la facoltà di mantenere contatti con l'esterno, questione vitale per le organizzazioni criminali. In altre parole, in quale modo si possa arginare il dilagare di una detenzione più blanda che metterebbe a rischio il Paese, visto che grazie a ciò si darebbe modo ad un "capofamiglia" di riorganizzarsi nuovamente, reiterando la commissione di illeciti e omicidi.