Pubblicato il 24 giugno 2008
Seduta n. 25
GRAMAZIO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri per i beni e le attività culturali e dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
il Consiglio di amministrazione nominato durante il precedente Governo Berlusconi in seno all’Istituto per il credito sportivo è stato sciolto prima della sua naturale scadenza con norma contenuta nella legge finanziaria per il 2007 “al fine di contenere i costi di funzionamento e di conseguire risparmi di spesa”;
nell’aprile 2007 si è provveduto a nominare il nuovo Consiglio di amministrazione, il Presidente ed un nuovo Collegio sindacale e, nel marzo 2008, dopo la caduta del Governo Prodi, anche un direttore generale, la cui sindacabile assunzione è stata oggetto, nella XV legislatura, delle interrogazioni 4-03361 e 4-03388;
il nuovo Consiglio di amministrazione ha varato un piano industriale a giudizio dell'interrogante di dubbia portata che tende a snaturare le funzioni istituzionali dell’Istituto, trasformandolo da ente creditizio al servizio dello sport e dei beni culturali in tradizionale istituto bancario;
il piano industriale prevede, infatti, la realizzazione di una rete di sportelli sul territorio e la creazione di nuovi servizi ed attività senza, però, tenere nella dovuta considerazione le risorse economiche ed umane necessarie per far fronte ai nuovi assetti e volumi di lavoro; prevede, inoltre, di rivolgersi a nuove tipologie di clientela ad alto rischio senza citare le possibili perdite che la normativa di vigilanza impone di considerare e prevede, infine, investimenti e spese in risorse tecnologiche e consulenze che non vengono riportate nei conti economici previsionali, così come viene sottaciuta una serie innumerevole di altre spese nettamente in contrasto con la politica di contenimento auspicata dalla stessa norma contenuta nella legge finanziaria che ha condotto allo scioglimento anticipato del Consiglio di amministrazione;
l’insostenibilità dell’attuale politica di gestione è confermata dal crollo verticale degli utili dell’Istituto, passati, negli ultimi due anni, dai 35 milioni di euro del 2005 ai 20 milioni del 2006 ed ai 16 del 2007;
alla luce di quanto sinteticamente esposto, appare all'interrogante plausibile ipotizzare che la recente diminuzione degli utili e le gravissime carenze del piano industriale non siano frutto di errate valutazioni, bensì sottendano ad un preciso disegno il cui fine ultimo non sembra, certamente, essere l’auspicato contenimento dei costi dell’ente né tanto meno il suo rilancio, ma una speculazione perpetrata in assoluto spregio delle finalità per le quali l’Istituto è nato e per le quali è sinora vissuto con pieno merito,
l’interrogante chiede di sapere:
come sia stato possibile approvare un piano industriale che rivela lacune inammissibili sotto il profilo normativo, economico e funzionale;
se non si ritenga di intervenire per verificare quali siano state le valutazioni che hanno condotto a ratificare un progetto così grossolano ed aleatorio e quali iniziative si intenda assumere per salvaguardare l’Istituto per il credito sportivo e le sue finalità istituzionali.