Atto n. 1-00010

Pubblicato il 18 giugno 2008, nella seduta n. 22
Esame concluso nella seduta n. 58 dell'Assemblea (17/09/2008)

VILLARI , ARMATO , BRUNO , CALABRO' , COMPAGNA , D'ALIA , DELLA SETA , DI GIOVAN PAOLO , DI NARDO , FISTAROL , FOLLINI , LUSI , MUSI , PROCACCI , RANUCCI , SCANU , STRADIOTTO , TREU , ZANDA

Il Senato,

premesso che:

i costi energetici lievitano di giorno in giorno sia per i cittadini che per le imprese;

l'apertura del mercato a nuovi attori e lo sviluppo della concorrenza sono le misure che in definitiva favoriscono gli utenti, come dimostra la netta diminuzione dei prezzi dell'energia elettrica registrata nei giorni scorsi dalla borsa elettrica, con un abbattimento medio dell'1,5 per cento dei costi;

in Italia, la liberalizzazione del mercato del gas è iniziata con l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 164 del 2000 che recepiva la direttiva 98/30/CE e che disponeva, fra l’altro, la separazione societaria delle attività nel settore del gas;

con la direttiva si stabiliva che nessuna impresa del gas, tra cui l'Eni, potesse immettere sul mercato nazionale più del 75 per cento dei volumi di metano consumato in Italia, quota destinata a scendere raggiungendo il 61 per cento nel 2010;

conseguentemente all'entrata in vigore del decreto legislativo il gruppo Eni Spa ha dato vita a Snam Rete Gas Spa, operativa solo nel trasporto nazionale del gas e ad Eni Gas & Power Spa, che opera nei campi dell’importazione e vendita di gas naturale. La produzione dei giacimenti italiani è stata assegnata ad una divisione dell’Eni (Agip), mentre le attività di stoccaggio alla società Stogit, anche essa di proprietà dell’Eni;

l’Autorità per l’energia elettrica e il gas in diverse circostanze ha segnalato al Parlamento e al Governo la necessità di introdurre anche per il settore del gas, come è già accaduto per quello dell’energia elettrica, una separazione proprietaria tra chi gestisce i monopoli tecnici e chi si occupa di libere attività in competizione;

nella segnalazione al Parlamento del 27 gennaio 2005 veniva sottolineato come, per creare una vera concorrenza nel mercato del gas, fosse necessario ridimensionare la posizione dominante dell'Eni in tutte le fasi della filiera di questo settore;

nel febbraio 2006 nel Rapporto dell'Autorità sulla situazione del mercato della vendita di gas naturale in Italia, emergevano gravi criticità della concorrenza complessiva del mercato;

l’articolo 1-ter, comma 4, del decreto-legge 29 agosto 2003, n. 239, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2003, n. 290, ha stabilito che nessuna società operante nel settore del gas naturale e dell’energia elettrica possa detenere, direttamente o indirettamente, quote superiori al 20 per cento del capitale delle società che sono proprietarie e che gestiscono reti nazionali di trasporto di gas naturale e di energia elettrica;

il termine per l’adeguamento a tale disposizione è stato inizialmente fissato dallo stesso decreto-legge n. 239 del 2003 al 1° luglio 2007; in seguito con la legge finanziaria per il 2006 (articolo 1, comma 373, della legge 23 dicembre 2005, n. 266), relativamente alla rete nazionale di trasporto del gas, la suddetta scadenza è stata posticipata al 31 dicembre 2008;

il 4 aprile 2006 la Commissione europea ha inviato 28 lettere di messa in mora nei confronti di 17 Stati membri, fra i quali l’Italia, per non avere recepito correttamente le direttive 2003/54/CE e 2003/55/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2003, che hanno sostituito, rispettivamente, le direttive 96/ 92/CE e 98/30/CE relative al mercato interno dell’energia e del gas;

nella successiva fase della procedura d’infrazione per violazione delle suddette direttive del 2003 l’Italia è stata destinataria di un parere motivato da parte della Commissione nel quale le veniva contestato il mancato recepimento delle disposizioni per la separazione dei sistemi di trasporto e distribuzione (specificamente le norme sull’indipendenza del gestore della rete rispetto alla gestione, alla manutenzione e allo sviluppo della rete);

nel 2006 il legislatore italiano è nuovamente intervenuto nel processo di privatizzazione della Snam Rete Gas Spa con i commi 905 e 906 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), prevedendo l’adozione, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di disposizioni volte all’attuazione dell’obbligo di cessione delle quote del 20 per cento del capitale delle società proprietarie e che gestiscono reti nazionali di trasporto del gas naturale e differendo di due anni, a decorrere dalla data di entrata in vigore del suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, il termine entro il quale l’ENI deve cedere (fino al 20 per cento) la propria partecipazione nel capitale di Snam Rete Gas Spa;

l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha recentemente ribadito che il settore in questione è ancora caratterizzato da una "sostanziale assenza di significativi sviluppi concorrenziali" e da una "insoddisfacente dinamica dei prezzi e del grado di mobilità" dei clienti finali. Nella segnalazione inviata a Parlamento e Governo, il garante critica gli investimenti mancati che hanno avuto effetti negativi sulla sicurezza, denuncia il monopolio di Eni nello stoccaggio e condanna l'attuale integrazione tra società di vendita e di distribuzione;

la scelta dell'Unione europea di non rendere obbligatoria la separazione proprietaria delle reti costituisce una dura battuta di arresto nella liberalizzazione del settore;

considerato che:

a causa dell'inadeguatezza degli sviluppi infrastrutturali e del forte peso che l'Eni spa continua a rivestire sul mercato, nonostante l'introduzione di modifiche nel quadro normativo e regolamentare e la presenza di alcuni segnali positivi (incremento del numero di soggetti che hanno avuto il conferimento della capacità di entry e di quelli che hanno chiesto l’autorizzazione per importare gas naturale), il processo di liberalizzazione nel mercato del gas è incompleto e i tetti massimi stabiliti dall'Antitrust per le società non sono riusciti a invertire una tendenza che rimarrà invariata anche nei prossimi anni;

la strada da seguire a beneficio dei consumatori finali è favorire l'accesso di nuovi soggetti,

impegna il Governo:

a costituire una "borsa del gas", analoga a quella già esistente per il settore elettrico, che, anche se non risolverebbe il problema, comunque incentiverebbe la liberalizzazione del mercato;

ad assumere tutte le ulteriori iniziative necessarie al fine di rompere i monopoli esistenti ed assicurare con trasparenza ai cittadini la possibilità di scegliere, tanto più in una stagione, come quella attuale, di crisi drammatica sull'energia.