Atto n. 4-03370

Pubblicato il 26 febbraio 2008
Seduta n. 281

POLLEDRI - Al Ministro degli affari esteri. -

Premesso che:

il 5 dicembre 2007 in Iran un giovane di meno di vent’anni è stato impiccato, con l’accusa di avere violato “i precetti islamici e le leggi morali terrene”. La sostanza del reato è costituita da un rapporto omosessuale che il ragazzo avrebbe avuto all’età di tredici anni. La campagna di sostegno al giovane condannato, sostenuta a livello mondiale da associazioni, ma non da pubbliche istituzioni, nulla hanno potuto contro l’inflessibile tribunale shariatico iraniano;

esistono altri episodi di inaccettabile crudeltà dei quali la stampa nazionale raramente dà notizia, anche perché sottoposti alla censura del Paese in cui avvengono. Tali episodi sono il risultato di un tragico convergere di conflitti etnico-tribali, applicazione di metodi e legittimazione tratti dalla legge coranica, la sharia, e della totale assenza di ogni forma di rispetto dei diritti elementari di ogni persona;

attraverso siti Internet clandestini si è avuta notizia che agli inizi di novembre 2007 è stata impiccata nel nord dell’Iran, assieme ad alcuni compagni minorenni, una studentessa, incinta, e con l’unica colpa di avere distribuito un volantino che richiamava l’attenzione sul desiderio di autonomia delle popolazioni arabe del nord del Paese rispetto alla maggioranza persiana;

è legittimo credere che i metodi applicati, tipici dell’integralismo religioso, assieme alla sottomissione della figura femminile anche negli aspetti legati alla gravidanza, abbiano reso possibile anche altri casi di sentenze assolutamente intollerabili alla luce del riconoscimento universale dei diritti dell’uomo, principio cardine anche dell’ordinamento italiano;

secondo Human Rights Watch l’Iran ha il primato mondiale di esecuzioni di minorenni,

l’interrogante chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo intenda impegnarsi ad una condanna morale pubblica ed esplicita di quanto avvenuto in Iran e dei metodi brutali ed inaccettabili di applicazione della legge, di svolgimento dei processi e di esecuzione delle condanne in quel Paese;

se intenda adoperarsi in sede europea e presso le Nazioni Unite, in particolare in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, per un atto congiunto di condanna e una pressione internazionale per fermare l’uso indiscriminato della legge shariatica senza alcun rispetto delle tutele fondamentali riconosciute dalla comunità internazionale.