Legislatura 15 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-00760

Atto n. 3-00760 (in Commissione)

Pubblicato il 20 giugno 2007
Seduta n. 172

DI LELLO FINUOLI , CALVI , RUSSO SPENA , VALENTINO , CENTARO - Al Ministro degli affari esteri. -

Premesso che:

l’8 dicembre 2006 Gaetano Caramazza di Palermo veniva arrestato a Malta con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, falsificazione e truffe, insieme con Fabio Zulian di Torino e Nevio Barut di nazionalità slovena;

a fronte di una cospicua perdita al “Casinò di Venezia” di quella città, una parte del debito di gioco del Caramazza veniva pagato personalmente da un suo amico, Fabio Zulian, con un assegno di 100.000 euro risultato rubato e della cui provenienza illecita lo stesso Zulian ha sempre dichiarato di non essere a conoscenza;

ottenuti gli arresti domiciliari dietro pagamento di una cauzione di circa 37.000 euro, e con l’obbligo di restare a Malta, il Caramazza rispettava pienamente gli obblighi impostigli;

nel corso dell’istruttoria venivano derubricati alcuni capi di imputazione, poi “riammessi” in una udienza “ a porte chiuse” senza la presenza del difensore e dell’indiziato e, comunque, veniva respinta la richiesta di quest’ultimo di rientrare in Italia per evitare le insostenibili spese di soggiorno in albergo, le spese dei viaggi dei suoi familiari e per curarsi meglio, considerato il suo precario stato di salute, peraltro facilmente dimostrabile;

dopo qualche giorno, però, su denuncia di un tassista, al quale l’indiziato avrebbe palesato la sua intenzione di lasciare clandestinamente il Paese, sulla base di un sospetto di fuga non dimostrato e non dimostrabile, veniva di nuovo arrestato;

essendosi sentito più volte male e portato in ospedale, dato lo stato d’ansia, veniva chiesto un consulto psichiatrico durato una ventina di minuti, nel corso del quale, alla domanda “che cosa prova”, nella momentanea e giustificata disperazione, dichiarava di provare molta rabbia verso il tassista e che, se avesse avuto una pistola, gli avrebbe sparato o si sarebbe sparato per porre fine alla sua incredibile vicenda;

questo sfogo umano, comprensibile e del tutto passeggero, induceva lo psichiatra a diagnosticare uno stato patologico tale da disporne il trasferimento nel manicomio criminale dove, paradossalmente, è tuttora ristretto;

tralasciando qualsiasi rilievo critico sul modo in cui il sistema giudiziario maltese sta operando nel caso in oggetto, si ritengono degni di tutela il diritto ad un equo processo, alla tutela della salute dell’indiziato, il diritto alla sua integrità fisica e psichica, messo in pericolo da una lunga detenzione – ingiusta perché sproporzionata per i fatti addebitatigli – e dal ricovero in un manicomio criminale che, per una persona sana di mente, potrebbe essere fatale,

si chiede di sapere quali iniziative di competenza il Ministro in indirizzo intenda adottare perché sia assicurato il rispetto dei diritti sopra citati, garantiti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, ed al rispetto dei quali anche la Repubblica di Malta è tenuta.