Atto n. 4-02078

Pubblicato il 31 maggio 2007
Seduta n. 159

SACCONI - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. -

Premesso che:

la legge finanziaria per il 2007, all’articolo 1, commi 1173 e 1174, quale misura di contrasto al lavoro sommerso prevede, seppure con carattere di sperimentalità, l’introduzione di appositi indici di congruità finalizzati sostanzialmente a stabilire il “congruo” rapporto fra produzione e numero di salariati;

a tal fine, la suddetta legge delega il Ministero del lavoro ad emanare, entro sei mesi dalla sua data di entrata in vigore (quindi, entro il 30 giugno 2007), uno o più decreti finalizzati a definire “gli indici di congruità del rapporto tra la qualità dei beni prodotti e dei servizi offerti e la quantità di ore di lavoro necessarie nonché lo scostamento dell’indice da considerare tollerabile, tenuto conto delle specifiche caratteristiche produttive e tecniche nonché dei volumi di affari e redditi presunti”;

il Ministero del lavoro, il 17 maggio 2007, ha convocato una prima riunione con le parti sociali, nel corso della quale sono state illustrate alcune ipotesi di studio per l'individuazione dei parametri ed è stata manifestata l’intenzione di avviare la fase sperimentale introducendo gli indici ai settori dell’edilizia e dell’agricoltura, con possibilità di estensione ad altri settori (a cominciare da imprese di pulizie, logistica e turismo). Infine, il Ministero ha rappresentato l’ipotesi di far rilevare la congruità o meno dell’impresa ai fini della concessione di agevolazioni normative e contributive e della partecipazione ad appalti pubblici (con possibilità di estensione, nel tempo, anche a quelli privati);

considerato che:

l'introduzione degli indici di congruità rappresenta un intervento dirigista dello Stato sull’economia del Paese, intollerabile in una libera economia di mercato;

appare di tutta evidenza, inoltre, l’obiettiva impossibilità di stabilire in astratto, per via legislativa, il rapporto congruo tra servizi e beni prodotti e quantità di lavoro necessario per produrli, poiché tale valutazione difficilmente riuscirebbe a tenere conto delle diversità oggettivamente presenti tra le aziende, anche se appartenenti ai medesimi settori, in termini di organizzazione del lavoro, livello tecnologico delle stesse, formazione, competenze e produttività dei lavoratori, qualità e quantità dell’apporto lavorativo degli artigiani nell’azienda. A questo si aggiungano inoltre le differenze territoriali per quanto concerne i gap infrastrutturali, l'incidenza della criminalità, il diverso livello di efficienza delle pubbliche amministrazioni;

pertanto, gli indici di congruità finirebbero con l’essere o talmente “bassi” da rivelarsi del tutto inutili - e, in ogni caso, fonte di nuovi oneri soprattutto per le imprese di dimensioni minori, in considerazione degli inevitabili adempimenti burocratici che l’introduzione di un siffatto meccanismo comporterebbe -, ovvero, nel caso contrario, rischierebbero di determinare la marginalizzazione economica e la chiusura di larga parte delle piccole imprese;

tali misure scoraggiano l’imprenditorialità e la naturale vitalità delle piccole imprese, perché un intervento autoritario dello Stato su come vada organizzata l’impresa in termini di manodopera non può essere accettato da chi, nell’attività di intrapresa, mette in gioco, oltre alla sue risorse intellettuali, fisiche e finanziarie, soprattutto una cultura d’impresa basata sulla libera iniziativa,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno evitare l'introduzione degli indici di congruità previsti dalla legge finanziaria per il 2007 e rivedere le misure di contrasto al lavoro sommerso cominciando dalla intensificazione e razionalizzazione dell'attività ispettiva.