Pubblicato il 8 maggio 2007
Seduta n. 148
POLLEDRI - Al Ministro per i beni e le attività culturali. -
Premesso che:
la Fondazione Parco Archeologico di Classe (poi Ravennantica) è stata costituita in virtù del decreto legislativo 368/98 che, all'art. 10, prevede la possibilità di costituire enti misti pubblico-privati per la gestione dei beni culturali;
poiché il regolamento di attuazione dell'art. 10 fu emanato con ritardo, quando la Fondazione nacque lo Stato non poté partecipare (ma i due Sovrintendenti vennero inseriti d'ufficio nel Consiglio di amministrazione), e vi entrarono invece le amministrazioni locali, le banche (come finanziatori), la Diocesi e soprattutto l'Università di Bologna;
presidente fu nominata, e tuttora ricopre la carica, una ex deputata dei DS, Elsa Signorino;
la Fondazione dovrebbe raccogliere fondi ed utilizzarli per la valorizzazione dei beni culturali della zona;
fin da subito questa Fondazione è stata largamente sovvenzionata dalle fondazioni bancarie locali ed ha gestito enormi finanziamenti europei;
attualmente ha esaurito i fondi disponibili senza aver prodotto particolari progetti ed ha fatto richiesta di nuovi finanziamenti dallo Stato;
sembrerebbe che gran parte dei fondi siano stati impiegati per compiere studi e scavi e portare prestigio ai vari cattedratici, senza realizzare il previsto nuovo Museo, di cui non esistono ancora neppure i progetti;
sembra che alcuni esponenti della Fondazione abbiano fatto richiesta di poter ottenere parte della percentuale per i beni culturali proveniente dagli introiti del gioco del Lotto, esattamente un milione e mezzo di euro, per fare un concorso di idee internazionale per la musealizzazione della zona archeologica di Classe;
è stata avanzata una richiesta per lavori di restauro e valorizzazione del sito archeologico di Classe e la richiesta sta per essere approvata;
considerato che:
nel frattempo, sono continuati i contatti per l'entrata ufficiale del Ministero nella Fondazione, ma le condizioni dettate sono state ritenute inaccettabili e la proposta è stata bocciata; praticamente, per la Fondazione il Ministero doveva cedere zone archeologiche, monumenti, chiese, reperti, ma doveva continuare a retribuire di tasca propria il personale, mentre la Fondazione avrebbe portato i finanziamenti delle banche e incamerato integralmente gli introiti dei biglietti venduti, dei gadget, delle pubblicazioni eccetera. L'Università non avrebbe partecipato economicamente, avrebbe fatto i suoi studi e i suoi scavi grazie alle sovvenzioni della Fondazione. In cambio, il Ministero sarebbe entrato ufficialmente nella Fondazione, ottenendo diritto di voto ma non di veto;
tale proposta avrebbe generato forti perplessità anche tra esponenti governativi dei DS, ma senza il via libera del Ministero, la Fondazione non può gestire nulla, quindi le trattative continuano, nel segreto più generale;
a Ravenna il Comune sente la Fondazione come cosa propria e la bocciatura ha "bruciato", per cui è stata passata sotto silenzio, in quanto è risultata uno smacco notevole;
i sindacati, probabilmente, visto che si tratta di una Fondazione di sinistra, non hanno reagito;
peraltro, la questione è molto più vasta di quanto non sembri: da un lato la legge prevede che il concessionario-gestore privato di beni culturali sia scelto tassativamente con gara pubblica, dall'altro, l'art. 10 prevede la possibilità di creare enti misti per gestire i beni culturali e, basandosi su questo articolo, le fondazioni sono proliferate;
il caso più eclatante si registra in Campania, dove la Regione ha costituito un ente di nome SCABEC (51% Regione, 49% privati) per gestire tutti i beni culturali statali e regionali a mezzo di una convenzione che risulta essere temporaneamente bloccata per le polemiche sollevate dai sindacati, malgrado il Ministero avesse dato il via libera;
ancora, ad Aquileia sta nascendo un'altra Fondazione, a Torino già esiste quella del Museo Egizio, che, per quanto consta, non avrebbe fatto nulla salvo elargire stipendi d'oro ai membri del Consiglio di amministrazione (presidente è Alain Elkann), eccetera;
molti esponenti di sinistra polemizzano, in alcuni casi a ragione, per le privatizzazioni di servizi essenziali, perché in materia di beni culturali si compiono operazioni a dir poco disinvolte, spendendo, come nel caso sopra descritto, 1.500.000 euro per un progetto che forse non sarà mai realizzato,
l'interrogante chiede di sapere se non si intenda definire una normativa per prevedere un’adeguata vigilanza sulle Fondazioni per verificare l’effettiva realizzazione degli scopi prefissati all’atto della loro costituzione.