Atto n. 4-01706

Pubblicato il 4 aprile 2007
Seduta n. 137

VALPIANA , RUSSO SPENA , ALBONETTI , ALFONZI , ALLOCCA , BOCCIA Maria Luisa , BONADONNA , BRISCA MENAPACE , CAPELLI , CAPRILI , CONFALONIERI , DEL ROIO , DI LELLO FINUOLI , EMPRIN GILARDINI , GAGGIO GIULIANI , GAGLIARDI , GIANNINI , GRASSI , LIOTTA , MARTONE , NARDINI , PALERMO , SODANO , TECCE , VANO , ZUCCHERINI , COSSUTTA - Al Ministro dell'interno. -

Premesso che:

ogni anno, dal 2002, intorno alla data del 7 luglio 2007, a Schio, città medaglia d'argento al valore militare per la Resistenza, si svolge una manifestazione-corteo dei reduci della Repubblica di Salò insieme ad alcune centinaia di manifestanti;

tale manifestazione, altamente offensiva per i cittadini e le cittadine scledensi, che si sono distinti in particolare modo nella lotta antifascista, prende a pretesto il ricordo dell'eccidio avvenuto, per mano di un gruppo autonomo di partigiani non legati a catene di comando, nelle carceri di Schio nel luglio del 1945, un triste episodio che costituisce ancora una ferita profonda nella coscienza civile e nella memoria della città;

con l'alibi della commemorazione, però, ogni anno il Sacrario militare e l'intera città di Schio diventano teatro di una vera e propria gazzarra di stampo nazifascista che offende insieme alla città anche i familiari e gli eredi delle vittime, che non si sentono rappresentati da quei figuri e si dissociano pubblicamente da tale strumentalizzazione che offende, in particolare modo, anche la memoria dei tanti partigiani sepolti in quel Sacrario;

il ricordo di quell'eccidio esecrabile, infatti, è diventato la scusa per una strumentalizzazione politica durante la quale si inneggia al nazifascismo con slogan, gesti e simboli inequivocabili, dal saluto romano al grido «boia chi molla», dalle bandiere della Repubblica sociale italiana, all'accusa di assassini rivolta alla generalità dei cittadini di Schio;

tale manifestazione, invisa ai cittadini, è avversata da tutte le forze democratiche, tanto che fin dal 2005 il Sindaco, le associazioni partigiane ed il Comitato dei familiari delle vittime hanno firmato un solenne documento comune nel quale dichiarano di riconoscersi nei valori fondanti della Repubblica italiana e della Resistenza, condannano l'eccidio di Schio ad opera dei partigiani, promuovono la memoria dei 54 trucidati e invocano la concordia civica, dissociandosi da ogni offensiva manifestazione che strumentalizza i morti di quell'eccidio;

nel luglio del 2006, il Governo e le diverse autorità preposte hanno ricevuto diverse sollecitazioni, a partire da quelle del Sindaco, rivolte ad evitare lo svolgimento di questa manifestazione pubblica, tra cui un appello al Ministro dell'interno, firmato dall'interrogante ed altre parlamentari venete del centro-sinistra, affinché impedisse, per la quinta volta di seguito, una manifestazione palesemente pretestuosa inneggiante al nazismo e al fascismo;

in effetti, dopo numerosi e reiterati incontri con il Prefetto ed il Questore, nel luglio 2006, non è stata autorizzata alcuna manifestazione, ma il divieto è stato aggirato con la richiesta d'uso del Sacrario, presentata dal referente locale dell'associazione «Continuità ideale con la Repubblica sociale italiana» (una sigla non tollerabile nella Repubblica italiana) al Comitato per l'onore dei caduti in guerra, che gestisce i Sacrari militari, per il pretestuoso svolgimento di una manifestazione religiosa;

in effetti, con quella scusa e con la scusa di deporre dei fiori si è tenuta una manifestazione non autorizzata con corteo, durante la quale si sono sentiti cori e slogan inneggianti al fascismo e si sono viste insegne, striscioni e bandiere di ogni tipo (tra cui una bandiera della RSI issata sul pennone del Sacrario insieme al Tricolore);

a seguito di tali episodi, ben 63 seguaci del gruppo "Continuità ideale" sono sotto inchiesta da parte della Procura di Vicenza per aver infranto il divieto del Questore di partecipare alla commemorazione dell'Eccidio di Schio, tra cui don Giulio Tam (ex-sacerdote ultranazionalista, già lefebriano scomunicato e sospeso a divinis, divenuto la guida spirituale per i movimenti di estrema destra), Paolo Caratossidis, coordinatore nazionale di Forza Nuova e Massimo Perrone, segretario forzanovista del Lazio;

se la gran parte degli indagati è accusata di avere partecipato alla manifestazione non autorizzata, undici manifestanti, tra cui Alex Cioni, segretario regionale di Azione Sociale, devono rispondere anche di resistenza a pubblico ufficiale per avere sfondato il cordone utilizzando le aste delle bandiere;

Cioni, inoltre, ha dichiarato che il divieto era "assurdo perché chi doveva autorizzarlo l'aveva già fatto nelle precedenti edizioni. Quindi è chiaro che le reali motivazioni del diniego sono da attribuirsi al cambiamento di Governo, che ha già adottato misure repressive nei confronti della nostra parte politica" (come riportato dal “Corriere del Veneto” di mercoledì 20 dicembre 2006 e dal “Giornale di Vicenza” del 19 dicembre 2006),

si chiede di sapere se non si ritenga, alla luce dei fatti occorsi nel luglio 2006, di adottare fin d'ora le misure più opportune e la dovuta concertazione tra Ministeri al fine di evitare il prossimo anno lo svolgimento di manifestazioni e cortei ma anche la concessione in uso del Sacrario che, con il pretesto di una celebrazione religiosa, si trasformano in propaganda dell'ideologia nazi-fascista, offendendo il sentimento democratico.