Pubblicato il 4 aprile 2007
Seduta n. 137
BIANCONI , TOMASSINI , CARRARA , LORUSSO , COLLI , GHIGO , POLLEDRI , DIVINA
Il Senato,
premesso che:
dal 28 marzo 2007 è disponibile per tutte le donne il vaccino contro il tumore del collo dell’utero, il Gardasil;
questa importante azione positiva per la salute della donna contribuirà a ridurre notevolmente una malattia che ogni giorno colpisce in Italia circa dieci donne, con una mortalità annua di circa 1.700 decessi;
con l’impegno della 12a Commissione (Igiene e Sanità) del Senato, il Ministro della salute ha potuto compiere un importante passo nel campo della prevenzione e nel campo dell’oncologia, garantendo l’offerta gratuita del vaccino Gardasil a tutte le adolescenti dell’età di dodici anni;
attualmente, però, le donne/adolescenti (fuori dalla coorte delle dodicenni) che volessero decidere di vaccinarsi devono acquistare il farmaco, il cui costo finale al pubblico è di 188,15 euro a dose. Un costo così elevato del vaccino, che consta di tre dosi da somministrare entro un anno, rischia di ridurne notevolmente l’acquisto;
il costo al quale la casa produttrice vende il vaccino è di 114,00 euro, a causa di quanto previsto attualmente dalla legge del 23 dicembre 1996, n. 662, poi modificata con la legge del 27 dicembre 2002, n. 289, a tale costo viene aggiunto un rincaro del 6,65% dovuto al grossista, e quello più elevato, del 26,7% dovuto al farmacista;
considerato che le Regioni potrebbero porre in essere una delle seguenti misure per governare la struttura di prezzo di acquisizione del vaccino:
a) acquisto e distribuzione diretta: le Regioni acquistano dal produttore al prezzo ex-factory (o a quello ulteriormente scontato per accordo, pari a 106,00 euro) e provvedono a renderlo disponibile, nelle sedi opportune designate (ASL, ospedali, farmacie comunali, eccetera) ad un prezzo lievemente superiore per la copertura degli oneri addizionali di somministrazione del vaccino. Il costo finale in questo caso sarebbe di 134,00 euro + IVA;
b) acquisto e distribuzione diretta con procedure di partecipazione alla spesa: le Regioni acquistano da produttore al prezzo ex-factory (o a quello ulteriormente scontato per accordo, pari a 106,00 euro) e provvedono a renderlo disponibile, nelle sedi opportunamente designate (ASL, ospedali, farmacie comunali, eccetera), ad un prezzo inferiore di una percentuale variabile tra il 40 ed il 50% (oneri di somministrazione inclusi). In questo caso il costo finale del vaccino sarebbe di 67,80 euro + IVA, quindi solo il 50 o 60% del valore definito dalle Regioni;
c) procedimento di distribuzioni per conto (DPC): le Regioni acquistano dal produttore ex-factory (o a quello ulteriormente scontato per accordo, pari a 106,00 euro), riconoscendo ai farmacisti territoriali, previo negoziato, un appropriato margine di ricavo fisso (ovvero 10%). Il costo finale del vaccino sarebbe di 126,00 euro + IVA;
d) acquisto diretto e rivendita: le Regioni acquistano dal produttore al prezzo ulteriormente scontato per accordo (pari a 106,00 euro)e successivamente vendono alle farmacie che applicano un margine di ricavo variabile con valore massimo predefinito (ovvero 15%). Il ricavo netto della Regione può essere destinato a finanziare la rimborsabilità per una seconda coorte. In quest’ultimo caso il costo finale del vaccino al pubblico sarebbe di 131 euro + IVA,
impegna il Governo:
ad intraprendere azioni al fine di promuovere al meglio la diffusione, e quindi l’acquisto, del vaccino, così che venga abbattuto il costo del prodotto (anche a tutte le adolescenti/donne, esclusa la coorte delle dodicenni che, come previsto, verrà vaccinata attraverso il servizio sanitario nazionale), predisponendo un tavolo negoziale con le Regioni e la filiera dei farmacisti al fine di ridurre il costo finale del prodotto.