Pubblicato il 14 febbraio 2007
Seduta n. 107
D'ONOFRIO , ZANOLETTI , CICCANTI , TREMATERRA - Al Ministro dell'interno. -
Premesso che prevalentemente se non esclusivamente nelle Regioni meridionali le Prefetture sono incaricate di rilasciare una certificazione ai sensi dell'art. 10 del decreto del Presidente della Repubblica 252/98,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga di accertare se il Prefetto di Palermo, nello svolgimento delle attività connesse alla predetta certificazione, si sia sempre attenuto ai criteri indicati nel predetto art. 10, che sono fissati in modo rigido e vincolante, senza la possibilità di evasioni ed estensioni che rappresenterebbero un grave arbitrio;
infatti, il Prefetto di Palermo nel rilasciare la certificazione richiesta dal CERISDI (Centro Ricerche e Studi Direzionali) di Palermo, avvalendosi della riservatezza che impedisce la notifica dell'esito della certificazione stessa al soggetto richiedente, ha dato un parere negativo che certamente è stato fondato su motivazioni diverse da quelle contemplate rigorosamente dai sub-commi a), b) e c) del comma 7 dell'art. 10;
ora, l'eventuale violazione della legge giustificata con rigorismi pretestuosi rappresenta una triplice grave violazione della quale il predetto ufficio di Prefettura deve essere chiamato a rispondere: anzitutto gli interessi, ivi compresi quelli del buon nome di un organismo quale il CERISDI, che è un'Associazione legalmente riconosciuta che svolge da anni una proficua attività formativa della quale si sono serviti molteplici soggetti anche di carattere internazionale; una violazione dei doveri di correttezza e di discrezione in forza dei quali la tutela delle persone giuridiche e collettive e private rappresentano sempre un bene da tutelare, senza dovere sopportare interventi di carattere poliziesco che non si conciliano con i principi della nostra Carta costituzionale; ed infine una potenziale lesione ad una persona, peraltro rivestita da mandato parlamentare;
l'estrema gravità del comportamento del Prefetto di Palermo evoca episodi che si addicono ad altri regimi che, anche nella storia italiana, non hanno mancato di utilizzare i mezzi di polizia per colpire esponenti politici con gravi conseguenze sul piano dell'ordinamento democratico.