Pubblicato il 11 luglio 2006
Seduta n. 15
MALAN , PASTORE , PALMA , QUAGLIARIELLO , AMATO , BARELLI , BETTAMIO , STRACQUADANIO
Il Senato,
premesso che:
in più occasioni membri del Governo hanno manifestato l’intendimento di modificare varie norme allo scopo di rendere più facile l’immigrazione e l’acquisizione della cittadinanza per cittadini extracomunitari;
diversi membri del Governo hanno, altresì, pubblicamente espresso favore nei confronti di misure di sanatoria o regolarizzazione a favore di persone immigrate illegalmente, o che comunque non hanno rispettato le procedure previste dalle norme in vigore;
gli stessi propositi erano contenuti nel programma elettorale della coalizione dell’Unione, in particolare la riduzione del periodo di attesa per l’acquisizione della cittadinanza e della carta di soggiorno, la reintroduzione della figura dello sponsor, il riconoscimento di titoli di studio e delle qualifiche professionali acquisiti nei Paesi di provenienza o transito, la semplificazione dei ricongiungimenti familiari, l’introduzione dello ius soli per la cittadinanza, l’ampliamento della possibilità di ottenere l’asilo con il patrocinio gratuito e la permanenza garantita in caso di ricorso contro l’eventuale rigetto, e infine la concessione del permesso di soggiorno ad ogni immigrato che denunci la propria condizione di lavoro irregolare;
considerato che le misure suddette inciderebbero profondamente nella legislazione italiana e che la loro implementazione comporterebbe il conferimento della cittadinanza a centinaia di migliaia di persone, la regolarizzazione e l’ingresso di altre centinaia di migliaia, se non milioni, di persone, e una conseguente profonda e irreversibile alterazione della composizione etnica, sociale e culturale della popolazione dell’Italia;
constatato che, a seguito dell’aspettativa suscitata dalle dichiarazioni citate, si è verificato un consistente aumento di arrivi, regolari e non, di stranieri in Italia;
preso atto della tendenza dell’attuale Esecutivo a ricorrere allo strumento del decreto-legge, anche per riforme di notevole portata,
impegna il Governo:
a non impiegare lo strumento del decreto-legge per modificare le norme su immigrazione e cittadinanza o per introdurre nelle stesse materie sanatorie, regolarizzazioni e simili;
ad escludere in ogni caso da qualsiasi agevolazione persone entrate nell’ultimo anno in Italia in modo irregolare o con visti o permessi che escludano la possibilità di lavoro.