Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02379
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Atto n. 3-02379 (in Commissione)
Pubblicato il 30 novembre 2005
Seduta n. 911
MORO - Ai Ministri degli affari esteri e per le politiche comunitarie. -
Premesso che:
da notizie di stampa apparse dapprima sul quotidiano “El Pais” del 26 novembre 2005, confermate da alcuni lanci dell’agenzia ADN KRONOS del 28 novembre 2005, ripresi dal quotidiano “Il Sole 24 Ore” del successivo 29 novembre, si apprende che la Commissione europea intende effettuare una ristrutturazione del Servizio delle traduzioni, che comporterà un concreto pregiudizio per la lingua italiana;
secondo il documento della Commissione, infatti, entro la fine del 2006 è prevista una riduzione del numero di pagine da tradurre da 2,2 milioni a 1,7 milioni, in conseguenza dell’impostazione volta a dare maggiore priorità ad argomenti determinati e a testi più corti;
conseguentemente i traduttori di lingua italiana, secondo le fonti citate, saranno ridotti nel 2006 dal numero di 86 a 67 effettivi, a fronte dei 60 previsti per la lingua maltese, la meno parlata dell’Unione, e a fronte dei 122 per la lingua inglese e ai 126 per il francese e il tedesco. Sostanzialmente, si creano tre categorie di lingue: la prima comprende inglese, francese e tedesco, con le persone sopra indicate; la seconda comprende i paesi entrati nell’Unione nel 2004, con 60 traduttori; la terza comprende tutti gli altri paesi, compresa l’Italia, con 67 traduttori;
va ricordato che, secondo un recente sondaggio di Eurobarometro, l’italiano è la quarta lingua più parlata nell’Unione;
va anche ricordato che il 3 maggio 2005 l’Italia ha presentato un ricorso al Tribunale di primo grado dell’Unione europea avverso la decisione della Direzione generale amministrativa della Commissione europea, adottata il 10 novembre 2004, nella misura in cui questa prevede che i bandi di concorso per i posti delle qualifiche superiori siano pubblicati nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione soltanto in inglese, francese e tedesco; il ricorso italiano si basa su plurime disposizioni del Trattato CE e, in particolare, sull’articolo 290, secondo cui le istituzioni comunitarie esercitano i loro compiti rispettando le diversità linguistiche, e sull’articolo 12, che consacra a livello comunitario il principio generale di uguaglianza;
dai dati sopra esposti emerge quindi con chiarezza il proposito della Commissione europea di privilegiare soltanto tre delle lingue dell’Unione, le cosiddette “lingue di lavoro”, e di posporre in importanza tutte le altre; d’altro canto sono ancora vivi i ricordi dell’inizio dell’anno 2005, in cui la Commissione ha tentato infruttuosamente di ridurre le lingue parlate nelle conferenze stampa a inglese, francese e tedesco, eliminando l’italiano,
si chiede di sapere:
se corrisponda al vero l’intendimento della Commissione europea di riordinare il Servizio dell’interpretariato, secondo quanto indicato in premessa;
quale sia al riguardo la posizione del Governo italiano e quali conseguenti iniziative si intendano assumere.