Atto n. 4-09606

Pubblicato il 7 novembre 2005
Seduta n. 888

MODICA - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e delle attività produttive. -

Premesso che:

la maggioranza azionaria della Cassa di Risparmio di Pisa S.p.A., storico istituto bancario attivo nelle province tirreniche della Toscana, è stata ceduta qualche anno fa alla Banca Popolare di Lodi, ora Banca Popolare Italiana (BPI), insieme a quelle delle Casse di Risparmio consorelle di Lucca e di Livorno con le quali la Cassa di Pisa formava il gruppo delle Casse del Tirreno;

dal momento della cessione è iniziato uno sradicamento territoriale della Cassa di Risparmio di Pisa, da un lato con la vendita di immobili di proprietà della Cassa siti a Pisa o nel territorio pisano a varie società immobiliari, tra cui alcune off-shore, dall’altro con i tagli del personale dai circa 700 del 2000 agli attuali 440, dei dirigenti da 9 a 2 (entrambi di provenienza esterna), degli sportelli da 57 a 53;

la Cassa di Risparmio di Pisa è stata territorialmente indebolita anche dal punto di vista operativo in quanto rami d’azienda come gli uffici estero, legale, finanza, economato, pricing, controllo di gestione, contabilità e bilancio sono stati scorporati dalla banca e portati a Lodi presso la capogruppo BPI o presso altre aziende del gruppo BPI oppure affidati all’esterno con contratti di servizio;

i dati dell’ultimo bilancio disponibile della Cassa di Risparmio di Pisa, quello del 2004, non sembrano particolarmente confortanti visto che, a fronte di un positivo miglioramento dei costi operativi, la massa amministrata (raccolta diretta e indiretta) è diminuita del 2,1% rispetto all’anno precedente, gli impieghi dell’8,4%, il margine di interesse del 10,5%, il margine di intermediazione del 4,6%, in controtendenza rispetto agli analoghi dati raccolti dalla Banca d’Italia per la Provincia di Pisa e per la Regione Toscana;

nel 2004 si è verificato anche un forte aumento delle tariffe dei servizi bancari della Cassa di Risparmio di Pisa, rispecchiato dall’aumento dell’8,2% delle commissioni nette riportato in bilancio, che ha causato forti proteste tra i clienti della banca e ampie polemiche sui giornali locali;

il piano imprenditoriale della BPI, almeno quello noto fino a qualche mese fa, consisteva nella fusione delle Casse di Risparmio di Pisa e di Livorno in quella di Lucca, mentre la Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa ha interamente venduto il proprio pacchetto azionario della Cassa di Risparmio di Pisa rimanendo invece socio di minoranza della Cassa di Risparmio di Lucca;

considerato che:

la natura delle Casse di Risparmio italiane, tra cui anche quella di Pisa, è di essere considerate, come sono effettivamente per ragioni storiche, patrimonio del territorio di riferimento e frutto del risparmio accumulato da generazioni di cittadini, anche al di là della separazione avvenuta con le rispettive Fondazioni che continuano a sostenerne le attività sociali e culturali;

la struttura produttiva tradizionale della Provincia di Pisa è caratterizzata dalla presenza di importanti e caratteristici distretti industriali costituiti da centinaia di piccole e medie imprese, come ad esempio il distretto del cuoio, della pelle e delle calzature attorno a S. Croce sull’Arno e S. Miniato, il distretto dell’indotto meccanico della Piaggio attorno a Pontedera, il distretto del legname e del mobilio attorno a Cascina;

il modello economico tutto italiano dei distretti industriali abbisogna anche di un sistema di banche locali in grado di fornire alle imprese tutta la filiera dei servizi finanziari nazionali e internazionali e di interagire positivamente con esse sia in termini di strategie locali adattate alle esigenze della particolare clientela che in termini di innovazione, tanto che, ad esempio, qualche anno fa le Casse di Risparmio di Pisa e di S. Miniato si consorziarono per aprire un ufficio a Londra in appoggio alle crescenti attività internazionali del distretto del cuoio;

il sistema delle Casse del Tirreno è entrato in crisi parallelamente alla crisi dei distretti industriali tradizionali della fascia costiera della Toscana;

la Banca Popolare Italiana attraversa notoriamente un periodo di notevoli difficoltà;

la IV commissione permanente del Consiglio Comunale di Pisa ha approvato all’unanimità il 30 settembre 2005 un ordine del giorno sulla situazione della Cassa di Risparmio di Pisa in cui esprime preoccupazione per il futuro degli istituti bancari locali appartenenti al gruppo BPI e per le eventuali ricadute negative che si potrebbero avere sul territorio,

si chiede di sapere:

se risulti al Ministro dell’economia e delle finanze quale sia attualmente la reale situazione patrimoniale della Banca Popolare Italiana e quali il suo piano industriale e le sue prospettive d’impresa, con particolare riguardo alle Casse del Tirreno e alla Cassa di Risparmio di Pisa di cui è azionista di riferimento, tenendo conto dell’attuale situazione economica e produttiva delle province della Toscana nord-occidentale e della difficoltà di migliorarla in mancanza di un solido istituto bancario insediato nel territorio e ben collegato con esso;

se risulti al Ministro delle attività produttive quale sia la posizione dei distretti industriali pisani riguardo al problema dei servizi bancari e finanziari del territorio e quali azioni preveda di svolgere per sostenere con adeguati strumenti e incentivazioni, anche sul versante bancario, lo sforzo di innovazione e competitività che questi distretti stanno mettendo in atto per uscire dalla pesante crisi produttiva degli ultimi anni.