Pubblicato il 2 aprile 2025, nella seduta n. 290
MAGNI, DE CRISTOFARO, CUCCHI - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. -
Premesso che:
la regione Sicilia ha una lunga tradizione industriale che ha subito, negli ultimi anni, un progressivo declino, con la chiusura di numerosi stabilimenti, la delocalizzazione delle produzioni e la perdita di posti di lavoro;
la crisi economica che ha colpito l'isola è aggravata dalla concentrazione di attività industriali in settori vulnerabili, come quello dell'energia e della chimica, nonché da politiche di austerità che hanno inciso negativamente sulla crescita e sul welfare;
le politiche economiche dell’ultimo periodo non hanno risposto adeguatamente alle esigenze di tutela dell'occupazione e alla promozione di un modello di sviluppo sostenibile, basato su una transizione ecologica e sull'innovazione tecnologica, che fosse in grado di risollevare l'economia siciliana;
il futuro del settore chimico in Sicilia è sempre più incerto dopo la decisione di ENI di abbandonare la chimica di base: la chiusura degli impianti di Ragusa e l’annunciata chiusura di quello di Priolo, in provincia di Siracusa, mette a rischio diretto oltre 540 posti di lavoro, ma l'impatto sull'indotto potrebbe essere ancora più devastante, con circa duemila posti in bilico nelle due località e oltre 700 aziende della filiera coinvolte. Gli effetti per il Paese sarebbero dirompenti: un effetto domino che rischia di impattare su 20.000 lavoratori;
oltre alla delicata vicenda di ENI Versalis, si evidenzia la crisi di Pfizer e StMicroelectronics che mette in bilico l’attività dell’Etna Valley, oltre che del polo petrolchimico di Priolo;
quanto, poi, al polo industriale di Siracusa, non si può tacere della situazione del depuratore consortile IAS S.p.A.: nonostante la dichiarazione del sito di Siracusa come “di interesse strategico nazionale”, la zona sembrerebbe lasciata al proprio destino, senza alcun progetto di riconversione e senza utilizzare i fondi del PNRR destinati a tale scopo;
è intervenuto da ultimo, altresì, l’annuncio da parte di SASOL di un piano di riorganizzazione che desta grande preoccupazione nelle istituzioni locali, nei lavoratori e nelle parti sociali, che prevede la chiusura di un impianto nello stabilimento di Augusta, con diversi esuberi tra i dipendenti;
l'emergenza industriale in Sicilia richiede, peraltro, una risposta che non si limiti alla mera difesa degli stabilimenti esistenti, ma ponga al centro la valorizzazione delle risorse locali, la formazione di una nuova classe di lavoratori, e la promozione di un modello di economia solidale e sostenibile, che affronti le sfide legate al cambiamento climatico;
è, dunque, necessario mettere in campo una strategia di rilancio industriale che preveda l'introduzione di incentivi per le imprese, ma che nel contempo tuteli i diritti dei lavoratori e le condizioni di lavoro, rendendo l'industria siciliana sempre più inclusiva, equa e rispettosa dell'ambiente,
si chiede di sapere quali siano le azioni concrete che il Governo intenda intraprendere per contrastare la chiusura degli stabilimenti industriali in Sicilia, nonché la delocalizzazione delle produzioni, tutelando i lavoratori, l’ambiente e i processi produttivi e, più in generale, come ritenga di affrontare il problema della disparità di sviluppo economico tra la Sicilia e le altre regioni italiane, con particolare attenzione alla creazione di un modello industriale che promuova la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale.