Pubblicato il 29 ottobre 2024, nella seduta n. 235
MAGNI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e delle imprese e del made in Italy. -
Premesso che:
la multinazionale svizzera Bystronic, che si occupa della progettazione e produzione di macchine per l’automazione industriale, è intenzionata a chiudere le fabbriche di San Giuliano e Fizzonasco (Milano);
il 10 ottobre 2024, i dipendenti Bystronic di queste sedi (circa 150 lavoratori, tra i quali anche diversi ultracinquntenni) hanno appreso, con grande sconcerto, che sarebbero stati licenziati in tronco, senza aver avuto alcun sentore di quanto stava accadendo, e senza alcun preavviso da parte dell’azienda;
come dichiarato dal rappresentante sindacale dei dipendenti, circa un mese fa era arrivata una comunicazione in merito ad alcuni potenziali tagli sul territorio italiano, oltre agli 80 già effettuati in Svizzera, e, a seguito della richiesta di un incontro con l’amministratore delegato, non vi sono state né rassicurazioni, né spiegazioni in merito a che cosa sarebbe successo;
la decisione da parte di Bystronic risulta ancora più inaspettata se si guarda il fatturato: Bystronic automation, come si può verificare tramite l’ufficio camerale, ha infatti fatturato oltre 55 milioni di euro solamente nel 2023;
in particolare, Bystronic è attualmente leader a livello mondiale nel settore della lavorazione delle lamiere, e conta 40 sedi a livello mondiale con oltre 3.500 dipendenti;
la vicenda è particolarmente grave e preoccupante, basti pensare che, poiché l’azienda ha dichiarato la cessazione delle attività, per legge i dipendenti non hanno diritto a nessun ammortizzatore sociale, ovvero non potranno contare né sulla cassa integrazione, né sulla buonuscita;
il 15 ottobre, peraltro, i sindacati avevano chiesto un confronto con l’amministratore delegato per l’Italia della Bystronic al fine di far ritirare la procedura di licenziamento per i 150 lavoratori impegnati presso i siti produttivi di San Giuliano e Fizzonasco, richiesta purtroppo non andata a buon fine, in quanto l’azienda intende procedere con la chiusura dell’attività, nonché la possibilità di convocare un tavolo di confronto con l’azienda, ove presentare proposte a tutela dei lavoratori che prevedrebbero anche l’impiego degli ammortizzatori sociali, richiesta anche questa non accolta;
sulla vicenda si è mossa anche la politica locale: i sindacati sono stati ascoltati nell’ambito di audizioni ed incontri nelle commissioni attività produttive a livello di Consiglio comunale e regionale. In tale ultima sede, in particolare, i rappresentanti dell’azienda hanno segnalato l’urgenza di una ristrutturazione dell’attività, motivandola col forte calo di ordini e fatturato e del cambiamento del mercato. ln tale contesto, il gruppo ha maturato la volontà di eliminare dalla propria offerta la quota relativa alle soluzioni customizzate in quanto scarsamente richieste dal mercato e di privilegiare la produzione di soluzioni di automazione standard, ovvero prodotti con specifiche standardizzate per tutti i clienti, realizzati nel sito produttivo di Niederonz, in Svizzera, dove è presente un centro di ricerca e sviluppo del prodotto e nel quale il gruppo intende concentrare i propri investimenti in futuro;
da parte dei sindacati e della rappresentanza sindacale unitaria, nella stessa sede, è stata invece ribadita la richiesta della cessazione immediata della procedura di licenziamento in quanto non giustificata dalla situazione dell'azienda, che non è mai ricorsa ad ammortizzatori sociali, e le cui decisioni sono state prese all’improvviso e senza tener conto delle ricadute su famiglie e lavoratori;
proseguono le mobilitazioni e le manifestazioni pacifiche contro tali licenziamenti, che non possono non apparire fortemente preoccupanti,
si chiede di sapere quali siano le valutazioni dei Ministri in indirizzo sulla situazione e se non ritengano, per quanto di competenza, di intervenire al più presto per dare seguito alla richiesta dei sindacati, convocando un tavolo di concertazione al fine di trovare una soluzione immediata rispetto al licenziamento di 150 lavoratori, ed in via subordinata per agevolare quantomeno il loro accesso agli ammortizzatori sociali.