Pubblicato il 30 luglio 2024, nella seduta n. 212
MISIANI, GIORGIS, RANDO, VERINI, CAMUSSO, ROJC, MANCA, FURLAN, ZAMBITO, MARTELLA, VALENTE, GIACOBBE, TAJANI, D'ELIA, VERDUCCI, DELRIO - Ai Ministri dell'economia e delle finanze, delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali. -
Premesso che:
il 1° luglio 2024, il gruppo TIM ha annunciato di aver perfezionato la cessione di NetCo (società che fornisce servizi esclusivamente passivi sulla rete secondaria di TIM e provvede all'ammodernamento delle attività secondarie di TIM con il passaggio dalle reti in rame a quelle in fibra ottica in Italia) a Kohlberg Kravis Roberts & Co. L.P. (KKR) mediante il conferimento in FiberCop (società controllata al 58 per cento da TIM) e la successiva acquisizione dell'intero capitale di FiberCop da parte di Optics BidCo, società controllata da KKR;
23 milioni di chilometri di cavi in rame e fibra ottica che collegano il 90 per cento degli utenti telefonici italiani sono diventati, pertanto, di proprietà a maggioranza americana, con quote di minoranza del Governo italiano attraverso il risparmio postale gestito da Cassa depositi e prestiti, del fondo pensioni canadesi e del fondo sovrano di Abu Dhabi;
l’operazione di cessione di NetCo, come riportato nel comunicato pubblicato il 1° luglio sul sito “gruppotim”, valorizzata fino a un massimo di 22 miliardi di euro comprensivi di earn-out legati al verificarsi di determinate condizioni, permette a TIM una riduzione dell’indebitamento finanziario in linea con quanto già comunicato al mercato. Il comunicato riporta, altresì, che il deleverage previsto al closing, al lordo degli aggiustamenti usuali per questa tipologia di operazioni, è confermato in 14,2 miliardi di euro. Sono anche confermati gli aggiustamenti e i costi di separazione pari a complessivi 0,4 miliardi, determinando un netto effettivo pari a 13,8 miliardi di euro;
a seguito della cessione, i rapporti tra NetCo (ora FiberCop) e TIM, sempre secondo quanto riportato nel comunicato, sono regolati attraverso un master service agreement che ha durata di 15 anni, rinnovabile per ulteriori 15, e i servizi saranno resi a prezzo di mercato e senza impegni minimi di acquisto;
nei giorni scorsi, su diversi organi di stampa, sono stati riportati maggiori dettagli dei legami stretti tra FiberCop e TIM, a partire dall’affitto della rete di telecomunicazioni. In particolare, emerge in tutta evidenza il costo di affitto della rete a carico della TIM pari a 2 miliardi di euro annui almeno fino al 2029 per poi salire progressivamente fino ad avvicinarsi a 2,5 miliardi nel 2039;
sulla base di tali dati, nel breve volgere di 10 anni, TIM ripagherà sotto forma di canoni l’importo analogo alla valutazione della rete al massimo della “forchetta”, earn out compresi;
riguardo ai servizi che TIM fornirà a FiberCoop, quali servizi data center, servizi funzionali all’allestimento e alla gestione delle postazioni di lavoro dei dipendenti FiberCop, di accesso alla rete aziendale e di telefonia mobile, le cifre di scala risultano decisamente inferiori dal momento che sono stimate in 177 milioni per il 2024 con un graduale decalage che si assesta a 100 milioni dal 2033 in poi. In sintesi, considerate le dimensioni e la portata dei servizi, si tratta di un’operazione sostanzialmente gratuita in favore di FiberCop;
nella relazione al business plan redatto da TIM viene riportata la stima di una vera e propria esplosione della capacità di generare cassa per FiberCop già a partire dagli anni 2028 e 2029 ossia da quando gli investimenti legati alla costruzione dell’infrastruttura in fibra (ossia la fetta maggiore delle spese in conto capitale) dovrebbero passare dai 1,3-1,5 miliardi annuali attesi tra il 2024 e il 2027 ai 730 milioni nel 2028 (ossia quando dovrà essere completata la copertura per il PNRR) per poi attestarsi sui 200 milioni di euro nei 4 anni successivi;
molti aspetti dell’operazione restano ancora poco chiari e forti timori emergono, alla luce dei dettagli nel frattempo emersi, circa la tenuta economica e finanziaria di TIM nei prossimi anni, confermando i timori segnalati dai sindacati in merito alla redditività della nuova azienda e per il mantenimento dei livelli occupazionali;
permangono, inoltre, forti incertezze circa l’impegno sui futuri necessari investimenti sulla rete FiberCop. Appare del tutto evidente che la proprietà opererà investimenti solo se remunerativi e non se necessari e detterà le regole di gestione a partire dalla possibilità di operare la delocalizzazione in Paesi con costo del lavoro più basso e con un sistema fiscale più favorevole;
emergono fondati timori che il “combinato disposto” degli investimenti sulla rete FiberCop e il passaggio di TIM ad azienda di servizi, con conseguente pagamento del canone per l’utilizzo delle reti per l’erogazione del servizio, si riversino in termini di maggiori oneri sulla clientela con aggravi di costi sensibilmente superiori a quelli attuali,
si chiede di sapere:
quali misure i Ministri in indirizzo, per quanto di rispettiva competenza, abbiano adottato o intendano adottare per scongiurare il rischio concreto che il canone a carico della TIM per l’utilizzo della rete infrastrutturale FiberCop venga scaricato in termini di costi sui consumatori finali;
quali misure abbiano adottato o intendano adottare al fine di garantire l’impegno e assicurare l'adeguatezza degli investimenti sull’infrastruttura di rete su tutto il territorio nazionale, a partire dalle aree interne del Paese, nonché per salvaguardare l’accesso alla rete, favorire la concorrenza e la riduzione dei costi per gli utenti;
quali misure abbiano adottato o intendano adottare, a fronte di una così imponente partecipazione societaria extraeuropea in un settore strategico come quello delle infrastrutture di telecomunicazione, per garantire un adeguato e sempre più avanzato servizio in favore dei cittadini e delle imprese del nostro Paese e affinché non vi siano ripercussioni sui dati sensibili e personali e in termini di sicurezza;
quali iniziative intendano intraprendere affinché la nuova azienda TIM e la FiberCop garantiscano nei prossimi anni il mantenimento dei livelli occupazionali.